SAN MATTEO: le 37 “fatiche” di De Luca, tra annunci e sceriffate

Aldo Bianchini

SALERNO – “Io avrei finito”, avrebbe concluso con queste parole la conferenza stampa di presentazione delle 37 opere per San Matteo. Parlo ovviamente del sindaco Vincenzo De Luca che tra la delusione generale (finalmente!!) dei molti giornalisti presenti, dopo aver pronunciato queste inusuali parole (almeno per Lui!!), si è alzato ed è andato via lasciando secco sul posto il suo alter-ego Alberto Di Lorenzo candidato in pectore alla poltrona di vice-sindaco qualora “Vincenzo” decidesse di ritornare a palazzo Montecitorio. Inutile dire che la vice-sindaco reale, Eva Avossa, era si presente, ma defilata sul fondo della sala quasi come a voler anticipare il passaggio delle consegne (fonte Roma-Cronaca). Io non c’ero e certamente non parlerò di tutti questi risvolti para-politici. Parlerò, invece, del personaggio De Luca che riesce sempre ad imporsi all’attenzione generale, anche con le trovate più ovvie e scialbe, perché è un “grande comunicatore”. Questo l’ho scritto tante volte e lo ribadisco con forza. E’ proprio questo aspetto del “deluchiano pensiero” che i suoi avversari politici (ma dove sono?) non hanno mai capito e fanno a gara uniti nel tentativo di beffeggiarlo. Qualche giorno fa ho letto su alcuni quotidiani dell’impresa (si fa per dire!!) compiuta da De Luca in Piazza San Francesco sabato 25 agosto scorso. I titoli, gli occhielli, i commenti dei politicanti erano tutti instradati nel segno del tentativo di ridicolizzare l’azione del sindaco. L’errore sta proprio in questi stupidi atteggiamenti dei suoi avversari che non hanno capito che, invece, le sceriffate se fatte al momento giusto e nel posto giusto aumentano la valenza del primo cittadino nell’immaginario della gente comune. Quest’ultima, difatti, non vuole da De Luca la risoluzione della “crisi globale” o il completamento delle “grandi opere pubbliche”, la gente sa benissimo che senza i soldi dello Stato De Luca non può far niente, la gente pretende dal suo sindaco tutti gli interventi possibili finalizzati al miglioramento della qualità della vita quotidiana nella nostra Città.  E De Luca questi interventi li mette a segno tutti, a cominciare da Piazza San Francesco diventata una specie di casbah impenetrabile. Ha fatto benissimo il sindaco a scendere in campo in prima persona e, se necessario, a prendere a calci nel sedere qualche cialtrone che crea solo immondezzai nel centro della città. Provate a scendere sul lungomare di pomeriggio e vi renderete conto in quali mani siamo finiti, forse in maniera irreversibile. Su tutte le aiuole del lungomare ci sono discariche a cielo aperto. Non credo che tutto il marcio sia ascrivibile all’irresponsabilità (che è tanta!!) degli extra comunitari, devo quindi pensare che anche tantissimi cittadini salernitani ce la mettono tutta per depositare sugli storici giardini non solo bicchieri, bottiglie e cartacce varie, ma interi sacchetti contenenti spazzatura di variopinto genere. E poi ci lamentiamo se arrivano interi plotoni di ratti attratti senza dubbio dall’odore nauseabondo della monnezza inquinante. Ecco perché quando De Luca scende in campo direttamente conquista consensi ed applausi. Il raid di sabato scorso qualcuno lo ha definito sarcasticamente “il sabato dello sceriffo”. A costoro dico che è meglio un sabato da sceriffo che un insipiente chiacchierificio. Certo, De Luca ci mette il suo, per carità, ma lo sa anche fare e la gente glielo lascia fare con piacere. Definire apoditticamente “opere” le 37 piccole operazioni di maquillage per San Matteo è uguale alla prosopopea di tanti amministratori di paese che definiscono “evento” anche una sagretta di quartiere. Tutto questo la gente, l’elettore medio, lo sa benissimo ma a De Luca consente anche di chiamare “opera” il semplice rattoppo stradale; agli altri, a tutti gli altri, riserva soltanto pedate nel deretano. E la gente quasi mai ha torto.

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