CAVA: la notte della politica

 Aldo Bianchini

CAVA de’ TIRRENI – Sembra proprio che a Cava de’ Tirreni da oltre dieci anni a questa parte non ci debba più essere la possibilità di un “buon governo” in grado di garantire una stabilità politico-amministrativa-istituzionale per il bene della gente metelliana. “La notte della politica” è il titolo giusto per stigmatizzare al meglio le alterne e sfortunate vicende politiche cavesi, almeno da quella notte terribile in cui fu consumata la “congiura dei baroni” (dove per baroni intendo i maggiorenti politici della città, tra personaggi noti e occulti) in danno dell’allora sindaco Alfredo Messina che, per quanto mi riguarda e per quanto io possa essere esperto di manovre politiche, rimane l’unico personaggio di centro destra che poteva, ed ancora potrebbe, salvare i destini della Città. La distratta, e forse malconsigliata, on. Mara Carfagna farebbe bene a prendere nota di quello che scrivo ed a regolarsi di conseguenza. Era la notte tra il 22 e il 23 luglio del 2005 quando i congiurati per nascondere meglio gli accordi già siglati ebbero addirittura la sfacciataggine di organizzare una cena per rassicurare il preoccupato e ansioso Alfredo Messina (della cena e dei commensali parlerò nella prossima puntata !!). Prima di scendere nei dettagli della operazioni che hanno portato al defenestramento di Alfredo Messina e successivamente di Luigi Gravagnuolo è necessario tratteggiare la figura di un personaggio che è stato sempre presente in tutte le operazioni: Marco Galdi, docente universitario portatore di una immensa cultura, sindaco in carica di Cava de’ Tirreni,  ma mai completamente autonomo nelle sue determinazioni politiche. Strano destino quello di Galdi, ha sempre avuto bisogno di un personaggio a cui dover riferire e dar conto. Non appena ha lasciato il suo decennale sponsor è corso subito a Roma (qualcuno ha scritto che è volato !!) per riferire al nuovo padrone di turno. Strano destino davvero quello di Galdi, almeno prima con Cirielli si risparmiava le lunghe sgroppate romane, ora dovrà farsene una ragione e spostarsi di continuo nella capitale dove dovrà fare verosimilmente anche lunghe anticamere, visto e considerato che l’on. Carfagna ha assunto il nuovo e prestigioso incarico di “portavoce” del gruppo PdL alla camera dei Deputati. Dovrà farlo anche oggi (mercoledì 10 aprile2013) per presentare alla Carfagna la lista degli assessori, a meno che il sempre presente Gigi Casciello (le cronache narrano di una sua lunga e pressante presenza nel Consiglio Provinciale di venerdì 5 aprile 2013) non riesca a modulare e sintonizzare al meglio i rapporti tra l’ex ministra e il sindaco della seconda città dopo Salerno. Ma torniamo all’argomento che più ci interessa e cioè alla “notte della politica a Cava”. Il fatto è storico, sia la sinistra che la destra negli ultimi dieci anni non hanno portato a termine nessuna consiliatura, e con i venti di guerra e la fame di poltrone che c’è sembra che anche questa possa presto avviarsi ad una ingloriosa conclusione anticipata. Se sulle precedenti amministrazioni non pendeva alcun fardello, su questa incombe la spada di damocle della magistratura con almeno un paio di inchieste tuttora in corso e dagli esiti imprevedibili. Il cambiamento di sponsor può non contare nulla, l’essere passati da Edmondo Cirielli a Mara Carfagna non è che un segnale di grossa debolezza; e questo la magistratura sa valutarlo con molta determinazione. Difatti il ricambio già effettuato e quello annunciato ai vertici dell’amministrazione comunale non è per niente un ricambio generazionale; è soltanto uno scambio di poltrone che consente a qualcuno degli arrabbiati di avere il suo contentino, ma con il rischio che possa essere premiato anche chi forse ha brigato occultamente contro lo stesso sindaco Marco Galdi pochi mesi addietro. La cosa più logica e trasparente per Galdi sarebbe stata la conclusione della consiliatura con il ricorso a nuove elezioni; qualche mese fa glielo aveva consigliato anche Luigi Gravagnuolo che, pur mirando alla riconquista della fascia tricolore, guardava e guarda decisamente più al bene della città che ai giochi squisitamente ed esclusivamente di potere. Qualche rigo più sopra scrivevo che negli ultimi dieci anni nessuna consiliatura è giunta al termine naturale; la colpa è probabilmente da ricercare nel lungo regno del mitico prof. Eugenio Abbro all’ombra del quale sono cresciuti i tanti “baroni” che hanno pensato sempre a curare soltanto i propri orticelli di potere. I venti di guerra e le congiure non mancarono neppure durante il decennio di amministrazione Fiorillo che invece di fortificare la sinistra finì per metterla sul lastrico. Tanto è vero che quella sinistra non è stata capace di mandare in Parlamento la pur brava e preparata Rossana Lamberti che in tanti già davano seduta  tra gli scranni di Palazzo Madama. Ovviamente le storie sono tantissime e sarebbe  difficile comporle a mosaico e raccontarle tutte. Ci proveremo. Appuntamento alla prossima puntata con al centro “la congiura dei baroni”.

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *