L’Europa dei cittadini

Filippo Ispirato

I cittadini europei chiedono a gran voce che le istituzioni europee siano più vicine alle loro esigenze e meno agli interessi dei mercati e delle regole economiche.

E’ questa la corrente di pensiero che emerge chiaramente dalle ultime elezioni in alcuni paesi membri tra i più importanti dell’Ue, la Germania, la Francia, l’Italia e la Grecia: i primi tre per essere i più estesi e popolosi, il quarto per essere l’anello debole di Eurolandia e il più colpito dalla crisi.

Germania Nella giornata di Domenica 13 Maggio è stata inflitta una sonora sconfitta al partito della cancelliera Merkel, la CDU, a favore del partito socialista SPD della Sig.ra Kraft che con i Verdi ha ottenuto la maggioranza necessaria a governare il Land del Nord  Reno – Westfalia, il più grande ed il più ricco della nazione, con 17 milioni di abitanti (circa un quarto dell’intera popolazione del paese). Questo esito rappresenta un test di quello che potrebbe verificarsi a livello nazionale.

Motivo del successo del SPD è stata l’attenzione verso i problemi sociali ed economici del proprio elettorato, la vicinanza alle esigenze del ceto medio e dei lavoratori in una regione dove la presenza di grandi gruppi industriali è molto forte.

L’errore principale della CDU è stato, al contrario, l’eccessiva attenzione ai problemi di risanamento dell’Europa, considerato il ruolo di premiership assunto de facto da Berlino e dalla Merkel; i tedeschi sono infatti poco propensi a vedersi aumentare le tasse per favorire il salvataggio di paesi poco virtuosi, con forti problemi di bilancio e debito pubblico.

Non va neanche trascurato il ruolo del partito dei Piraten, una formazione nata nel 2006 che si batte in particolare per la libertà di informazione, la tutela dei diritti della persona, l’abbattimento di qualsiasi forma di monopolio e una maggiore trasparenza dell’apparato politico che, con quasi l’8% di preferenze, ha ottenuto ben 18 seggi al parlamento del Land. Anche qui il successo è dovuto all’attenzione alle reali esigenze del proprio elettorato di riferimento e alle soluzioni concrete trovate per risolvere i problemi dei cittadini.

Francia Il 6 Maggio in Francia il vincitore alle presidenziali è stato il socialista François Hollande, che con il 53% delle preferenze ha battuto il precedente inquilino dell’Eliseo.

A Parigi la carta vincente è stata la maggiore focalizzazione sulla crescita piuttosto che sul rigore dei conti progettato dall’asse franco tedesco Sarkozy Merkel, in un paese alle prese con la crisi economica, un tasso di disoccupazione in aumento ed un numero sempre maggiore di aziende che trasferiscono la loro produzione in Asia o Nordafrica.

Italia Sempre il 6 Maggio si sono tenute le amministrative nel nostro paese che hanno visto la sconfitta dei partiti al potere a favore delle forze di opposizione, in particolare PD e Movimento Cinque Stelle. A Parma il Movimento di Grillo ha avuto una forte affermazione e domenica prossima andrà al ballottaggio con il suo candidato a sindaco Pizzarotti, apprezzato grazie al suo programma basato sulla concretezza e vicino alle esigenze dell’elettorato.

Grecia Dopo le elezioni di domenica scorsa gli esponenti dei principali partiti politici sono alle prese con l’arduo tentativo di formare una coalizione di governo necessaria a guidare il paese nei prossimi anni e a realizzare le riforme richieste dalla Trojka (Fmi, Ue e Bce). I due principali partiti filo europeisti, Nuova Democrazia e Pasok, da sempre al potere, non sono riusciti ad ottenere la maggioranza in Parlamento.

Anche in questo caso va segnalato il successo dei partiti Alba Dorata, dell’estrema destra populista, e Syriza, di estrema sinistra, che si oppongono alle richieste europee di rigore che comportano una serie riforme economiche considerate eccessivamente pesanti, in termini di sacrifici, per i cittadini greci.

 

Questi avvenimenti, se aggiunti a quello che sta succedendo in Spagna alle prese con il risanamento del sistema bancario, dove gli Indignatos a migliaia riempiono le piazze delle principali città iberiche per protestare contro le riforme economiche, rendono chiaro il quadro delle crisi in corso nell’Eurozona.

 

Va fatta un’attenta riflessione del problema e della funzione dell’Unione Europea, sulla base di alcune considerazioni:

–        uscire dall’Unione Europea non è la soluzione ai problemi, anzi, è una scelta dannosa sia per chi esce che per chi rimane. Il paese che decidesse di uscire dall’Euro e dall’Ue si troverebbe isolato ed indebolito da una forte svalutazione monetaria.  Il suo sistema bancario collasserebbe e il paese sarebbe impossibilitato ad importare beni esteri, anche di prima necessità, perché troppo costosi al cambio svalutato. Per chi rimane all’interno dell’Ue il costo da pagare è in termini di fiducia e credibilità sulla scena internazionale e finanziaria, e renderebbe le istituzioni europee più deboli agli occhi dei grandi players mondiali (Usa, Giappone, Cina ed emergenti in generale).

–        Bisogna riconsiderare le regole di pareggio di bilancio e le politiche monetarie elaborate dalla Bce. In momenti di difficoltà come questi essere rigidamente attaccati alle regole di pareggio e quadratura dei conti può essere deleterio ed innescare un circolo vizioso di indebolimento delle economie dei paesi membri (tra le proposte sembra interessante la Golden Rule di Monti, quella regola che consiste nello scorporare dal computo del deficit le voci di spesa per gli investimenti e la crescita)

–        Le Istituzioni Europee, specie dal 2008, hanno assunto una struttura sempre meno comunitaria e più dualistica, divisa tra paesi economicamente più forti ed altri più deboli. In particolare la Germania, che ha sempre fatto del rigore il suo cavallo di battaglia, forte della sua economia florida  e dei conti pubblici in ordine.

 

Le forze politiche, sia a livello nazionale che europeo, dovranno tener presente che alla base di un buon governo c’è sempre l’attenzione alle esigenze della propria base elettorale, al benessere comune e condiviso dei cittadini, cercando di contenere le influenze provenienti dai grandi portatori di interessi che spesso sono stati o sono, vedi il recente caso delle perdite in derivati della Jp Morgan, alla base delle pesanti crisi sui mercati finanziari a livello globale.

 

 

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