Porto di Salerno da record europeo: il trend di crescita dei traffici è inarrestabile.


La redazione

SALERNO – Il Porto di Salerno, anche nell’anno 2014, ha raggiunto performance da record.
Ieri mattina, il Comitato Portuale ha approvato la relazione annuale sull’attività promozionale, organizzativa ed operativa del Porto di Salerno. Il documento ufficiale, redatto ai sensi della Legge 84/94, dimostra ancora una volta come l’elevata capacità di movimentazione delle merci, la perfetta organizzazione del lavoro e la grande affidabilità e professionalità degli operatori portuali, hanno contribuito a creare un’industria portuale con elevati standard operativi e qualitativi.
Nonostante i numerosi lavori di ammodernamento in corso di realizzazione, il Porto di Salerno continua a crescere, con significativi trend positivi sia per il traffico merci che passeggeri.
Dopo un 2013 straordinario, il 2014 è stato l’anno dei record, caratterizzato da notevoli incrementi dei volumi di merce movimentata, che hanno superato complessivamente i 12,2 milioni di tonnellate, con +23% per i container, +6% per i Ro-Ro e +9% per le merci varie. Un’ottima performance produttiva che viaggia di pari passo con il pieno inserimento del Porto di Salerno nei circuiti mondiali della logistica integrata.
Anche il traffico passeggeri ha fatto registrare nel 2014 trend positivi con un incremento del +12%. Il Porto di Salerno, che da alcuni anni accoglie alcune tra le più belle navi da crociera che solcano il Mediterraneo, grazie al nuovo Polo crocieristico, già operativo da qualche settimana, sarà in grado di offrire ai passeggeri tutti i servizi ed i comfort necessari, con eccellenti standard qualitativi. In pochi anni si stima di raggiungere il milione di crocieristi, con ulteriori potenzialità di crescita dei flussi turistici e, in generale, dell’economia non solo della Provincia.
Continua, quindi, in modo incessante l’impegno del Presidente dell’Autorità Portuale, Andrea Annunziata, che vede, nella realizzazione degli importanti interventi infrastrutturali in corso di realizzazione, un input decisivo per la crescita dei traffici e dell’economica del territorio.
“I risultati positivi raggiunti – afferma Annunziata – sono destinati a crescere ancora nei prossimi anni. Per la fine del 2015, grazie al completamento dei lavori di ammodernamento infrastrutturale, che consentiranno la realizzazione di nuovi ormeggi dedicati alle varie tipologie di traffico, l’ingresso di navi di ultima generazione e l’attivazione di nuove linee regolari, il Porto di Salerno sarà ancora più competitivo nel mercato globale e sarà in grado di rispondere alle nuove esigenze del trasporto marittimo internazionale, puntando sempre più su efficienza, sicurezza e tutela dell’ambiente. Tutto ciò, unitamente agli investimenti che saranno effettuati in sinergia con le aree interne, consentirà, senza alcun dubbio, enormi benefici per lo sviluppo dell’occupazione e dell’economia regionale”.

6 thoughts on “Porto di Salerno da record europeo: il trend di crescita dei traffici è inarrestabile.

  1. Rispetto la raccomandazione di non inoltrare più volte lo stesso commento.
    Condivido anche l’intento evidente dell’articolo di dare la massima enfasi ai risultati oltremodo positivi conseguiti dal porto di Salerno nel corso del 2014.
    Tuttavia, per completezza di informazione, sarebbe opportuno che la Redazione evidenziasse con obbiettività e, se necessario, con opportuni raffronti, anche le lacune infrastrutturali di cui soffre lo scalo, onde generare un sereno dibattito sul “come” e sul “se” porvi rimedio.

  2. Gentile signor Gaetano………ma se è così bene informato sui punti di “forza” e di “debolezza” della struttura in esame, perchè non entra nel merito?
    Aspettiamo fiduciosi.

    1. Gentile sig.ra Alessia,
      attenendomi alla raccomandazione di non inviare più volte lo stesso commento, non sono entrato nel “merito”, come lei mi chiede, e quindi non ho esplicitato la “debolezza” del porto di Salerno e cioè la mancanza di un suo collegamento ferroviario “diretto” con la rete nazionale. Sono convinto che l’attuale assetto delle infrastrutture dedicate al trasporto delle merci e dei container, da e per il porto, sia sbilanciato e, specie in proiezione futura, possa costituire motivo di ostacolo per ulteriori e più produttivi sviluppi delle sue attività. Ho constatato che il “Quotidiano di Salerno” sta dedicando una doverosa attenzione ai problemi della portualità salernitana, data l’importanza che essa riveste per l’economia del territorio. Ho commentato vari articoli usciti nei giorni 2 marzo, 4 e 27 aprile, 15 maggio del corrente anno. Immagino che la Redazione non abbia difficoltà a fargliene prendere visione in modo che lei possa più compiutamente rendersi conto della problematica e della soluzione da me prospettata e già in passato portata a conoscenza di vari pubblici amministratori, nonché di operatori del settore.
      Infine un’ultima annotazione: codesto suo intervento fa ben sperare che altri possano avere interesse per il tema e dare costruttivi contributi per una positiva soluzione del problema.

      1. Gentile Ing.Perillo,
        non so se la lettrice Alessia ha seguito il suo consiglio ma io perché incuriosito dall’argomento l’ho fatto. Anzi sono andato oltre.
        L’idea del tunnel che colleghi il Porto di Salerno con l’Agro-Nocerino non so valutarne nel la fattibilità ne il costo ( mi scuso ma non sono un tecnico, sono un semplice”curioso” lettore).
        Comunque, rispetta alla piattezza della proposta politica in campo ( il 31 in Campania saremo chiamati a rinnovare il Consiglio Regionale), sapere che ci sono persone che elaborano, propongono, illustrano possibili soluzione per dare futuro al Porto di Salerno non può che farmi piacere.
        Purtroppo, ricordo la proposta pro-turismo del tunnel Agro>Maiori, la pedemontana per decongestionare il traffico della SS-18.La funivia per superare il Monte Albino sempre Agro>Maiori.Tutte finite nel dimenticatoio.Spero di cuore ,che la Sua non faccia la stessa fine.
        Sono andato oltre perché ho scovato sul web un articolo del 2009 della Federtrasporti a firma di Vincenzo Carriera che ripropongo integralmente perché mi sembra profetico, anche rispetto al problema che Le sta a cuore, ad iniziare dal titolo.
        Con tutta onestà e sicuramente, forse si poteva fare di più,ma, non posso che dire grazie al Presidente dell’Autorità Portuale attuale(2015) Avv.Andrea Annunziata…..più di quello che ha fatto non poteva fare.

        PORTO DI SALERNO: DAVANTI IL MARE, DIETRO IL DESERTO.

        di Vincenzo Carriera(articolo del 2009)

        I pescaggi sono bassi, gli spazi retroportuali insufficienti, i collegamenti ferroviari inesistenti e quelli stradali drammatici, come sa esserlo soltanto la A3. Insomma, nel porto campano c’è tanto da fare.
        E si dovrebbe partire proprio con i dragaggi, utilizzando fondi (60 milioni) regionali. Ma bisogna fare in fretta: il rischio è che molte aziende produttive, di fronte alle criticità insormontabili, si convincano ad andare altrove

