Angellara Home/24: la sentenza


Aldo Bianchini
SALERNO – Dopo l’interruzione del racconto per gli effetti del pronunciamento del Tar di Salerno in favore della Curia salernitana per la struttura dell’Angellara Home riconosciuta, finalmente, nella sua reale veste, riprendiamo il racconto dei cinque anni d’inferno vissuti dall’ex arcivescovo di Salerno. Esattamente due mesi e quattro giorni dopo la deposizione spontanea in aula dell’ex primate di Salerno, Mons. Gerardo Pierro, arriva la sentenza di “primo grado” per la vicenda dell’Angellara Home, annosa e penosa, per tutti. E’ il 18 luglio 2012 quando alle ore 19.34, nell’aula della prima sezione penale del tribunale di Salerno, la presidente dott. Teresa Belmonte demolisce, in pratica, il castello accusatorio messo in piedi dal PM Roberto Penna. La voce ferma e decisa della Belmonte gela l’aula (nonostante la calura estiva !!) e colpisce il vasto uditorio per la sua assoluta semplicità: << … dichiara Pierro Gerardo colpevole del reato ascritto al capo F, limitatamente alle quote di finanziamento erogate in data 11.3.2005, 15.6.2005, 28.11.2005, così scissa l’originaria imputazione, e del reato ascritto al capo G, e, riconosciute le circostanze attenuate generiche con giudizio di ogni violenza rispetto alle aggravanti contestate ai capi F) e G) ritenuta la continuazione, lo condanna alla pena di mesi 10 di reclusione e € 400 di multa … Pena sospesa per tutti ai termini e condizioni di legge …>>. La condanna con lieve variazione verso l’alto delle pene viene inflitta anche a don Comincio Lanzara e all’arch. Giovanni Sullutrone. Ho parlato prima di una sentenza semplice; esattamente così, perché nonostante tutto la giustizia, quella scritta, non riesce ad uscire mai dalle pastoie di una terminologia quasi ciclostilata e che rende sempre le sentenze non solo disumane ma sicuramente lontanissime da quello che dovrebbe essere anche la considerazione dello stato psicologico ed emotivo di chi si ha di fronte. E’ vero che la legge è uguale per tutti e che ogni divagazione potrebbe, forse, renderla disuguale ma la giustizia, in senso lato, dovrebbe pur rendersi conto che la società è composita e molto disomogenea e che, quindi, l’appiattimento letterale nei dispositivi di sentenza appare, oggi come oggi, fuori dalla logica del tempo e, quindi, anche antistorico. Ovviamente c’è la sentenza vera e propria, con tutte le sue motivazioni, che dovrebbe essere utilizzata anche a questi fini, ma spesso accade tutto il contrario. Questione dovuta ai carichi di lavoro ? probabilmente. Resta comunque come scolpito nella pietra della storia il fatto che nel dispositivo di sentenza l’arcivescovo primate di Salerno viene citato soltanto per nome e cognome. Già pochi minuti dopo la lettura del dispositivo in Città si creano due partiti, divisi tra colpevolisti e innocentisti, a discutere di una sentenza che fa e farà discutere. Il presule mons. Pierro scrive: <>. Mi permetto di osservare che, molto più semplicemente, il collegio giudicante (come accade spessissimo !!) ha cercato un forzato equilibrio di giudizio al fine di non massacrare la Procura e di rendere più agevole ed articolato l’eventuale ricorso in appello verso l’assoluzione piena. Del resto un’autostrada in tal senso, qualche anno prima della sentenza, nelle more del sequestro della struttura e dei ricorsi e contro ricorsi al Tar e in Cassazione, l’aveva aperta il Tribunale del Riesame di Salerno (presieduto da Maria Rosaria Cuomo) spianando la strada a tutti verso la demolizione del castello accusatorio tenacemente voluto e portato avanti dal sostituto procuratore della repubblica dr. Roberto Penna. Nella prossima puntata ritornerò sulla sentenza del Tar che ha restituito la giusta dignità all’Angellara Home perché ho finalmente ottenuto la sentenza per esteso e nella stessa ci sono aspetti che devono essere necessariamente rimarcati. Poi passerò in rassegna alcuni aspetti della sentenza penale di condanna dell’arcivescovo, meritevoli anch’essi di approfondimento perché la stessa sentenza è stata definita “anomala” da molti studiosi del diritto.

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