Cava: “Reato di clandestinità”

DaPisapiaeLanzetta
CAVA de’ TIRRENI – Giovedì 29 marzo, presso il Palazzo di Città di Cava de’ Tirreni (Sa), sarà presentato “Reato di clandestinità”, libro-verità sulla vita da clandestino dell’autore Moussa Koita. L’appuntamento è organizzato dall’Associazione “Koine”, dall’agenzia di comunicazione MTN Company, dall’industria poligrafica Grafica Metelliana e dal Comune di Cava de’ Tirreni in collaborazione con l’Associazione “Eugenio Rossetto”, il Punto Pace Pax Christi di Cava e la Caritas diocesana. 363 pagine autobiografiche sulla vita da clandestino: è “Reato di clandestinità”, il libro-verità di Moussa Koita, che sarà presentato giovedì 29 marzo, alle ore 18.00, al Palazzo di Città di Cava de’ Tirreni (Sa). L’appuntamento è organizzato dall’Associazione culturale “Koine”, dall’agenzia di comunicazione integrata MTN Company, da Grafica Metelliana e dal Comune di Cava de’ Tirreni in collaborazione con l’Associazione “Eugenio Rossetto”, il Punto Pace Pax Christi di Cava e la Caritas diocesana. 77 i capitoli del romanzo dell’autore senegalese “approdato” in Italia un po’ per lavoro, un po’ per necessità. Napoli e Milano le prime tappe del suo viaggio alla ricerca di fortuna, iniziato con il “classico” rito per chi arriva nella bella Penisola: il “vu cumprà”, il venditore ambulante. In Africa ha lasciato la moglie e tre figli e tanta voglia di tornare per veder risplendere sul volto dei suoi cari lo stesso sorriso che lo ha accompagnato in tutti questi anni. «“Reato di clandestinità” è un libro che nasce da una volontà di ribellione verso la legge sull’immigrazione varata dal Governo italiano nel 2002», afferma l’autore. Comunemente definita anche legge Bossi-Fini, il provvedimento prevede che l’espulsione, emessa dal Prefetto della Provincia dove viene rintracciato lo straniero clandestino, sia immediatamente eseguita con l’accompagnamento alla frontiera da parte della forza pubblica. Gli immigrati clandestini, privi di validi documenti di identità, vengono poi portati in centri di permanenza temporanea, al fine di essere identificati. «Trovo ingiusto – continua Koitache, dopo diversi anni di attività durante i quali ha anche pagato i contributi allo Stato, se un immigrato perde il proprio lavoro debba essere processato da un Tribunale e rispedito a casa». Attualmente Moussa Koita vive a Pordenone, dove è arrivato agli inizi del decennio. Un lavoro stabile lo ha trovato, anche se gli effetti della crisi economica nazionale non hanno lasciato scampo nemmeno a lui. È in cassa integrazione, una situazione che lo accompagna dal marzo del 2010, ma che a breve dovrebbe ristabilirsi. Nel frattempo svolge attività di volontariato presso l’Associazione “San Pietro Apostolo Onlus” di Azzano Decimo, il braccio operativo nel sociale della Bcc di Pordenone.

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