        Pescaggi e spazi: sono i due sostantivi che Massimiliano Riccardi, responsabile di SCT (Salerno Container Terminal), ripete ossessivamente. Coniugandoli con un unico aggettivo: insufficienti. D’altra parte, parlando del porto di Salerno è impossibile prescindere da valutazioni oggettive sul suo perdurante stato di debolezza infrastrutturale.
        Partiamo dai pescaggi: i fondali sono profondi poco più di 11 metri e le navi di una certa dimensione non potranno mai arrivare allo scalo campano. Da troppo tempo se ne parla. Ora qualcosa di concreto sembra muoversi. Ce lo confida Francesco Messineo, segretario generale della locale Autorità Portuale: «Grazie ai fondi regionali (Por) e all’impegno assunto dall’assessore regionale Cascetta, realizzeremo i dragaggi per far fronte al gigantismo navale. Applicheremo in mare delle palancole in acciaio che ci consentiranno di dragare i fondali sino a una profondità di 16,5 metri senza far venire giù le banchine. L’importo per questo tipo di attività è di circa 60 milioni di euro. Una cifra importante. Notevole. Realizzata l’opera, però, la storia del Porto di Salerno potrà essere riscritta». Ma siamo nel regno del futuribile.
        Il presente invece parla ancora di spazi che mancano: a Salerno non c’è un’ area retro-portuale degna di questo nome. Le aziende di autotrasporto – se ne contano circa 3.000 nella zona, una percentuale tra le più alte nell’Italia meridionale – sono disperate. Dove movimentare le merci? Come fare a rispettare i tempi di consegna pattuiti con i committenti? Per molte di loro la soglia di criticità è ampiamente superata. Anche perché dall’altra parte, la committenza fa sempre più fatica a continuare a produrre o a commercializzare in un contesto così critico. E pensieri di fuga o, come si dice, di delocalizzazione aggrediscono in molti.

        La mancanza di reti di collegamento al porto
        A pescaggi ridotti e spazi retro portuali limitati, Riccardi lega un’ulteriore debolezza: l’assenza di reti connettive.
        Il porto di Salerno non ha un collegamento con la rete ferroviaria. Quanto alle autostrade, poi, le tre arterie più importanti – la A3 Napoli-Salerno-Reggio Calabria, la A30 Caserta-Salerno e la Salerno-Avellino – sono grovigli inestricabili. Perennemente sottoposti a un traffico veicolare snervante e oltremodo penalizzante per gli operatori economici.
        «Altro che colli di bottiglia», insiste il dirigente di SCT, «qui a Salerno operiamo in una situazione che ha dell’inverosimile. Paradossale. Non serve a niente realizzare le infrastrutture per poi abbandonarle al proprio destino. Per quanto tempo ancora i privati potranno supplire con la loro professionalità a una mancanza di programmazione strategica da parte delle istituzioni?».

        Il rischio di fuga delle aziende produttive
        Fernando Montanino, amministratore della “Montanino Autotrasporti”, una delle società più rappresentative della provincia di Salerno, ci racconta l’esempio emblematico di una azienda come la Doria, leader nella produzione di succhi di frutta e conserve di pomodoro. Ubicata nell’area che delimita l’agro nocerino e l’alto sarnese – una zona che, da sola, assolve all’80% della produzione nazionale di scatolame e conserve – starebbe valutando l’opportunità di chiudere i propri stabilimenti campani. E per l’indotto che c’è dietro, trasporti compresi, sarebbe un colpo durissimo.
        «Come si fa», argomenta Montanino, «a operare in queste condizioni? Noi autotrasportatori chiediamo da anni la realizzazione di un’area industriale dove poter effettuare le operazioni di carico e scarico delle merci. Quella di Sarno la si sta costruendo da anni ma non si riesce mai a completarla. Doria è un caso, il più appariscente, delle difficoltà patite ogni giorno nel continuare a fare impresa nella nostra provincia. Se in tempi rapidi non si riuscisse a invertire il trend, qui rischiamo tutti. Non riesco proprio a immaginarmela l’economia della zona senza il contributo delle nostre imprese. L’autotrasporto, da solo, copre un segmento importante di offerta occupazionale».
        In più, insiste Montanino, c’è un problema legato ai permessi: «Nel Porto di Salerno operano aziende che non hanno le autorizzazioni per farlo. Falsano il mercato. Chiediamo assolutamente più controlli».

        Il gap con il resto d’Europa
        Ma perché i Porti italiani non sono stati in grado di fare, in tutti questi anni, quanto si è realizzato altrove, come in Spagna, per esempio?
        «Nel nostro Paese», continua Riccardi, «come sistema portuale siamo fuori mercato da circa dieci anni! Cosa si è fatto per noi operatori della logistica? Rappresentiamo lo specchio delle attività industriali del Paese: improvvisate e, troppo spesso, clientelari. Ricordo una riunione alla quale partecipai qualche anno fa presso il ministero delle Infrastrutture e Trasporti; in quell’occasione, a noi terminalisti, vennero fatte precise promesse sugli interventi da compiere per rendere competitivi i Porti italiani. Promesse puntualmente disattese. Qualcuno parla dell’esempio spagnolo. Ebbene la Spagna è quello che potevamo essere e non siamo diventati per precise responsabilità della nostra classe politica. Cito un solo esempio: il Porto di Algeciras. In poco meno di cinque anni le autorità di quel Paese hanno scavato i fondali per poter accogliere le navi di grandi dimensioni e recuperato aree retro-portuali. Nell’ultimo anno hanno movimentato oltre 42,7 milioni di tonnellate di merci. La centralità del mediterraneo, per quel che concerne questo tipo di attività, non risiede più in Italia».

        Le occasioni perdute
        Eppure qualche decennio fa, proprio Salerno fu la prima struttura a lanciare il sistema del codice a barre per le operazioni di carico e scarico delle merci. Grazie al sistema “Cosmos” fu avviato un interessante progetto di informatizzazione per tutti quegli operatori economici impegnati nel Porto. Idee innovative per quegli anni.
        «L’amarezza maggiore, quella che ci crea più sconforto, è nello scarto sempre più profondo creatosi tra le garanzie offerte dai soggetti privati e quelle garantite dagli enti pubblici. I clienti di SCT vanno via dal Porto di Salerno per la mancanza di infrastrutture e non certamente per il servizio offerto dalla nostra società. Abbiamo ottime professionalità e tecnologie che ci invidiano dappertutto ma, anche, la peggiore burocrazia e il più alto grado di inoperosità statale».
        I collegamenti e l’attesa dei soldi “promessi”
        IL PORTO DELLE AUTOSTRADE DEL MARE
        Comprendere le debolezze dello scalo salernitano significa, anche, tenere in debita considerazione la particolare conformazione urbanistica e territoriale della città.
        Salerno, prendendo in prestito un’espressione di Francesco Messineo, segretario generale dell’Autorità Portuale, «è una città compromessa».Il Porto confina a est con la città, a ovest con la costiera amalfitana e a nord con le montagne. «Per rilanciare la nostra più importante infrastruttura», ci confida Messineo, «bisognerebbe realizzare un porto ex-novo in mezzo al mare. È l’unica strada a nostra disposizione. Per Salerno, impegnata sia nei traffici Ro-Ro che in quelli Ro-Pax sarebbe la soluzione ottimale».
        Il traffico passeggeri viene garantito dalla Caronte e dalla Grimaldi: ogni settimana ci sono due viaggi da e per Salerno con la Sardegna, la Spagna e la Sicilia.
        Grazie alle autostrade del mare, invece, gli autotrasportatori possono utilizzare la linea di collegamento con la Sicilia: navi in grado di trasportare sino a 100 tir alla volta collegano Salerno a Messina per più viaggi alla settimana. In questo modo molte aziende di trasporto ovviano alla Salerno-Reggio Calabria, l’esempio più fulgido di un’arteria autostradale che definire oscena è poco.
        Alberto Giordano, presidente dell’Associazione autotrasportatori dell’Agro, lamenta il mancato rimborso delle tariffe, concesso da parte del governo nazionale, per tutte quelle imprese che continuano a prediligere le autostrade del mare rispetto alle tratte tradizionali. «La legge è chiara», ci dichiara. «Le imprese hanno diritto a un rimborso pari al 20% sui costi sostenuti. I pedaggi sono bloccati al 31 dicembre del 2007 e tutto questo è davvero increscioso se commisurato alla situazione di crisi che investe il settore».
        Per fortuna, su questo fronte, qualcosa sembra muoversi. Dopo tre anni di attesa i soldi delle autostrade del mare dovrebbero arrivare. Difficile che sia sufficiente per un’iniezione di fiducia ai trasportatori del salernitano…

        LA LISTA DELLE CRITICITÀ
        pescaggi di appena 11 m, troppo bassi per le grandi portacontainer
        spazi retroportuali insufficienti, anche a causa della localizzazione della città, o troppo distanti
        collegamenti ferroviari praticamente assenti
        collegamenti stradali (Salerno-Reggio Calabria, Caserta-Salerno e Salerno-Avellino) in costante collasso.

        Perché ho riportato questo articolo? ( se il Direttore lo farà passare), solo per dimostrarLe che qualche “grido di allarme” era stato lanciato. La politica sorda.
        Non sono nessuno,non sono un tecnico, ma l’idea del tunnel mi piace.
        Spero che anche chi sarà eletto alla Regione prenda in considerazione queste Sue soluzioni ( ribadisco da profano non so se fattibili).
        L’idea “luminosa” di “luci di Artista”che pure è stata buona (detrattori permettendo) ha un difetto…… resta accesa pochi mesi all’anno…..è la verità.

        1. Gentile sig. Carlo,
          ho trovato davvero interessante il suo intervento di replica, col quale, oltre a manifestare espressamente curiosità nei riguardi della mia idea progettuale per un raccordo ferroviario a servizio del porto commerciale di Salerno, ha voluto anche farmi conoscere quella esplicita denuncia, fatta nel 2009 da Vincenzo Carriera di Federtrasporti, avverso una situazione che, dovuta a oggettive difficoltà di natura orografica, impedisce da sempre allo scalo di poter usufruire di adeguati spazi retroportuali.
          La questione, non di poco conto ai fini delle piena efficace e diversificata operatività del porto, è nota da decenni.
          Ero studente liceale, nella prima metà degli anni cinquanta del secolo scorso, e ricordo lunghe e appassionate dissertazioni, che coinvolgevano autorità, semplici cittadini e organi di stampa – invero molti di più di quanti al riguardo mi capita di sentirne ora – sul problema della delocalizzazione del porto verso sud-est, al di là dei confini comunali.
          Come può immaginare, molti “pro” e “contro” venivano espressi verso quella soluzione che per l’epoca sarebbe stata più favorevolmente perseguibile, oltre che essere la più logica e razionale per i margini di futura crescita che essa stessa garantiva: poneva infatti lo scalo marittimo nelle vicinanze di un’area industriale in via di sviluppo, forniva ampie disponibilità di spazi nel retroterra e facilitava la realizzazione di infrastrutture per i trasporti intermodali.
          Prevalsero invece interessi campanilistici e localistici e … il porto commerciale rimase dove è tuttora.
          Dal punto di vista tecnico-operativo, non si comprese che continuare a utilizzare l’unico binario che correva sul lungomare per arrivare dal porto alla stazione ferroviaria sarebbe stato come servirsi di mezzi artigianali in un mondo che si proiettava verso la meccanizzazione spinta e l’automazione fino alla informatizzazione attuale.
          infatti, ad un certo punto ne è stata decisa l’eliminazione e così il porto di Salerno – sarei tentato di definirlo sotto questo aspetto unico al mondo fra quelli similari – è rimasto privo di un raccordo che, sia pure a singhiozzo, ne consentiva il collegamento diretto con la rete ferroviaria nazionale.
          Dal punto di vista ambientale-paesaggistico, la presenza “dietro l’angolo” della costiera amalfitana doveva assolutamente sconsigliare il mantenimento in quell’area di una struttura marittima dedicata ad operazioni di tipo commerciale. Il suo potenziamento ha determinato la scomparsa di un esteso arenile, da sempre adibito a bagni pubblici per i salernitani, e ha creato un “vulnus” nel panorama ad ovest della città-
