Dell’Utri fiction

di Barbara Filippone

 

PALERMO – Lunedì 12 maggio 2014 Marcello Dell’Utri potrebbe essere liberato dalle autorità libanesi, uscendo in piena autonomia dagli uffici della polizia di Beirut.  Dopo il rinvio della corte di Cassazione, che ha aggiornato al 9 maggio prossimo l’udienza prevista per il 15 aprile, il percorso per l’estradizione dell’ex senatore si riempie di ostacoli. E rischia di finire con la liberazione del fondatore di Forza Italia, anche in caso di una condanna definitiva da parte della Suprema Corte.  Questi sono i timori perché i suoi legali, gli avvocati Giuseppe Di Peri e Massimo Krogh, avevano successivamente avanzato la richiesta del rilascio dell’ex senatore del Pdl ricoverato, per problemi di salute, nel reparto detenuti di un ospedale di Beirut. In realtà  per i giudici del Tribunale del Riesame di Palermo Marcello Dell’Utri, non era certamente in Libano per motivi di ordine professionale o per supporto politico all’attività di Silvio Berlusconi. La sua è stata una “deliberata volontà di fuga”. Il 9 maggio, la Cassazione si pronuncerà sulla condanna e intanto il ministero della Giustizia sta portando avanti le pratiche per l’estradizione.

L’11 maggio, per la legislazione libanese, scadrà la validità dell’ordine di custodia internazionale.Il tempo è fondamentale in questa vicenda: sempre in quello stesso trattato è previsto un periodo massimo di 30 giorni di custodia cautelare in attesa dell’estradizione. I 30 giorni, in questo caso, avranno termine il 12 maggio, data in cui Dell’Utri potrebbe tornare libero, anche se la condanna diventasse definitiva. Secondo i giudici presieduti da Giacomo Montalbano il fatto che Dell’Utri abbia deciso di volare a Beirut da Parigi il 24 marzo e non da Milano, indicherebbe la sua volontà di eludere i controlli all’aeroporto di Milano Malpensa. Sono proprio le modalità del viaggio che indicherebbero la volontà di Dell’Utri di tentare la fuga…

La storia del dirigente Dell’Utri strapiena di eventi e avvenimenti ma tutto ha inizio con le indagini nel 1994 e nel 1996 viene messo sotto accusa, ma solo nel 2004, il tribunale di Palermo condanna Marcello Dell’Utri a nove anni di reclusione con l’accusa di concorso esterno in associazione mafiosa. Il senatore è anche condannato a due anni di libertà vigilata, oltre all’interdizione perpetua dai pubblici uffici e il risarcimento dei danni (per un totale di 70.000 euro) alle parti civili, il Comune e la Provincia di Palermo. La motivazione nella sentenza dichiara esplicitamente quanto segue: « Vi è la prova che Dell’Utri aveva promesso alla mafia precisi vantaggi in campo politico e, di contro, vi è la prova che la mafia, in esecuzione di quella promessa, si era vieppiù orientata a votare per Forza Italia nella prima competizione elettorale utile e, ancora dopo, si era impegnata a sostenere elettoralmente l’imputato in occasione della sua candidatura al Parlamento Europeo nelle file dello stesso partito, mentre aveva grossi problemi da risolvere con la giustizia perché era in corso il dibattimento di questo processo penale. » Ma naturalmente tra Corte d’Appello e Cassazione,  facendo seguito al rinvio in Appello disposto dalla Cassazione, il 18 gennaio 2013 la procura generale di Palermo richiede sette anni di carcere per Dell’Utri. Secondo la Cassazione, che aveva annullato la precedente sentenza in appello rinviandola alla corte, sono provati i rapporti di Dell’Utri con Cosa nostra dal 1974 fino al 1977, invece secondo il pg i rapporti non si sarebbero mai interrotti. Il 25 marzo la Corte d’Appello ha accolto la richiesta dell’accusa, confermando la condanna a sette anni di reclusione. Il resto della vicenda è dei giorni nostri e ognuno tiri le somme che crede più opportune…

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