Ingegneri e sviluppo: tutti zitti … parla De Luca

Aldo Bianchini

SALERNO – Il caimano colpisce ancora, questa volta a giusta ragione. Un nuovo show del primo cittadino Vincenzo De Luca ha animato il convegno “Dal decreto sviluppo al decreto sblocca Italia” organizzato dall’Ordine degli Ingegneri di Salerno su “formazione, innovazione, sicurezza e semplificazione”. Una vera e propria torta con tanto di ciliegina offerta dall’immarcescibile Armando Zambrano, presidente nazionale dell’ordine degli ingegneri e già a lungo presidente dell’ordine di Salerno; un’occasione dorata che De Luca non si è lasciato sfuggire per ritornare prepotentemente sulla scena e menare randellate a 360° in tutte le direzioni, soprattutto contro il malcapitato Gennaro Miccio, ingegnere e soprintendente in carica. In questo, al di là delle tante cose condivisibili, De Luca eccede e sbaglia andando oltre il seminato; non gli è bastato vincere praticamente la battaglia con la Soprintendenza per il Crescent ma ha voluto mortificare ancora di più il Soprintendente che, decisamente impaurito da tanta veemenza, sicuramente non risponderà alle pesanti provocazioni. Insomma essere tacciati di rappresentare il Padreterno in terra non è una cosa che può far piacere, anzi. Per il resto tutte le altre cose gridate dal sindaco sono cose assolutamente condivisibili (Paese in agonia, sottocultura, timbri e carte bollate, stalking giudiziario, giudici, tar, consiglio di stato, scivolamento dal piano amministrativo su quello giudiziario, impossibilità di una variante urbanistica senza un processo) ma che, proprio perché possibilmente condivisibili, andrebbero comunque discusse e concertate per un principio semplice: in democrazia un uomo solo al comando non va bene. Purtroppo la stampa non è sempre attenta e spesso non segue gli avvenimenti e non li lega tra loro; i problemi gridati da De Luca vengono da tempo immemore sbandierati a cielo aperto anche dall’Ordine degli Ingegneri che prima ancora che il sindaco pronunciasse la famosa frase “L’Italia è in agonia perché l’unica legge in vigore è quella che chiamo la paura della firma, nessuno firma più” gli ingegneri già lamentavano questo stato di assoluta insicurezza legislativa rispetto all’azione giudiziaria. Appena un mese fa nel contesto del convegno “Sicurezza nelle gallerie stradali – Normativa, aspetti, ricerca e nuove tecnologie” organizzato dall’ordine degli Ingegneri presso l’Università di Salerno l’attuale presidente degli ingegneri salernitani, Michele Brigante, rispondendo ad una dichiarazione di Andrea Annunziata (presidente Autorità Portuale) che aveva svelato il suo nascosto desiderio di voler fare l’ingegnere, disse che “gli ingegneri non farebbero più gli ingegneri se qualcuno li avvertisse  della inestricabilità della giungla delle disposizioni in materia di costruzioni e di urbanistica in genere”. Brigante in quella sede, dinanzi a tutto l’apparato ingegneristico universitario ed a molti politici, denunciò la vergognosa normativa in materia di sicurezza; una normativa approvata spesso a maggioranza ed in modo tale da renderla inestricabile dal punto di vista dell’applicazione. La stessa domanda di fondo “semplificazione” si è riproposta velatamente lungo tutta la giornata di lavori presso il Grand Hotel perché, sul piano pratico, ci troviamo di fronte ad una normativa che viene fatta per decreto senza un minimo di studio di impatto che lo stesso decreto può avere nella sua attuazione pratica; oltretutto negli ultimi quattro anni le normative del settore urbanistica sono cambiate molte volte e l’ultima è sempre in contrasto con la precedente in modo tale da rendere la materia incandescente e molto farraginosa, facile terreno di conquista per le azioni giudiziarie. Ma cos’è in fondo la semplificazione ? E’ tutto, tranne il fatto di intorbidire le acque con nuovi e contraddittori provvedimenti. Per semplificare non si possono aggiungere e sovrapporre altri provvedimenti a quelli già esistenti;  semplificare non è eliminare ma è un esercizio di analisi, conoscendo le regole interne, per arrivare al meglio. Tutto questo non accade nel nostro Paese, perché ? E’ questa l’altra domanda che non trova quasi mai delle risposte adeguate. Non accade per gravissime responsabilità dei funzionari-burocrati dei ministeri, immarcescibili personaggi intoccabili ed insostituibili, i quali sembra vadano alla ricerca di tutti i cavilli utili a non far funzionare il provvedimento nella sua attuazione pratica; da qui anche la paura di chi, in sede locale, deve firmare un progetto come una delibera di cambio di destinazione d’uso. Ma non è soltanto nei ministeri che si annida la responsabilità. Essa è molto presente negli ordini professionali (architetti, ingegneri, geometri … per fermarci alla giungla dei lavori pubblici e privati) che da troppo tempo si sono appiattiti sulle posizioni politiche forti e desiderose di imporre le proprie idee anche sul piano urbanistico. Anche a Salerno questo appiattimento non manca, fino al punto che gli Ordini nostrani sono stati quasi del tutto assenti dal grande progetto di ridisegnare urbanisticamente la Città per una sorta di larvata e malcelata sudditanza psicologica verso il grande capo che nel corso del tempo si è sbizzarrito nelle vesti di capo-cantiere, di ingegnere, di architetto, di urbanista e, dulcis in fundo, anche di sindaco. Ribellarsi e rimanere fuori dai giochi o adeguarsi e partecipare ? E’ stato questo l’antico e l’attuale problema, ma così (come ebbe a dire lo stesso ingegnere Brigante) non si va da nessuna parte.

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