LIPU: 400mila uccelli marini vittime della pesca intensiva

 

 Da uff.stampa LIPU

ROMA – La pesca intensiva uccide gli uccelli marini. Uno studio pubblicato oggi dallo scienziato e biologo marino di BirdLife International Ramunas Zydelis, e diffuso nel nostro Paese dalla LIPU-BirdLife Italia, rivela che ben 400mila uccelli vengono uccisi ogni anno nelle reti a “tramaglio”, una tecnica di pesca intensiva molto utilizzata in tutto il mondo. Un numero che addirittura supera quello relativo alle uccisioni di uccelli documentate nella pesca con palangari.  Lo studio pubblicato oggi fornisce per la prima volta una stima globale delle catture accidentali di uccelli marini nei tramagli da pesca, e sottolinea che l’enorme numero di vittime è una stima al ribasso a causa della carenza di dati a riguardo. “A differenza di palangari e reti a strascico, per le quali già esistono semplici soluzioni tecniche disponibili per ridurre le catture accidentali di uccelli marini – dichiara Ramunas Zydelis –  la ricerca di misure analoghe per i tramagli è stata molto limitata fino ad oggi e ulteriori sforzi per fronteggiare il problema sono urgenti.I tramagli sono reti fisse utilizzate in gran parte nella pesca costiera e realizzate in pregiato nylon che le rende invisibili. Gli uccelli marini vi rimangono spesso impigliati e annegano mentre inseguono le loro prede sott’acqua. Tra le specie catturate accidentalmente vi sono i minacciati pinguini Humboldt, la moretta codona, la rarissima urietta mormoreggiata, e altre specie più diffuse come l’uria. Ma gli uccelli marini non sono le sole vittime di questi metodi: i tramagli sono una grave minaccia anche per delfini, balene, foche e tartarughe. I livelli più elevati di catture accidentali di uccelli marini sono stati riscontrati nel Mar Baltico, dove si stima che 76mila uccelli vengano uccisi ogni anno, e inoltre nelle regioni del nord e del nord-ovest dell’Oceano Pacifico. Inoltre vi sono ancora aree geografiche per le quali vi è carenza di informazioni, come il sud dell’Oceano Atlantico, il Mediterraneo e il Sud-Est del Pacifico, così come per le acque giapponesi e coreane. Mentre ad oggi le azioni correttive sono state molto sporadiche, si registra una presa d’atto del problema da parte delle autorità. Il piano d’azione dell’Unione europea, lanciato lo scorso novembre per ridurre al minimo le catture accidentali di uccelli marini con attrezzi da pesca, sottolinea come il problema dei tramagli sia prioritario. Tuttavia, l’applicazione di questo piano è allo stato attuale di natura volontaria. Per questo motivo  BirdLife sta richiedendo misure vincolanti da includere nell’ambito della Politica comune sulla pesca (Pcp), finalizzate a migliorare la raccolta di dati e a fornire finanziamenti per la ricerca al fine di individuare i migliori metodi per evitare che gli uccelli marini restino uccisi nei tramagli. Rory Crawford, responsabile Policy del Global Seabird Programme di BirdLife International ha dichiarato: “Abbiamo dimostrato, attraverso il lavoro dei nostri team della Task Force Albatross sui palangari e pescherecci che effettuano pesca a strascico in tutto il mondo, che un approccio collaborativo, lavorando a stretto contatto con l’industria della pesca, è in grado di ridurre in modo consistente le catture accidentali di uccelli marini.Ciò è vitale per specie come edredone di Steller, moretta codona e orco marino, che sono tutti globalmente minacciati e in calo ad un ritmo allarmante nel Mar Baltico – conclude Crawford –  Il grande problema delle catture accidentali con il tramaglio deve ora essere affrontato con la massima urgenza“.

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