S&P taglia il rating dell’Italia


Filippo Ispirato

L’agenzia di rating americana Standard & Poor’s ha abbassato il rating (ovvero il giudizio sintetico sulla capacità di rimborsare i debiti da parte di un paese o di un’azienda) del debito sovrano a lungo termine dell’Italia di un gradino da BBB a BBB-, migliorando al contempo le previsioni future da negative a stabili. Per quanto riguarda le altre agenzie di rating americane Moody’s assegna all’Italia il rating Baa2 con outlook stabile, mentre Fitch assegna BBB+ sempre con outlook stabile. Il rating dipende da diversi fattori e variabili prese in considerazione tra cui le prospettive macroeconomiche, la stabilità politica e sociale, il processo di riforme economiche in corso, il sistema fiscale del paese, il suo livello di pressione, il consto del finanziamento per le imprese e le famiglie. Tra le cause prese in considerazione da parte dell’agenzia americana in particolare pesa il deterioramento macroeconomico di riferimento, che rende più difficile per il nostro paese il ridimensionamento del pesante debito pubblico accumulato nei decenni scorsi, mitigato solo in parte dalle riforme strutturali in corso. Cosa si intende per deterioramento del quadro di riferimento macroeconomico? Analizziamo in dettaglio i diversi fattori che lo compongono: innanzitutto i dati di crescita del Pil, costantemente sotto le attese, complice anche la progressiva perdita di competitività del paese, e la sempre più difficilie la sostenibilità del debito pubblico italiano. Rispetto allo scorso giugno, S&P ha rivisto nettamente al ribasso la crescita media reale e nominale nel periodo 2014-2017, rispettivamente a 0.5% e 1.2%. Queste stime si confrontano con previsioni del governo italiano pari a 0.7% e 1.9% nello stesso periodo. Altro dato importante è la caduta sia dei consumi delle famiglie che degli investimenti da parte delle imprese ( a causa anche della stretta creditizia), oltre al tasso di disoccupazione crescente (non a caso quest’anno c’è stato non solo un forte aumento di giovani laureati che hanno lasciato il paese, ma anche di immigrati che hanno deciso di lasciare il paese dopo diversi anni di permanenza). La strutturale carenza di crescita dell’economia italiana rallenterebbe il processo di consolidamento fiscale. Nel periodo considerato il rapporto deficit/PIL del nostro paese sarebbe mediamente pari a 2.7%, un valore che supera di oltre mezzo punto percentuale la previsione governativa. L’analisi di Standard & Poor’s evidenzia inoltre le note carenze strutturali dell’economia italiana, in particolare la flessibilità ancora scarsa del mercato del lavoro e dei prodotti, e di diversi servizi. Inoltre la difficoltà di ridurre la spesa pubblica limita la capacità di ridurre la pressione fiscale su lavoro e capitale. A far prevedere un outlook stabile per il futuro di positivo vengono riconosciuti i progressi compiuti grazie al Jobs Act, che riduce il dualismo nel mercato del lavoro italiano, purchè tuttavia i decreti attuativi non ne diluiscano il contenuto riformatore, la capacità di risparmio delle famiglie, che sono da sempre il punto di forza del nostro paese rispetto ad altre realtà europee ed americane, ed il sostegno delle politiche espansive da parte della Banca Centrale Europea, che potrebbero portare ad una ripresa nel 2015 seppure di modeste dimensioni.
Un’analisi ineccepibile dal quale si comprendono i principali problemi dell’Italia. Si pone, però, solo l’accento sulle riforme del mercato del lavoro privato, che deve diventare ancora più flessibile, e non si presta la giusta attenzione sulla corruzione presente a tutti i livelli e l’inefficienza dell’apparato pubblico e sull’elefantiaca burocrazia del paese, che mantiene spesso intatte le sue logiche di funzionamento a discapito di famiglie ed imprese. Tra i punti di forza del nostro paese viene evidenziata la capacità di risparmio degli italiani… ma fino a quando ciò sarà possibile con l’inasprimento fiscale in corso e la progressiva flessibilizzazione del lavoro?

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *