Asl/La Quiete: Pagano a giudizio, ora è farsa !!

Aldo Bianchini

SALERNO – Martedì prossimo, cioè domani 29 aprile 2014, si aprirà dinanzi al giudice monocratico Ubaldo Perrotta (quarantacinquenne salernitano doc !!) una delle cause più assurde che il panorama giudiziario del distretto di Salerno abbia mai messo in calendario. Sotto processo per  turbativa di gara pubblica è finito l’ex direttore sanitario dell’Asl Sa/2 Federico Pagano che, secondo il pm Carmine Olivieri, avrebbe turbato la gara per l’affidamento del servizio di salute mentale finalizzato all’accoglimento di anziani con problematiche psicogeriatriche presso un’idonea struttura  bypassando l’indizione di una gara pubblica e approvando con delibera  una convenzione tra l’Asl e la casa di cura La Quiete. I fatti risalgono al 2009. Basta rileggere il nome della casa di cura, “La Quiete”, per capire che il titolo di questo articolo risponde soltanto a verità. Una farsa bella e buona quella inscenata dalla giustizia nei confronti di un direttore generale e di una struttura di cura che, a mio avviso, hanno invece operato solo e soltanto per il bene della collettività.  Sappiamo tutti, è inutile nascondercelo, che tra la Asl di Salerno e la casa di cura La Quiete è in atto una guerra senza esclusione di colpi da almeno venticinque anni, da quando cioè il grande potere politico di Gaspare Russo è sceso a livelli poco sopra lo zero. Sappiamo tutti che Gaspare Russo è stato grande amico di Leonardo Calabrese (patron del Cedisa e La Quiete) e che il primo ha brigato oltre ogni limite in favore dell’amico, mobilitando a volte anche mare e monti.  Sappiamo tutti che le grandi amicizie suscitano spesso grandi inimicizie e invidie. Ma sappiamo tutti che la struttura de La Quiete è l’unica veramente efficiente e funzionante dell’intero territorio salernitano e, forse, dell’intera regione. Così come sappiamo tutti che, al di là della pregressa grande amicizia con Russo, l’avvocato Leonardo Calabrese ha saputo imprimere nei momenti giusti una svolta di grande professionalità e di grande modernità alla sua struttura portandola ai livelli di vero e proprio fiore all’occhiello della sanità privata in genere. Tutto questo non è stato mai ben digerito dall’ufficialità della sanità pubblica che invece di mettersi al passo con la struttura privata ha sempre cercato di mettere i bastoni fra le ruote del meccanismo privato strozzandolo fino all’inverosimile. Che poi su tutto questo si sia abbattuto il carattere non facile dell’uomo Calabrese, con tutti i pregi e i difetti dell’imprenditore di successo, è altrettanto vero, ma i manager pubblici dovrebbero decidere soltanto sulla base di dati obiettivi ed incontestabili e riconoscere che la sanità pubblica, così come è malconcia, non può sopperire ai vuoti legislativi ed alle carenze strutturali facendo soltanto la guerra contro una struttura privata perfettamente funzionante. E’ soltanto questo che l’ex direttore sanitario Federico Pagano, medico molto esperto, ha cercato di fare nel 2008/2009 per sopperire alle manchevolezze del pubblico e non per favorire il privato che in quella convenzione ci rimise, probabilmente, anche del suo, ovviamente con l’obiettivo non scritto di poter poi far convergere gli assistiti nella sua struttura madre che è La Quiete, cosa questa che non si è mai concretamente realizzata nonostante il manager Calabrese avesse già predisposto una serie di locali per questo  tipo di pazienti con problematiche psicogeriatriche. Racconto queste cose per averle vissute sulla mia pelle, era l’epoca di Quarta Rete TV (di proprietà di Calabrese) e fummo costretti a lasciare gran parte dei locali che occupavamo a Capezzano per far posto appunto all’eventuale arrivo dei nuovi pazienti di cui alla convenzione attivata per un solo anno dopo numerosi e ripetuti controlli della struttura di Mariconda (e non quella di Capezzano) che rientrava comunque nel controllo di Calabrese. Per quanto riguarda Capezzano in quel periodo vennero a ripetizione varie commissioni della Asl per verificare la capacità e la salubrità dei locali e, in mia presenza, tutti concordavano sempre e comunque per inquadrare l’eventuale futura struttura come una realtà al di fuori della portata di una struttura pubblica.  