GIACUMBI: un delitto ancora tutto da spiegare

 

 

 

Aldo Bianchini

SALA CONSILINA – Qualche settimana fa è stato consegnato il premio Giacumbi/Rivellese ad un giovane studente della “Nunziatella” di Napoli, Vincenzo Davide Putrino, per essersi particolarmente distinto negli studi. Il premio, organizzato e gestito dal Club Rotary Sala Consilina-Vallo di Diano e dal suo presidente Luigi Macchia, cresce di anno in anno e supera ormai i confini territoriali del Vallo di Diano. Fu istituito nel 1980 subito dopo la barbara uccisione del procuratore della repubblica ff. di Salerno Nicola Giacumbi.  Quest’anno si è registrata la presenza del figlio di Giacumbi, Giuseppe (ingegnere), del procuratore della repubblica di Sala C., Amato Barile, del generale dei carabinieri della Basilicata, Mauro Cipolletta, del colonnello dei carabinieri di Salerno, Fabrizio Parrulli, del capitano dei carabinieri di Sala C., Domenico Mastrogiacomo, e di tantissime altre personalità istituzionali. E’ risaputo che a me non piace fare la cronaca, del resto sull’avvenimento è stata fatta benissimo da altri. Passo dunque alle considerazione su un caso che mi ha sempre appassionato e che, a mio modesto avviso, si è concluso troppo velocemente con la condanna degli appartenenti alla colonna BR Fabrizio Pelli senza andare ad esplorare tutti quei meandri ancora oggi oscuri. Ho letto e riletto, spesso, con molta attenzione quanto sulla vicenda ha scritto l’ex ministro per le aree urbane Carmelo Conte nel suo libro “Sasso o Coltello” (edito da Boccia Editore nel marzo del 1994) a pag. 47 nel capitolo denominato “Il volantino”. <<Una sera, a Salerno, di venerdì, intravedo …….., insieme a due giovani, intenti a leggere un manifesto socialista che indice una manifestazione con la mia partecipazione. Mi meraviglio del loro interessamento. Vado a cena e faccio tardi. Decido di rientrare ad Eboli imboccando, con la macchina, corso Vittorio Emanuele, che non è ancora isola pedonale. Un percorso che abitualmente non faccio. Il mio sguardo si ferma casualmente su uno dei manifesti con il mio nome. Vi è incollato in sovrapposizione un volantino delle Brigate Rosse. Ne controllo rapidamente altri due o tre e noto lo stesso volantino. Mi preoccupo, vado via e denunzio l’accaduto. Rifletto sulla particolarità del comportamento delle BR a Salerno. Tendono ad azioni di propaganda diretta ….. Stendono finanche uno striscione di traverso al Lungomare Marconi……Passo quasi tutta la settimana a Roma. In mezzo alla gente. Ono più tranquillo………Un giorno mi avvicina, con un normale come va?, un capitano dei Carabinieri. Si qualifica. E’ in borghese e mostra di conoscere il mio caso, nei particolari. Mi confida che tra i mandanti dell’omicidio Giacumbi potrebbero esserci anche persone insospettabili. Del progetto di assassinarlo, comunque, sono a conoscenza sin dall’inizio, non solo i componenti operativi della colonna Fabrizio Pelli, ma anche altri, dentro e fuori delle istituzioni……Cominciano a circolare notizie di corsi di addestramento in Russia …..>>.  Due semplici paginette di un libro molto complesso e da studiare dalla prima all’ultima riga. Ciò che ho scritto in questo articolo lo feci presente, qualche anno fa, anche ad un PM della DDA di Salerno nel contesto di un apposito verbale giudiziario che riguardava anche altre vicende. Non ne ho saputo più nulla. La mia curiosità sulla vicenda Giacumbi, però, è sempre viva. Con la speranza che un giorno possa essere fatta davvero tutta la luce possibile su quel dramma che sconvolse non solo la famiglia Giacumbi ma l’intera comunità salernitana.

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