Ellis Island/2: i luoghi della vergogna

 

Aldo Bianchini

SALERNO – Ho ritenuto opportuno continuare il discorso sui “luoghi della vergogna” da Ellis Island a Lampedusa anche per chiarire alcuni concetti di fondo che spesso vengono travisati per via delle barricate che vengono innalzate dagli estremisti; da un lato la chiusura totale e intransigente della Lega Nord, dall’altro il permissivismo totale della ministra Cécile Kyenge. Che Lampedusa sia un luogo della vergogna non c’è dubbio, che qualcuno abbia esagerato per esasperare il problema è altrettanto vero; che però qualche solone della UE si permette il lusso di sgridare e cercare di sanzionare l’Italia, beh sinceramente ce ne passa. Io non sono schierato né dall’una e né dall’altra parte; come spesso accade io sto nel centro ma non per sfuggire alle risposte che ognuno di noi, soprattutto chi è impegnato nel mondo dell’informazione, dovrebbe dare. Per meglio spiegare il mio punto di visto devo forzatamente fare ricorso nuovamente alla mia adorata nonna Brigida che emigrò negli USA, partendo da Napoli, la mattina del 23 dicembre 1913, la bellezza di cento anni fa. L’allora mia giovane nonna, fresca sposa, emigrò con il marito Felice Bianchini (mio nonno che non ho mai conosciuto) alla ricerca di migliore fortuna. Per emigrare dovettero predisporre una serie interminabile di documenti attestanti l’idoneità fisica e psichica, una fedina penale immacolata unitamente ad una certa consistenza economica e patrimoniale; ma in testa a tutti i documenti c’era il cosiddetto “atto di richiamo” che doveva essere proposto da un parente già residente negli USA e già cittadino americano al fine di garantire un posto dove dormire, una tavola a cui mangiare e un posto di lavoro. Quindi la selezione avveniva in maniera rigida e poco condizionabile già a livello cartaceo tra consolati senza alcuna possibilità di svicolare o imbrogliare. Eppure mia nonna, come tantissimi altri, venne sottoposta ad una brutalizzazione che non aveva ragione di esistere, fino all’umiliazione del “trattamento antiscabbia” a corpo nudo dopo giorni e giorni di vita in un capannone sporco e maltenuto della famigerata Ellis Island della civilissima America. A Lampedusa, invece, con tutto il rispetto per gli esseri umani siamo di fronte ad un fenomeno completamente diverso, qui si tratta di “migranti clandestini” senza alcuna specifica identità e senza controllo; da noi arriva di tutto, anche la feccia di quelle società africane che poi non sono il meglio del meglio. E’ chiaro che nell’ambito di questo discorso è anche possibile incrociare  uno schifoso negriero (mostrato da tutte le televisioni) che si permette il lusso di buttare ad un povero cristo i pochi indumenti che gli vengono assegnati con una gestualità che sembra quella di un “monatto” al cospetto di un appestato. Questo gesto e questo schifoso individuo vanno severamente puniti, così come quello che adotta il trattamento antiscabbia con i sistemi utilizzati dagli americani contro di noi agli inizi del ‘900. E allora cosa fare ? Certamente non facendo quello che annuncia ai quattro venti il nuovo segretario del PD, Matteo Renzi, che già parla da primo ministro; bisogna ritoccare la legge Bossi-Fini per renderla più accettabile ma non eliminarla del tutto. Un argine ci vuole, un argine giusto e democratico, un argine che abbia rispetto dell’uomo e delle sue diversità, ma un argine occorre subito, senza pensare a quei soloni europei contro i quali nessuno riesce a gridar loro in faccia che pensassero ai problemi propri. Altrimenti, verrebbe da chiedersi, a che cosa è servito il sacrificio di tanti nostri emigranti se oggi non solo siamo vittime di una vera e propria invasione ma non riusciamo neanche a far valere le nostre buone ragioni, e ce ne sono davvero tante. Soltanto per la cronaca, ma anche perché mi fa piacere, vi raccontò come andò a finire con i miei nonni Brigida e Felice. Ritornarono in Italia dopo poco più di un anno in America; mia nonna perché non si adattava, mio nonno per rispondere alla chiamata alle armi della “grande guerra”. Mia nonna ritornò a vivere nel suo paese e tra i suoi familiari; mio nonno andò a combattere sul Monte Grappa con il mio nonno materno Feliciantonio; quest’ultimo ritornò ferito e claudicante, mio nonno paterno invece, per le ferite riportate morì prima di poter fare ritorno a casa. Oggi, purtroppo, non sappiamo neppure alzare la voce contro chi da Bruxelles ci mortifica ogni giorno.

One thought on “Ellis Island/2: i luoghi della vergogna

  1. Questo è vero giornalismo che si distingue nettamente dai parolai che scrivono solo chiacchiere e giudicano
    in funzione dell’appartenenza.

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *