Vallo di Diano: il sogno della chemioterapia

Aldo Bianchini

SALERNO – In apertura, mi verrebbe subito da dire una cosina al commissario della ASL Unica di Salerno, Maurizio Bortoletti “chi va per questi mari, questi pesci prende”. Per mesi e mesi il colonnello dell’Arma sembrava dipendere soltanto dalle parole e dalle labbra di Sergio Annunziata, presidente della conferenza dei sindaci dell’Azienda sanitaria locale.

Il risveglio da questo incantesimo dovrà essere stato durissimo per il “manager” della sanità pubblica salernitana. In maniera tempestosa, difatti, Sergio Annunziata non solo ha attaccato brutalmente i due direttori sanitari dell’Ospedale di Polla e del Distretto di Sala Consilina (Babino e Giulio), ma, per sua “pompa magna”, ha anche impudentemente riferito a quello che sembra ormai diventato il suo organo d’informazione preferito che “Oggi pomeriggio, dopo mia forte insistenza e pressione presso il commissario straordinario dell’ASL …. ci son volute minacce e denunce presso il commissario per far fare il loro dovere ai direttori…. l’impegno politico e l’acquisto di attrezzature…. diventano quasi inutili quando chi le dirige non è all’altezza del compito….”, e via dicendo sempre su questa solfa che è soltanto una parodia della realtà e della verità.

Insomma, quasi come se Babino e Giulio si divertissero a creare problemi alle strutture sanitarie pubbliche invece di dirigerle convenientemente per garantire le funzioni essenziali, in costanza di carenza, a tutti ben nota, di uomini e di risorse. Ovviamente Annunziata, che in fatto di sanità non credo sia una cima (un po’ come me, ovviamente!!), ha parlato da politico e gridando all’indirizzo del suo stesso commissario ha cercato di fargli capire che ora il vento è cambiato (la battaglia di Valiante è storia sotto gli occhi di tutti!!) e che, se prima lo indirizzava soltanto, ora addirittura lo comanda, e basta.

E’ necessario, dunque, fare il punto della situazione. Innanzitutto va detto che la chemioterapia, così come veniva fatta a Sant’Arsenio dal dottor Nestore Rossi, è stata una chemioterapia che poteva benissimo essere messa in atto dalla massa inerte della medicina di base, massa che assorbe da sola una grande fetta percentuale dell’intero bilancio della sanità pubblica salernitana. Va detto, inoltre, per buona pace di tutti, che il “volontariato” proposto dal dottor Rossi, dopo il suo anticipato pensionamento è improponibile, per una serie di mille ragioni, prima fra tutte quella della privacy e gestione dei dati dei pazienti e poi della impossibilità di redarre e sottoscrivere atti pubblici, indispensabili in un servizio pubblico, secondo le leggi vigenti e la normativa in materia di pubblico servizio.

Non vuol dire proprio niente, quindi, che il dottor Rossi abbia offerto gratuitamente le sue prestazioni, e va precisato che, se proprio voleva essere utile, poteva forse benissimo rimanere ancora in servizio. Questo i politici lo sanno, ma non lo riconoscono e sparano a zero sui malcapitati direttori sanitari, che se davvero fossero proprio “non all’altezza del compito” (come dice Annunziata, e non è la prima volta che spara queste balle) non avrebbero il Curriculum vitae, che si ritrovano dopo anni ed anni di servizio continuativo nella sanità.

Ha ragione Tommaso Pellegrino (presidente del Collegio dei Sindaci del Distretto) che “la chemioterapia è una battaglia di dignità”, ma da medico quale egli è dovrebbe riconoscere che in questo settore davvero “le cose, se si devono fare, si devono fare per bene e non soltanto per gettare fumo negli occhi”, dovrebbe avere coscienza che nel Vallo di Diano  sarà molto difficile praticare l’oncologia e la chemioterapia “come Cristo comanda” e che il tutto probabilmente rimarrà soltanto un sogno.

Certo, bisogna anche riconoscere che il tentativo del dottor Rossi era certamente apprezzabile, ma rimaneva allo stato di un tentativo pioneristico e nulla più. Del resto i direttori sanitari non possono fare altro che organizzare i medici disponibili, non ignorando  ma rispettando le leggi in materia e le leggi, lo sappiamo tutti, le fanno i politici.

Non a caso, il dottor Babino nelle sue riflessioni sull’argomento, ha ribadito la diversità del concetto tra “chemioterapia ambulatoriale” e la “chemioterapia ospedaliera”, che va programmata dalla Regione e dall’Azienda sanitaria locale nel contesto di una rete oncologica integrata, e che la stessa Regione nella rete ospedaliera vigente  non ha previsto alcun reparto di oncologia né  “servizio oncologico“ presso l’Ospedale di Polla.

Forse al momento della programmazione sanitaria Sergio Annunziata e i suoi sponsor’s erano in tutt’altre faccende affaccendati. Nessuno può ipotizzare, infine, un “centro oncologico” in ogni quartiere, pur ammettendo che (come dice lo stesso Babino) la lotta alle malattie tumorali dovrebbe essere un impegno fortissimo a livello regionale e nazionale.

Nella sostanza, “è compito della politica assicurare le risorse” – (così chiude Babino nelle sue riflessioni) – “ed agire in concreto per attuare obiettivi di interesse comune, piuttosto che polemizzare al solo scopo di apparire”.

Si preoccupasse la “politica locale” dell’organico del pronto soccorso dell’Ospedale di Polla e delle difficoltà che lo affliggono, per il ridotto numero di medici in servizio, prima che si arrivi al tracollo generalizzato del servizio di pronto soccorso per mancanza di medici. Un argomento questo, abbastanza serio, che tratterò nella prossima puntata.

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