Intimidazione a De Luca. Landolfi accusa la stampa: “ chi scrive si moderi ”.

 

Antonio Citera

SALERNO – Un gesto malvagio e privo di ogni giustificazione  quello che nella serata di martedì ha colpito il sindaco di Salerno Vincenzo De Luca. Una testa di maiale mozzata,  con un limone in bocca, esposta in bella mostra sulla cassetta della posta . Un atto intimidatorio o una bravata ? saranno gli inquirenti a stabilirlo , noi possiamo solo condannarlo ed esprimere solidarietà al sindaco. C’è chi parla di attacco, chi di complotto, chi addirittura come nel caso di Nicola Landolfi se la prende con la stampa che, a suo dire sta trascinando la storia di De Luca verso sentieri oscuri. Ecco quanto appare sul profilo face book della Segreteria PD di Salerno:

«Mi pare davvero sconcertante il macabro episodio di stasera ai danni di Vincenzo De Luca. Salerno è sotto attacco, non una sua parte. La storia di una città gattoparda, mutata in città bella e sicura, è la storia che qualcuno vuole fare finire. Chi scrive, si moderi. Chi è lo Stato, vigili sulle persone perbene”.

Un post aggressivo e privo di senso logico, un post “politico” che va oltre l’essere solidale con la triste e brutta vicenda  che ha coinvolto il sindaco De Luca. Un post che dopo qualche ora è scomparso dalla pagina, forse perché egli stesso si  è reso conto di aver  esagerato con l’onnipotenza che, in questi ultimi tempi pare accompagnarlo. La tregua dura poco però,non contento, Landolfi ricompare sul sito del PD SA continuando la sua rima:

<< Da una settimana siamo sottoposti a un fuoco di fila  vergognoso. Al di là di indagini, che è bene che vadano avanti per la garanzia di tutti e soprattutto la nostra, c’è un tiro  al bersaglio che ha come unico obiettivo un gruppo dirigente che ha deciso di votare per Renzi e di dire al governo Letta quello che, oramai, pensa l’Italia, non solo la sinistra.

 

“Scandalo tesseramento” “pregiudicati iscritti a Salerno”

 

I titoli dei giornali sono gravemente lesivi dell’onore del PD salernitano, richiamando una vicenda di cui non c’è’  riscontro effettivo nei testi. Testi densi di suggestioni, di condizionali e di non si può escludere. A completare il quadro:  1) si riportano nomi di cosche malavitose con familiari che risulterebbero iscritti al PD di Salerno;
2) si anticipa una convocazione del responsabile organizzativo del PD salernitano da parte della Procura; 3) si comunica che non vi saranno acquisizioni di atti presso la sede nazionale del PD, diversamente dalle originarie intenzioni della Procura. Ci si chiede : come fanno gli articolisti a conoscere intenzioni precedenti e sopravvenute della  Procura? A conoscere addirittura i nomi di presunti iscritti oggetto di presunte indagini?
A conoscere in anteprima i successivi atti della presunta indagine, ivi compresi i futuri convocati, mentre i diretti  interessati non ne sanno nulla? A sapere che non vi sono indagati, ma solo un fascicolo di semplici accertamenti?

 

Domande che sollevano interrogativi legittimi ed inquietanti su attori e comprimari del grande polverone diffamatorio  di questi giorni sul PD salernitano. Una traccia in tal senso e’ fornita da alcuni interlocutori citati in coda agli articoli:  sedicenti parlamentari esodati dal loro collegio ed inseriti nelle liste delle categorie protette. Ma i polveroni passano. Soprattutto dopo l’onda vera delle donne e degli uomini liberi che voteranno in massa l’8  dicembre per un nuovo partito democratico. Si affermerà la verità di un partito forte, sano e pulito. E la miseria degli sciacalli di turno sara’ un penoso ricordo del passato >>.

 

Sotto accusa sempre la stampa o, per meglio dire,  una parte di essa, quella da sempre sotto tiro, quella che cerca la verità e, non si nasconde dietro le sviolinate dettate, intrise di populismo spesso osceno e sicuramente dannoso per le persone che, guardano in faccia al personaggio senza sapere chi e cosa si nasconde dietro le sue spalle. Lontano da quel giornalismo spesso di parte che gioca con il lettore al punto da assuefarlo e spingerlo verso una verità a singhiozzo. Nel caso specifico, l’attacco di Landolfi va oltre, è riferito a chi con coscienza ed etica riporta i fatti e non solo, cerca di approfondirli, cerca di dare una chiave quanto più reale possibile alla favola. Questo evidentemente nuoce ai protagonisti della stessa che vorrebbero il mondo ai loro piedi ma, fortunatamente non sempre è così. Allora caro Landolfi, diamo a Cesare quel che è di Cesare, condanniamo all’unisono l’autore o gli autori della vigliaccheria nei confronti di De Luca ma, poi, ognuno per la propria strada. I politici facciano la politica intesa nel suo vero essere e, i giornalisti riportino i fatti così come coscienza gli impone. Dulcis in fundo, ognuno si assuma le sue responsabilità e, chi ha peccato prima o poi dovrà renderne conto. In fondo caro Segretario lo Stato siamo noi e, spesso il perbenismo abita all’altro capo del mondo.

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