Elezoni/10: dalla telefonata di Bersani al giallo di Polla

Aldo Bianchini

SALERNO – Sarebbe stata sufficiente la “scoppola” che Guglielmo Vaccaro e Donato Pica hanno inferto a Vincenzo De Luca (che non li aveva voluti nelle primarie di collegio) con la vittoria straripante della loro pupilla Angelica Saggese; la stessa Saggese poteva fermarsi alla famosa frase <<… questo sarebbe davvero un onore …>> in merito all’eredità raccolta da Guglielmo e Donato; hanno voluto esagerare entrambi, sia Guglielmo che Donato, ed hanno spinto Angelica oltre l’ostacolo  e forse esagerando hanno sbagliato. Nelle competizioni bisogna sempre saper perdere e quando si vince non bisogna mai umiliare l’avversario; è una delle reole fondamentali della democrazia. Per carità, è vero che Pierluigi Bersani ha chiamato al telefono la Saggese per congratularsi del successo ma è altrettanto vero, così almeno assicurano voci di corridoio di Via Manzo, che la potente – possente e perfetta macchina elettorale nazionale del partito ha non solo collegato “via cavo” il segretario con la Saggese ma ha anche contattato anche tutte le altre donne che hanno registrato un certo successo in termini di consensi. Sfuma, dunque, l’esclusiva vantata dalla Saggese sull’onda di una organizzazione mediatico-elettorale un po’ troppo spinta, anche se possiamo facilmente comprenderne le ragioni dopo lo smacco ingiusto e vergognoso di De Luca contro Vaccaro e Pica che pagano l’onta di non aver mai portato i loro cervelli all’ammasso. Ma su Via Manzo e sulla segreteria provinciale del PD arriva subito una lunga ombra elettorale che potrebbe dare il via a numerose polemiche. E’ necessario un piccolo antefatto. I due candidati alle cosiddette “parlamentarie” del Vallo di Diano, Attilio Romano di Casalbuono e  Claudine Rousseau di Polla, scelti per far fuori la vecchia nomenclatura valdianese, sarebbero arrivati in segreteria provinciale a ranghi disuniti e contrapposti. Sembrerebbe che la Rousseau, si sia presentata in segreteria con una lista di sole 70 firme a sostegno della sua candidatura a fronte delle 300 che ne occorrevano in termini di regolamento. A quel punto lo sconcerto è stato totale in una segreteria che rischiava, all’improvviso ed in maniera imprevedibile, di non poter schierare la responsabile pollese del partito contro i big del Vallo di Diano. Allora cosa fare? La decisione, sempre secondo le notizie filtrate dalle fitte maglie della riservatezza che il caso impone, sarebbe presto arrivata: <<bisogna procurare le firme mancanti>> avrebbe suggerito qualcuno. Ed ecco, come per miracolo, che le firme prontamente sono state rese disponibili all’incauta candidata che ben sapendo, forse, di essere una pedina fondamentale del disegno politico della segreteria (far fuori il vecchio apparato PD valdianese !!) avrebbe aperto le braccia ed accettato, comunque, quelle firme (circa 230 !!) offertegli dalla provvida segreteria provinciale. Ebbene il giallo potrebbe fermarsi qui, anche perché la competizione delle “parlamentarie” resta comunque una competizione di partito pur avendo delle regole ben precise. Regole che hanno determinato, però, la bocciatura di tanti aspiranti candidati renziani. Ma al di là di questo, se il giallo delle firme mancanti dovesse rivelarsi  come una cosa davvero accaduta, il fatto e la scorrettezza formale potrebbero trasformarsi in un fatto di una gravità assoluta e in una scorrettezza sostanziale e, quindi, perseguibili a termini di regolamento con una impugnazione ben precisa da parte dei soggetti che, invece, sarebbero stati danneggiati da scelte politicamente incredibili. Nelle ultime primarie di collegio sono state violate norme fondamentali e, soprattutto, è stata calpestata l’etica che nel PD è stato ed è un fatto fondamentale ? Vedremo nei prossimi giorni.

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