PORTO: la necessità dei collegamenti su ferro e su gomma

Aldo Bianchini

SALERNO – Il confronto sereno è sempre costruttivo, quando c’è. Con gli ultimi articoli ho cercato di stimolare, lanciando delle provocazioni, un dibattito sulle strutture e sulle infrastrutture portuali e retro portuali della nostra principale fonte di ricchezza complessiva dell’intero territorio: l’attività marittima commerciale, crocieristica e di diporto. La provocazione l’ho lanciata in particolare quando venne fuori la vicenda del porto di Civitavecchia che era stato scelto come “unico hub” dalla FCA (Fiat Chrysler Automobiles) per il trasporto Italia-USA delle famose “Jeep Reenegade” costruite a Melfi in quanto quel porto offriva la possibilità di un collegamento ferroviario diretto con Melfi e con una stazione d’accoglienza dotata di ben undici binari. Scrissi anche che noi a Salerno almeno un binario ce l’avevamo ma che lo avevamo distrutto in men che non si dica, sull’onda emozionale di un grave incidente mortale, per decisione di un solo uomo tra il tripudio generale della folla di osannanti plebei. Ma c’è di più, nel dibattito è intervenuto direttamente il presidente dell’Autorità Portuale, Andrea Annunziata, che nell’intervista video rilasciata a questo giornale (visibile tuttora in prima pagina) ha lamentato la carenza di spazi all’interno del porto e la sua idea di creare non solo nella zona del Cernicchiara ma anche nell’agro sarnese-nocerino idonei bacini di accoglienza delle merci in transito. Nel dibattito è intervenuto un lettore di questo giornale, l’ing. Gaetano Perillo di Roma, che ha scritto il seguente messaggio: “”Gentile Direttore, nelle scorse settimane ho sottoposto alle Autorità cittadine salernitane e ad operatori marittimi e del mondo accademico e imprenditoriale alcune mie considerazioni sulla configurazione del sistema infrastrutturale dei trasporti che interessano il Porto di Salerno. Esso risulta penalizzato a causa della mancanza di un collegamento ferroviario diretto verso le reti nazionali di trasporto su ferro. Ho quindi suggerito una possibile soluzione per colmare questa lacuna e ottenere tangibili benefici sul piano economico, occupazionale, concorrenziale e di compatibilità ecosostenibile. L’avevo già esposta in un convegno presso la Camera di Commercio di Salerno nell’ottobre del 2003. Cinque anni dopo, il compianto Nicola Fruscione ne aveva fatto menzione anche sul Corriere del Mezzogiorno. Con la cosiddetta “Porta Ovest” se ne sta attuando solo la componente che riguarda il traffico su gomma, peraltro con una variante che non ritengo neanche ottimale. Avrei perciò gradito una qualche risposta che perlomeno confutasse le mie tesi con argomentazioni di merito e documentate, evidenziando le ragioni oggettive che dovrebbero sconsigliarne la realizzazione. Per via telematica, leggo a distanza i quotidiani salernitani e noto che, anche nel mondo giornalistico, le notizie riguardanti lo scalo salernitano non danno rilievo a questo aspetto, limitandosi ad enumerare destinazioni e collegamenti delle navi in transito, volumi e natura delle merci movimentate, numero dei passeggeri di passaggio, lavori sulle banchine o sui fondali, etc.  Nella odierna intervista al Presidente dell’Autorità Portuale ho sentito citare l’Agro Nocerino-Sarnese. È proprio quello che da tempo ho individuato come possibile area retroportuale da raggiungere con una bretella ferroviaria mediante un tunnel, per poi collegarsi al corridoio tirrenico. Forse, suscitando l’interesse di una più vasta platea di persone, sul tema potrebbe instaurarsi un confronto di opinioni tale da verificare l’opportunità e la fattibilità di un simile intervento ed esplorare anche la possibile reperibilità delle risorse necessarie e degli strumenti legislativi pertinenti. Grazie per l’attenzione, Amm. ing. Gaetano Perillo Roma””. Come non prendere, almeno in esame, la proposta dell’ing. Perillo che è arrivato addirittura a pensare ad un collegamento ferroviario diretto tra il nostro porto e l’area dell’agro sarnese-nocerino che offre non soltanto una vastità di spazi utilizzabili ma anche, se non soprattutto, una sua naturale orografica centralità rispetto al vasto territorio campano compreso tra Salerno, Avellino e Benevento. L’arguto accenno del presidente Andrea Annunziata nel citare (nel corso dell’intervista televisiva) gli spazi dell’agro come risoluzione del problema è da catalogare tra quelli che, se realizzati, potrebbero risolvere il pericolo dell’implosione del porto salernitano. Non conosco l’ing. Perillo ma credo che sia necessario che le istituzioni rispondano sempre agli interventi di tecnici e di specialisti, anche quando sembrano navigare in direzioni opposte a quelle scelte dai padroni della politica locale che non sempre si muovono nell’interesse della collettività. Ormai il porto di Salerno è arrivato quasi al top della sua potenziale produttività e occorrono idee concrete da poter realizzare nel più breve tempo possibile; non possiamo perdere vari decenni in inutili discussioni sul fatto di delocalizzare o meno il porto e nel frattempo non fare niente per risolvere il grosso problema che di anno in anno si fa sempre più incalzante. C’è però bisogno che altri lettori intervengano, a vario titolo, nella discussione per dare il proprio contributo, anche piccolo, in favore degli interessi di tutta la comunità.

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