Caro della Loggia, non è vero che il potere malavitoso è più forte rispetto a venti anni fa


Da Franco Pelella
Caro direttore, qualche giorno fa Ernesto Galli della Loggia ha dedicato un editoriale alla crisi dei partiti e alla crescita del trasformismo (Le radici della crisi dei partiti; Corriere della Sera, 17/5/2015). Ecco la parte finale del suo discorso: “Una società che è tornata ad essere fragile—oggi per giunta con pochi giovani e molti anziani —, una società dalle risorse di nuovo tendenzialmente scarse, è spinta naturalmente a stringersi intorno al potere, a cercarne la protezione, così come ha fatto per secoli. È spinta naturalmente a credere solo nel potere, e prima di ogni altro nel potere politico: tanto più quando questo, come accade oggi, assume un aspetto marcatamente personale che lo rende più visibile e temibile, e perciò più forte. È spinta a credere, del resto, non solo nel potere di chi ha in mano la cosa pubblica. Anche il potere malavitoso, ad esempio, appare oggi ben più forte di venti anni fa, se è vero come è vero che ci si mette sotto la sua tutela non più soltanto nelle tradizionali zone del Mezzogiorno ma anche in Emilia, anche in Lombardia. Mentre dal canto suo pure il familismo, la protezione familiare, appaiono più forti che mai”.

Sono d’accordo con Galli della Loggia sul fatto che la crisi ha determinato un rafforzamento del potere politico e del familismo. Non condivido, invece, il suo discorso relativo al potere malavitoso. Non è vero che esso è più forte rispetto a venti anni fa. Venti anni fa i capi più importanti di mafia, camorra e ‘ndrangheta non erano in carcere; era l’epoca delle stragi e degli omicidi più efferati. Oggi non è più così. Il posto dei capi malavitosi è stato preso da figli dediti a mandare avanti le loro imprese, e quindi più acculturati dei loro genitori, ma anche molto meno violenti. Il fatto, poi, che le imprese mafiose non siano più solo presenti nel Mezzogiorno ma anche al Nord non significa che il potere malavitoso è più forte che in passato ma solo che la crisi economica ha costretto anche i mafiosi ad emigrare alla ricerca di maggiori opportunità economiche. E non è vero che la mafia abbia messo sotto tutela vasti territori del Nord (come sostiene anche Roberto Saviano) ma la presenza mafiosa è limitata al mondo degli appalti, collegato a sua volta col mondo della politica.

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