Cinzia, Caterina ed Erica: dodici anni dopo !!

Aldo Bianchini

SALERNO – Era una mattina come tante, quella del 7 luglio del 2001, una giornata estiva molto calda. Stavo percorrendo l’autostrada A/3 da Salerno verso Sala Consilina. Poche centinaia di metri prima dello svincolo di Sicignano degli Alburni la tremenda sciagura. Un’autovettura Ford/Focus che mi precedeva di un centinaio di metri prese letteralmente il volo, superò il guard rail (non lo sfondò come qualcuno erroneamente scrisse all’epoca) finendo giù sulla sottostante stradina interpoderale dopo un volo di oltre dieci metri. Prima di toccare terra l’autovettura, guidata da Cinzia Grippa, urtò violentemente il pilone in cemento del viadotto e si accartocciò su se stessa. A bordo tre corpi inermi. Quando mi affacciai dal viadotto vidi il braccio di una ragazza (seduta sul sedile posteriore) penzoloni verso l’esterno delle lamiere e sanguinante. Era Erica Rizzo. Chiamai subito il 113, un’auto della Polizia Stradale giunse dopo pochi minuti. Purtroppo tutte e tre le ragazze erano già morte: Cinzia Grippa, Caterina Caruccio ed Erica Rizzo. La causa del disastro era stata un’autovettura Alfa/155 (targata NA) che nel tentativo di sorpassare a destra l’auto delle ragazze ne aveva provocato uno sbandamento con successiva giravolta, urto con la parte anteriore destra contro il guard rail spartitraffico (tra le due carreggiate), inspiegabile sollevamento dell’autovettura di oltre un metro da terra e volo verso la scarpata di destra con superamento del guard rail laterale. Fin da Eboli avevo notato il continuo zigzagare della 155 tra le colonne di autovetture in coda per i lavori di ampliamento dell’autostrada e tra me e me avevo imprecato contro quel conducente che ritenevo un vero e proprio delinquente. Mai avrei pensato che pochi chilometri più avanti avrebbe provocato una disgrazia così mostruosa. A bordo della 155 c’erano tutti napoletani, rilevai il numero di targa e, dopo pochi minuti dal fatto, andai via per evitare complicazioni con gli stessi occupanti la 155 che, comunque, si fermarono sul luogo della tragedia per verificare l’accaduto. Cercarono anche di seguirmi, prudentemente uscii a Petina e rientrai a Polla, non mi raggiunsero. Poche ore dopo il fatto scrissi una lunghissima lettera-relazione alla Polizia Stradale di Sala C. e dopo alcune settimane mi presentai direttamente nell’ufficio del pm Ernesto Sassano della Procura di Salerno titolare delle indagini. Mi disse che sulla scorta degli elementi della mia lettera (non firmata !!) era riuscito a far individuare l’autovettura Alfa 155 nel piazzale dell’area di servizio di Frascineto/Castrovillari dove, dallo sbobinamento del labiale registrato dalle telecamere di servizio, si evidenziava una discussione tra i quattro occupanti e una verifica delle condizioni della loro autovettura. Il resto fu semplice burocrazia, la mia deposizione durata oltre quattro ore fu talmente esaustiva che il conducente venne processato per direttissima e patteggiò la pena ad un anno e otto mesi di reclusione. Fui l’unico testimone oculare di quella tragedia. Seppi dopo che le tre ragazze erano dirette a Sala Consilina dove due di loro dovevano presentare la domanda di “supplenza per insegnamento”, la terza doveva essere visitata a Polla in ospedale. Una tragedia nella tragedia fu la circostanza che Erica era andata in sposa otto giorni prima (il 28 giugno) a Paolo Caruccio (fratello di Caterina, detta Katia, un’altra delle vittime, figlia di un vigile urbano di Agropoli); Cinzia, figlia di un noto ristoratore sempre di Agropoli, si era laureata qualche giorno prima e il papà le aveva regalato una Ford/Focus nuova fiammante. La mia testimonianza risolse, dunque, il caso e consentì di individuare l’assicurazione per il pagamento dei relativi onerosi indennizzi. Una scena ho ancora molto bene impressa negli occhi. Quando l’auto delle tre ragazze toccò il guard rail centrale e si girò su se stessa spiccando il volo incrociai per pochi attimi gli occhi terrorizzati di Cinzia e di Caterina che mi chiedevano un aiuto impossibile. Avrei voluto raccontare questi e tanti altri particolari ai genitori ed ai familiari di quelle sventurate ragazze, nessuno mi ha mai cercato né io (per giusta discrezione) mi sono mai fatto vivo con loro anche se sapevano benissimo della mia esistenza per via della deposizione giudiziaria; parecchio tempo dopo seppi che qualcuno di loro era addirittura stato ospitato a “Domenica In …” da Mara Venier per raccontare quella disgrazia che soltanto io avevo vissuto come testimone oculare e che porterò sempre con me nei miei ricordi. Ovviamente nessuno mai parlò dell’unico testimone oculare. Sono passati dodici anni da quel giorno ed ogni volta che passo per lo svincolo di Sicignano ricordo sempre quei terribili momenti.

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