Ma la lotta fu sordida e subdola, dall’interno della Asl partirono veleni e vendette come se tutto fosse possibile fare e realizzare ma senza e al di là del nome di Calabrese che veniva indicato quasi come un appestato o, peggio ancora, come il cosiddetto uomo del monte che tutto faceva e disfaceva a suo piacimento. E i locali sono ancora lì, vuoti, infruttuosi, abbandonati a ricordo di quella che doveva essere una convenzione e che non fu. Scrivo queste cose, credetemi, con la rabbia di chi da un personaggio come Calabrese ha avuto la sua vita giornalistica stroncata sul meglio a causa del fallimento di Quarta Rete; ma questo non può e non deve condizionare il mio giudizio su quel personaggio imbastendo fantasiose storie; non l’ho mai pensata in questo modo e il mio giudizio è stato sempre al di sopra degli eventi personali. Ed il mio giudizio su questa storia, per certi versi anche inquietante, è contenuto nel titolo di questo articolo: una farsa bella e buona. Non è ovviamente in discussione l’operato del pm Olivieri che, purtroppo, pur essendo salernitano doc probabilmente non ha mai visitato la struttura La Quiete e non  ha mai toccato con mano la grande professionalità dei suoi operatori, tutta gente che ha fatto di quel lavoro una vera missione di vita. Altro che storie !! Le storie le potrei raccontare io, e non è detto che non lo faccia, su come funzionavano i controlli sanitari da parte dell’Asl sui pazienti ricoverati ne La Quiete. Solo per dirne una; un giorno una commissione di tre medici Asl visitò 30 pazienti in 7 minuti; esattamente un paziente ogni 14 secondi, per sancire la fine delle cure in clinica. Che vergogna !! Purtroppo la stampa locale dimentica facilmente gli accadimenti drammatici che hanno segnato la storia delle malattie mentali in Città come in provincia: dal massacro della signora Maria Pia Guariglia (ad opera del figlio  Lino Renzi) di Salerno all’omicidio di Mario Casolaro (l’uomo lanciato sugli scogli del lungomare da Vincenzo Salvo),  dai 19 morti arsi vivi nella struttura di San Gregorio Magno ai tanti casi oscuri che non arrivano sulla cronaca mediatica; tutti casi determinati dalla leggerezza con cui furono effettuati i controlli che avevano un solo obiettivo: mandare a casa i pazienti, far fuori La Quiete e per essa Leonardo Calabrese. Non è così che si amministra la sanità in genere. Aspettiamo con fiducia le decisioni che il giudice monocratico vorrà prendere domani con la speranza che restituisca al dr. Pagano la giusta dignità umana e professionale che certamente merita. Per chiudere mi sembra giusto riproporre cosa mi scrisse pubblicamente il dott. Giulio Corrivetti (dirigente dell’Unità Operativa di Salute Mentale – UOSM- della Asl) a commento di un mio articolo sulla vicenda di Lino Renzi, il massacratore di Salerno: <<Caro Bianchini, Ottimo articolo. Ne. Condivido pienamente il contenuto. Anzi, ti confesso che è un ottimo spunto di riflessione. In realtà le cose stanno perfettamente come le descrivi. La verità è di difficile interpretazione e servirebbe un richiamo ai valori ed una pratica terapeutica orientata sui valori e non su di uno stile difensivo. Ma io credo veramente che il SSN debba stare dalla parte dei malati, delle famiglie e non degli operatori. Ci sarebbe da chiedersi come mai in città il maggior numero di questi caso, ma questa è un’altra storia e di difficile disamina. Grazie della sensibilità con cui hai toccato la materia>>.

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *