Gambino/58: la sceneggiata continua … !!

Aldo Bianchini

NOCERA INFERIORE – Sarà l’effetto del gran caldo, sarà perché negli ultimi due mesi ho seguito pochissimo il processo “Linea d’ombra” in scena sul set del Tribunale di Nocera Inferiore, sarà perché sono un garantista convinto, sarà infine perché non credo nella giustizia degli uomini, ma io rischio di non capirci più nulla in quello che si annunciava come il processo contro una lobbies  di potere e di camorra e che si è invece trasformato in un processo contro il 70% della città di Pagani, tanta era la maggioranza politica di Gambino. Stento a trovare una giustificazione plausibile, al di là dei cervellotici meccanismi giudiziari, sul perché alcune persone rispettabili ed incensurate restano agli arresti domiciliari preventivi da 360 giorni. Forse neppure Totò Riina è stato mai costretto a tanto pur avendo beccato vari ergastoli. Non voglio correre questo rischio (cioè di non capirci più nulla !!) e cercherò di farmi ribattezzare  non so ancora se dal vescovo di Nocera o direttamente da quello di Salerno. Ho maturato questa convinzione mentre in aula ascoltavo, in religioso silenzio, la deposizione spontanea di Michele Petrosino D’Auria (che secondo gli inquirenti dovrebbe essere “il camorrista”). Come un angioletto Michele, a cui mancava forse solo il velo bianco della verginità, ha raccontato che ad inserirlo ai vertici del Consorzio di Bacino Sa/1 era stato l’allora commissario Raffaele Fiorillo (del PD e già sindaco di Cava). Nessuno ha fiatato, dal PM ai collegi difensivi, anche perché Michele ha aggiunto che la scelta di Fiorillo era stata senza dubbio un’opera meritoria e di grande umanità in favore di un soggetto che dal 2002 aveva deciso di rifarsi il look per una nuova occasione di vita e di normalità. Fin qui nulla questio, l’ho già scritto che tra i compiti di un politico c’è anche quello di dare almeno una possibilità di ripresa a chi ha sbagliato. Ed ho pensato!! Possibile che quando un politico di sinistra fa un’azione del genere quasi quasi gli piantiamo sulla testa una corona d’alloro e che appena un politico di destra tenta di fare la stessa cosa gli serriamo, invece, le manette ai polsi e la sua azione meritoria si trasforma subito in  “collusione con la camorra”. Ma quale camorra? A guardarlo bene Michele Petrosino D’Auria non ha nulla del camorrista: lo sguardo, l’atteggiamento, i tratti somatici e l’autorità (di autorevolezza manco a dirlo!!). Quasi la stessa cosa per il fratello Antonio. Se poi i due, nel buio della notte, diventano pericolosi delinquenti e feroci assassini, beh!! a questo punto andrò a farmi ribattezzare dal Papa. Con questi due, più pulcini bagnati che galli cedroni, Alberico Gambino avrebbe organizzato una delle più grosse e temibili “bande camorristiche” che la storia di Pagani ricordi, anzi con tanto di “ragioniere della camorra” custode di mille segreti e capace di gestire posti, investimenti, estorsioni, ritorsioni, minacce, esecuzioni. Insomma se tutto questo è camorra possiamo tirare un sospiro di sollievo, possiamo batterla subito, anzi la posso battere anche io da solo.  “Sono stato il consulente della famiglia Panico per cinquant’anni –ha detto Peppe Santilli, l’unico ragioniere tra gli imputati- ed ho sempre avuto ottimi rapporti con tutti i suoi esponenti. Non ho accettato alcune imposizioni da parte dei Panico, come fare firmare le buste paga gonfiate, e i rapporti si sono deteriorati. Devo avere ancora 20mila euro di parcelle professionali. Signori della Corte vi pare possibile che avrei chiesto soldi per gli altri senza cercare di recuperare quelli che giustamente dovevo avere io?”. Gelo in aula, il messaggio (forse cifrato!!) di Santilli è chiarissimo, chi vuole intendere intenda. Scatta subito e giustamente il PM Vincenzo Montemurro che chiede la trasmissione della dichiarazione di Santilli alla Procura per indagini; un atto dovuto e doveroso. Ma Santilli che cosa sa e cosa potrà ancora dire? E questa la domanda che è circolata in aula subito dopo la chiusura dell’udienza. Difficile  rispondere, vedremo. Eccezionale ed a tratti anche commovente la deposizione spontanea resa dall’imputato avvocato Massimo Quaratino che con una lucidità impressionante ha fatto rivivere in aula i momenti topici dell’inchiesta e la sua totale incredulità rispetto ai provvedimenti giudiziari che è stato costretto a subire sulla sua pelle. Quaratino ha parlato con il cuore, in maniera convinta e assolutamente credibile. Certe affermazioni non si possono fare se non  si crede in quello che si dice, in questi casi non si può fingere, e Quaratino non ha finto. Con la voce a tratti rotta dalla commozione, al limite delle lacrime, ha toccato le corde più sensibili della coscienza collettiva del collegio giudicante. La cosa che più mi ha colpito della deposizione di Quaratino è stata la sua assoluta e cieca fiducia nella giustizia. Su questo punto mi permetto di dissentire, sarà pure una frase di circostanza che tutti gli imputati pronunciano, ma è meglio aprire gli occhi, io nella giustizia ormai non ci credo più da tempo. Alla prossima.

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *