Elezioni/26: la rabbia di Alfonso Andria !!

Aldo Bianchini

SALERNO – “Tra il coraggio di parlare e la responsabilità di tacere”, poteva finire così, semplicemente, la splendida carriera politica di Alfonso Andria, due volte presidente della provincia di Salerno, una volta europarlamentare, una volta senatore della repubblica e consigliere comunale di Salerno dall’85 al 93. E’ stato senatore per 4 anni e 271 giorni, periodo vissuto come vice presidente della commissione permanente dell’agricoltura, con un indice di produttività pari a 188,5, con presenze pari al 93,39% e un posizionamento al 170° posto su 322 senatori. Un curriculum più che buono se non proprio eccellente, non c’è che dire, in linea con lo “stile del suo personaggio” dal tipico aplomb britannico. Poteva finire con la frase iniziale la sua carriera piena di successi e con una sola brutta caduta (quella delle elezioni amministrative del 2006 in cui perse la sfida con Vincenzo De Luca), invece ha voluto andare oltre ed ha sbagliato, almeno secondo il mio opinabile punto di vista. Chi ha gestito il potere, chi ha governato, chi ha fatto politica ha l’obbligo di chiudere in bellezza e senza rivendicazioni la sua stagione. Doveva concludere da gran signore qual è, Alfonso Andria, ma non l’ha saputo fare o non l’ha voluto fare. Capisco che la rabbia per lo sgarro subito era smisurata, capisco che essere buttato fuori in così malo modo non è facilmente digeribile, capisco che soccombere definitivamente di fronte al suo storico rivale da fastidio, ma tra il coraggio di parlare e la responsabilità di tacere avrebbe fatto meglio a tacere per sempre o, se davvero era indispensabile, quanto meno a dire tutto quello che sa e fino in fondo. Invece si è limitato a lanciare messaggi trasversali. Con la segreta speranza, forse, di rimanere nel giro delle sottopoltrone? Non credo, per quanto è visibile, non è il soggetto che lancia la pietra e nasconde la mano. Qualcuno ha enfatizzato La voce (che era dell’amico sen. Michele Pinto !!) che si è levata dalla platea gremita di gente “…Alfò…queste sono le vere primarie !!”. Niente di più sbagliato, è stata una voce falsa e falsificante di una realtà che è ben altra cosa: le primarie sono le altre, quelle giocate a viso aperto e ad urne chiuse (come si suol dire !!) secondo i voleri del capo. Se lui, Andria, non è stato capace di entrare in quel gruppo è segno che, nonostante negli anni si sia apparentemente ben messo nei riguardi del capo, il suo destino era ormai segnato. I ricorsi, i dubbi, le file di elettori che lui non ha visto ai seggi delle primarie sono tutte considerazioni che lasciano il tempo che trovano; eppure aveva una conoscenza diretta e sistematica del territorio provinciale che in dieci anni aveva attraversato in lungo e in largo acquisendo un patrimonio elettorale da far invidia a chicchessia. Un patrimonio che ha dissipato, forse anche senza volerlo, in pochissimo tempo anche a causa dell’incalzante manovra stringente del suo avversario storico che, per le primarie, lo ha chiuso in quasi tutti i seggi costringendolo a disperate telefonate di aiuto verso molti coordinatori cittadini del Vallo di Diano e del Cilento dove sperava di tamponare in extremis l’ostracismo nei suoi confronti. Avevo sperato fino all’ultimo che Alfonso Andria, da me votato nelle elezioni amministrative del 2006, non cadesse nella trappola delle provocazioni e delle polemiche e, soprattutto, che non si fosse fatto prendere dalla rabbia di vedere davanti a se anche Antonio Cuomo (detto Tonino) che per una quarantina di voti avrà probabilmente buone opportunità per ritornare in parlamento andando ad occupare il suo posto a  Palazzo Madama. Un posto che, per certi versi, simboleggiava la degna casa di Alfonso, del suo stile e della sua luminosa carriera politica condotta tutta sotto i riflettori della trasparenza e senza la minima macchia. Ho letto tutti i quotidiani ed i commenti dei colleghi Gabriele Bojano, Roberto Junior Ler, Francesca Cavaliere, Calo Pecoraro e Luca Marrazzo; nessuno di loro ha centrato il nocciolo del problema, la politica è un’altra cosa rispetto alla sterile cronaca, la verità è amara e ci vuole il “coraggio di parlare”, un giornalista non ha e non può avere la “responsabilità di tacere” perché non fa parte della politica e delle sue travolgenti strategie. L’uscita pubblica del Polo Nautico e soprattutto le velate ma allarmanti accuse di “falsificazione delle primarie”, il reiterato richiamo alle iniezioni di porcellum, la contestazione dell’organizzazione del partito in “inutili strutture” in cui ha operato ed ha utilizzato, non solo hanno indispettito tutti i maggiorenti del partito ma probabilmente hanno segnato l’estromissione definitiva dalla vita pubblica di Alfonso Andria, un signore, un vero signore prestato alla politica.

4 thoughts on “Elezioni/26: la rabbia di Alfonso Andria !!

    1. Si tratta di vero uomo politico… definire galantuomo chi fa politica con etica e per il bene comune significa veramente aver dimenticato le basi su cui si fonda una vera società civile democratica. Bisogna che quelli come lui non si ritirino e continuino ad impegnarsi per rimettere la politica sulla buona strada della cura della res pubblica! In caso contrario c’è solo il degrado e il falso benessere riservato a pochi “imbroglioni e manipolaatori”…

  1. Uno che ha galleggiato ed ha avuto solo opportunità.Ora si cambia.Ha voluto sfidare de Luca come Sindaco…questa è la risposta!

  2. Credo che Andria stia pagando oltre al suo applomb brittanico il fatto di prendere per il culo le persone come tutti i politici della seconda repubblica che promettono ma non danno niente se non ai mafiosi e alle loro famiglie. Meglio che abbia finito qui la sua carriera politica per il bene di tutta Salerno

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