25 APRILE: di tutti ?

Aldo Bianchini

SALERNO – Ho già scritto nel 2010 sulla “questione” ancora irrisolta della “Resistenza” che non va mai confusa con “Il Risorgimento”. Anche quest’anno la polemica si è subito scatenata dopo l’affissione del manifesto del presidente della provincia on. Edmondo Cirielli sui muri della Città capoluogo e dell’intera Provincia. Di nuovo i “Comunisti Italiani” (più di tutti !!) a sparare accuse e ingiurie molto grosse a carico del Presidente che avrà probabilmente tante colpe ma non di certo quella di parlare della resistenza in maniera molto concreta e senza spargimenti di sangue. Il presidente Cirielli quest’anno ha, comunque, cambiato un po’ registro ed ha spostato la sua attenzione sul dramma delle “Foibe” che rappresenta tuttora uno dei misteri insoluti della Repubblica Italiana e la macchia nera delle stesse lotte della Resistenza che, per molti versi, hanno brillato di luce propria ed intoccabile. Cosa c’entrano gli scandali giudiziari (veri o presunti che siano e a chi addebitarli !!) sulla Provincia di Salerno con la storia della Resistenza, non è dato di sapere. Cirielli, per buona pace dei Comunisti Italiani e degli altri, questa volta non ha riscritto la storia ma ha semplicemente “ricordato la storia vera e palpitante”. Cosa c’entrano, poi, i sacrifici di Pintor e Garuglieri (che vanno ricordati in eterno) con la “libertà di espressione” che deve essere non solo garantita ma tutelata. E chi l’ha detto, poi, che chi lottò e si immolò per la Repubblica di Salò sia da considerare sempre e comunque un delinquente. Certo, in quelle file c’erano senza dubbio dei delinquenti, ma c’erano anche nelle file di tutti coloro i quali misero in piedi la Resistenza. In quegli anni sono state combattute battaglie di grande libertà, di grande verità, ma anche di grande accaparramento del potere. Tutti dovremmo sempre ricordarlo e salutare con entusiasmo la nostra democrazia che ci ha consentito di festeggiare per la 67^ volta il momento della liberazione dal nazifascismo che era, certamente, un male pericolosissimo. Il 25 aprile va visto anche come momento che registrò, però, nel Piazzale Loreto anche la peggiore dimostrazione di inciviltà e di barbarie con lo scempio di corpi già cadaveri. Giorgio Napolitano disse, qualche tempo fa, che “erano ormai maturi i tempi per sgombrare il campo dalle divisioni e dalle incomprensioni a lungo protrattisi sulla scelta e sul valore della resistenza”, e il Presidente della Repubblica di oggi fu un attivo protagonista di quel tempo. Nessuno dovrebbe confondere, dicevo all’inizio, le due questioni storiche legate ai due fenomeni popolari che hanno contraddistinto la storia di questo Paese. Il Risorgimento e la Resistenza verificatisi a circa cento anni di distanza l’uno dall’altra. Il Risorgimento fu un’esplosione popolare che investì tutto il Paese e che era ed è patrimonio di tutti in ogni angolo, anche quello più sperduto,  d’Italia. La Resistenza è stata un fenomeno di classe che ha investito specifici settori e specifiche aree del Paese con motivazioni ed esternazioni complesse e diverse tra loro. Solo chi non vuol sentire fa il sordo, diceva Giampaolo Pansa, e per così poco è stato ostracizzato e quasi malmenato da una sinistra che pure era stata la sua casa per tanti decenni. Non si rizelino, quindi, più di tanto i Comunisti Italiani, la CGIL, il PD e quant’altri,  alle parole di Edmondo Cirielli. Insomma il 25 aprile se davvero rappresenta un patrimonio e un caposaldo di democrazia è bene farsene una ragione che quel patrimonio e quel caposaldo è di tutti. Istituzionalmente molto corretta la scelta del nuovo Prefetto di Salerno di abbandonare il palco delle autorità assalito dalle  ingiurie e dalle scorrettezze di pochi e ignoranti facinorosi. Il fondamentalismo non paga mai, soprattutto in un Paese civile e democratico come il nostro in cui ognuno deve avere la possibilità di esprimere le proprie opinioni. Questo il sindaco di Serre, Palmiro Cornetta, dovrebbe saperlo molto bene e qualora non volesse giustamente rinunciare al nome farebbe sempre bene a rinunciare a queste manifestazioni che sanno soltanto di “retrò”.  Con tutto il rispetto possibile sia per gli uni che per l’altro.

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