Vallo di Diano: verso la “Città del Parco” passando per “Città Vallo”

Aldo Bianchini

SASSANO – Sarà stato un caso ma a “sole 24 ore” di distanza dall’ambiziosa convention dal titolo “Vallo di Diano: uno sviluppo di sistema nella Città Parco”, organizzata dalla Bcc-Mpr di Sant’Arsenio, è arrivata, puntuale come un orologio svizzero, la convention “La Città Vallo la città eco-compatibile”, organizzata dalla Bcc di Sassano. Pur nella totale diversità le due iniziative, per certi versi, hanno dei punti in comune e, verosimilmente, si integrano nel segno di <<uno sviluppo futuro del territorio di appartenenza>> a cui le banche di credito cooperativo devono guardare come l’elemento caratterizzante della loro azione in favore, appunto, delle comunità del territorio. A Sassano, sotto l’attenta regia del giornalista Pietro Cusati, si è consumato l’ennesimo atto di una convinta operazione che Carmelo Bufano (primo firmatario della richiesta popolare di un referendum locale) sta portando avanti da tempo con una spinta in più, soprattutto dopo che la Regione ha stupidamente smarrito (per non dire “fatto scomparire” !!) nei cassetti misteriosi dei suoi uffici la raccolta delle oltre cinquemila firme già fatta dallo stesso Bufano una decina di anni fa e diretta alla richiesta di una legge ad iniziativa popolare per l’istituzione della Città Vallo, ideata e voluta da Enrico Quaranta e Gerardo Ritorto nei primi anni ’80 con l’aiuto tecnico dell’urbanista Paolo Portoghesi. Ne hanno parlato Stefano Aumenta (direttore generale della Bcc Sassano), Tommaso Pellegrino (sindaco di Sassano), Giuseppe Morello (presidente Consorzio di Bonifica), don Bernardino Abbadessa (parroco di Silla). Per intenderci bisogna essere sinceri e sintetici per non scadere nella mera ripetizione cronachistica dei vari interventi (tutti interessanti !!); la Città Vallo allo stato, dopo oltre trent’anni, è ancora una lontana chimera perché poggia le sue ragioni fondamentali sull’unificazione di sistemi (comuni, sindaci, giunte, consigli) dotati di una loro autonomia perché eletti dal popolo e di identità (radici, tradizioni e servizi) connesse direttamente sia alla morfologia del territorio che alla tipicità delle popolazioni. Insomma la Città Vallo dovrebbe non solo unificare i servizi ma dovrebbe anche abolire sindaci, giunte e consigli e cercare di mantenere intatti ed intangibili le radici, le tradizioni e i servizi di ogni realtà locale; e nel Vallo di Diano ce ne sono almeno quindici. L’opera mi appare quanto mai difficoltosa nonostante la caparbietà del suo mentore (Carmelo Bufano, ndr !!) che da molti anni si spende e spende ogni sua energia nel tentativo di convincere soprattutto gli amministratori locali che, ad onor del vero, accorrono alle sue performance, anche se danno sempre l’impressione di una “presenza di opportunità” e non di vera convinzione. Di altra natura e ben più efficace, invece, appare la “Città del Parco” che, secondo i suoi ispiratori (Fondazione Alario e Carmelo Conte), dovrebbe muoversi su cinque precise direttrici di lavoro: <<economia rurale, riconversione del turismo, rafforzamento dell’artigianato, diffusione energie rinnovabili e la costruzione di un “welfare community”>>, tutte cose che in pratica già esistono e che non toccano l’autonomia amministrativa e la sensibilità autoctona delle singole comunità, per non dire la conservazione dei posti di comando e dei piccoli orticelli di potere molto radicati sul territorio del Vallo di Diano. Non a caso l’ex ministro Carmelo Conte ogni volta che presenta sul territorio del Parco l’idea della Città del Parco ripete sempre che <<… bisogna lasciare ai sindaci ed alle singole comunità la loro autonomia e la loro bravura nel chiedere per il proprio Comune, noi politici dobbiamo fare altro e pensare a progetti di grande respiro capaci di favorire tutte le comunità locali nel rapporto con l’Unione Europea per l’ottenimento degli stanziamenti necessari …>>. E quali migliori progetti se non quelli messi a base della creazione, virtuale, della Città del Parco (economia rurale, riconversione del turismo, rafforzamento dell’artigianato, diffusione energie rinnovabili e la costruzione di un “welfare community”) che in effetti già è fatta ed è già vivamente palpitante, al contrario della Città Vallo che deve superare barriere invalicabili, anche nell’immaginario collettivo della gente comune. Anche perché, diciamola tutta, la stessa gente comune mentre va a sottoscrivere la richiesta di referendum non è affatto disponibile a rinunciare neppure ad un semplice lampione della pubblica illuminazione del suo paese per conferirlo all’illuminazione di tutto il territorio valdianese. E’ questo il maggiore ostacolo che, forse, gli ideatori della Città Vallo e lo stesso Carmelo Bufano non hanno mai attentamente valutato.

One thought on “Vallo di Diano: verso la “Città del Parco” passando per “Città Vallo”

  1. Trovo che le iniziative sul tappeto sono diverse e di pregevole spessore.Ma c’è un limite: l’esasperato municipalismo. Quel municipalismo che chiude tutti nei recinti dei piccoli comuni del Vallo.Anche l’iniziativa della BCC finchè non si confronta con una radicale trasformazione del sistema bancario locale,parcellizzato in tante piccole realtà,non troverà strumenti unitari,efficaci e concreti di sostegno alla piccola economia locale.Etc etc….e poi bisogna perdere quel senso di periferia che tradisce la centralità politica dat al territorio da Quaranta e da Ritorto.E poi…perdere quel vago innamoramento per Potenza e per la Oucania.Le abbiamo già regalato il Tribunale,non sembra troppo? Continuiamo a tagliarci gli attributi per restare completamente fuori da tutto.

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