Aldo Bianchini
SALERNO – Probabilmente, oggi, non esistono più i socialisti e tanto meno i comunisti; le rispettive e contrapposte denominazioni occorrono, però, per disegnare almeno una mappa ideale di appartenenza in un tempo in cui sembra tutto finalizzato all’adorazione di un solo Dio con tanto di nome e cognome. Ma Enzo Napoli, come me, viene da una chiara scuola socialista che aveva come comune denominatore (almeno a livello di lingua parlata !!) la partecipazione di tutti e non l’affermazione apodittica, e forse plutocratica, di un solo personaggio. Del resto lo stesso Enzo Napoli fu protagonista di una stagione in cui il ridisegno urbanistico della Città (ricopiato puntualmente da De Luca in questi ultimi venti anni) venne a lungo dibattuto e, poi, affidato a circa 250 tecnici indigeni e non alle archistar dell’era deluchiana. Basterebbe ricordare questo fatto per rendere molto difficile, se non incomprensibile, la presenza del sindaco f.f. nella casa del comunista per eccellenza, anche se oggi di comunista ha ben poco. Basterebbe questo per ricordare a tutti che i socialisti del famoso e/o famigerato “laboratorio laico e di sinistra” (preso a modello in tutt’Italia) non dovrebbero mai e poi mai sedersi in quella casa perché proprio da essa, con la strana e inquietante alleanza di alcuni magistrati, arrivarono le bordate più pesanti e massacranti nel periodo di tangentopoli. E pensare che di queste bordate e di questi massacri stava per rimanere vittima lo stesso Enzo Napoli (… una sera di giungo del 1993 un ispettore di polizia mi chiamò in televisione -allora ero a Tv Oggi- per sollecitare la mia presenza con cameraman in Via Arce verso le cinque del mattino successivo per un arresto eccellente !! …) che riuscì a rimanerne fuori grazie alla sua specchiata e riconosciuta trasparenza. Non riesco proprio a capire come, oggi, lo stesso Napoli possa adeguarsi allo strapotere di Vincenzo De Luca ed al fatto di constatare ogni giorno che la stanza del sindaco è chiusa a doppia mandata (fonte Il Mattino del 12.04.15) come se quella stanza fosse una proprietà privata del “kaimano”. Ecco, mi sarebbe piaciuto leggere una dichiarazione di Enzo Napoli, al momento del suo insediamento, per spiegare il perché di quella stanza chiusa a chiave; oggi qualsiasi spiegazione non ha alcun valore così come non ha valore dire che si preferisce lavorare nella stanza di capo staff per evitare eccessive esposizioni mediatiche. Un socialista vero non avrebbe mai accettato un ruolo di “umile servitore, appostato, aspettando d’esser chiamato a goder degli avanzi della tavola del Signore” (da “I promessi sposi”) dinanzi ad una stanza chiusa; un socialista vero l’avrebbe chiusa lui quella stanza per dire, poi, a tutti che non la voleva perché a quella stanza non era stato eletto dal popolo sovrano. Io sono abituato a vedere il “mio sindaco” seduto al suo posto nella stanza che la Città ed un popolo intero gli hanno destinato, altro che storie. Ma io vado oltre, credo che all’epoca di tangentopoli non pochi magistrati avrebbero ordinato l’apertura forzata di quella stanza per irrompere nel presunto sacrario socialista; e questo Napoli lo sa benissimo. Oggi, invece, si consente la chiusura ad oltranza dell’ufficio del sindaco che dovrebbe sempre rimanere aperta come una stanza di vetro, al di là del fatto che un sindaco f.f. voglia o meno sedersi al suo interno. Per queste ragioni non ho condiviso quasi niente della lunga intervista che Enzo Napoli ha rilasciato al quotidiano Il Mattino e dalla stessa ho tratto la convinzione che tra Napoli e Caldoro chi ha veramente tradito lo spirito socialista è stato proprio Enzo anche e semplicemente per il fatto di essersi andato a sedere nella “casa del comunista”. La storiella di Caldoro che attacca De Luca mi fa solo sorridere, come se tutti non sapessero che le timide accuse lanciate da Stefano non hanno nulla a che vedere con gli apodittici proclami di Vincenzo. Sarebbe come negare la storia anche se solo si lasciasse passare il concetto che le riunioni del centro destra sembrano “bei presepi”; nonostante l’insipienza dei loro esponenti almeno lì si fa finta di discutere; nei presepi di Vincenzo, invece, non c’è diritto alla parola. E questo per un socialista è assolutamente inaccettabile. Non convince, ad esempio, la storia dell’aeroporto che non riesce a decollare soltanto perché amministrato dal centro destra quando è sotto gli occhi di tutti che i deluchiani hanno fatto e fanno di tutto per non farlo realmente decollare. Così come non convince l’indebitamento del Comune per fare ad ogni costo tutte quelle opere copiate dal passato e da inaugurare decine di volte, come gli scalini della cittadella giudiziaria pomposamente pubblicizzati uno alla volta, compreso l’atrio e il corridoio. Per la cittadella giudiziaria va fatta una notazione a parte: quel giorno anche tutti i vertici dei Tribunale erano presenti ed accodati appresso al kaimano; incredibile ma vero !! Meno male, però, che Enzo Napoli ha conservato la sana abitudine di girare per la città al fine di capirne le esigenze e le aspettative, in questo è rimasto un socialista doc come il suo maestro Vincenzo Giordano, il vero sindaco della gente. Meno male che lo scorso lunedì mattina, nel corso del Consiglio Comunale, si è seduto sullo scranno che gli compete e che, al di là della stanza sbarrata, è la vera proiezione esterna dell’immagine di un sindaco.
direttore: Aldo Bianchini
Egregio Direttore, Lei ha centrato il pensiero di tanti e tanti “Veri Socialisti”.
Se tornasse indietro il nostro caro e amato Sindaco e galantuomo, Vincenzo GIORDANO, farebbe fare i numeri e la gente diventerebbe anche ricca, perche’ uscirebbero tutti quanti.
Avere la schiena diritta, oggi e’ molto difficile. Essere dei servi sciocchi e’ da stupidi e molto facile. Una persona cosi come e’ stata descritta dovrebbe avere il coraggio di rinnegare pubblicamente gli ideali del Socialismo, in quanto oggi ha abbracciato la fede Comunista e di servo sciocco del potere di un “condannato”.
Se al suo posto si sarebbe trovato un vero “Socialista”, questo non sarebbe accaduto, in quanto il “condannato” non trovava sponda alcuna.
Ma sai, una poltrona qua, una poltrona la e tutto passa, alla faccia dei fessi e dei poveri “Socialisti”.
Alla persona a cui Lei fa riferimento, quanto fu canditato al Senato della Repubblica nel collegio di Salerno-Cava, i “Veri Socialisti” andarono alla ricerca dei voti ed alla ricerca del consenso, casa per casa, tanto che per una manciata di voti, non riusci a superare lo scoglio, per far trionfare gli spiriti di liberta’ ed uguaglianza, in quanto lui rappresentava per noi la speranza, il riscatto e la bandiera del Socialismo.
Oggi mi pento tantissimo di averlo fatto, se avessi saputo che a distanza di anni un uomo del genere, ha rinnegato il proprio trascorrere politico per abbracciare il “condannato” a discapito di tanti e tanti Socialisti onesti e tra questi ricordo Enrico QUARANTA, Lucio BRANDI, Mario VIGNOLA, Francesco CURCI, Nicola TROTTA, Corrado VECCHIO, Nini SELLITTI e tanti altri ancora, non lo avrei sostenuto e votato.
I veri Socialisti, con grande amarezza sanno stare al proprio posto, mentre altri, pur di trovare un posto al sole, se la fanno anche con il diavolo e con il “condannato”.
Grazie ancora Direttore per lo spazio concesso ai lettori, per tutto quanto egli fa, da uomo libero ed indipendente dal potere che conta.
Antonacci