          Ancora, non si tenne conto – o forse ci fu una inspiegabile sottovalutazione – della presenza retrostante a molo Manfredi di un costone collinare che avrebbe creato grossi impedimenti per la realizzazione di idonei piazzali, nonché per l’incremento delle infrastrutture destinate ai transiti dei mezzi di trasporto.
          In seguito, si pensò di privilegiare la movimentazione di merci e container con l’uso di veicoli su gomma e si arrecò un ulteriore attacco al paesaggio con il fatidico viadotto intitolato al poeta Alfonso Gatto, che incombe su civili abitazioni e convoglia tir e grossi autoveicoli verso gli svincoli autostradali.
          Anche questi ultimi, trovandosi in zona collinare, soffrono per mancanza di spazio e spesso l’afflusso dei mezzi pesanti è causa di ingorghi che inevitabilmente si ripercuotono sul normale traffico autostradale e danno luogo a situazioni di forte inquinamento ambientale.
          Ormai sono trascorsi più di dodici anni da quando ho cominciato a divulgare una mia ipotesi progettuale che darebbe soluzione al problema.
          Essenzialmente essa consiste nel creare gli spazi retroportuali nell’agro nocerino sarnese, arrivandoci direttamente dal porto mediante un “traforo” a doppia canna – una adibita al transito dei convogli ferroviari e l’altra a doppio senso di marcia per i veicoli su gomma.
          Si realizzerebbe in loco una piastra logistica opportunamente attrezzata per diventare un punto di accumulazione e smistamento delle merci. Da tale area sarebbe poi possibile raccordarsi senza significative difficoltà di natura tecnica e ambientale con i corridoi nord-sud delle reti nazionali delle autostrade e delle ferrovie.
          Un simile potenziamento/adeguamento infrastrutturale colmerebbe la lacuna di cui soffre lo scalo salernitano, allineandone la configurazione per i trasporti intermodali a quella di altri porti in Italia e all’estero.
          Ho avuto modo di ricordare in passato i tanti esempi in cui i rispettivi responsabili pubblici e privati del settore hanno giustamente provveduto ad avviare opere di ammodernamento dei sistemi portuali, con particolare attenzione alle infrastrutture ferroviarie, perché ritenute più concorrenziali, congeniali con le future pianificazioni strategiche di complementarietà dei trasporti marittimi e terrestri e allineate con le pertinenti politiche nazionali e comunitarie.
          Specializzato in costruzioni navali, non posso entrare in dettagli tecnici per la realizzazione dell’opera in questione.
          Per certo so, a seguito di una mia lunga frequentazione di porti nazionali e esteri, che senza disporre di binari che arrivino fin sotto le fiancate delle navi all’ormeggio, l’operatività di un porto, per quanto attiva organizzata e frenetica possa essere, risulterà comunque zoppicante.
          Le moderne tecnologie nel settore dell’ingegneria civile e delle grandi costruzioni stradali e ferroviarie credo che diano sufficienti garanzie per la fattibilità del progetto.
          Mi sono adoperato perché queste e altre mie considerazioni venissero a conoscenza di autorità politiche locali e nazionali, di imprenditori e operatori del settore, di studiosi, tecnici e autorità accademiche, di alcuni organi di stampa, ecc,, anche perché il reperimento delle necessarie risorse finanziarie e il concretizzarsi del processo decisionale richiede il coinvolgimento di molti organi istituzionali.
          Posso anche convenire che, come del resto avvenuto fin dai primi anni dell’Unità d’Italia, anche per questa come per tante opere riguardanti il sud si è portati a fare valutazioni poco lungimiranti, procrastinandone progetti e realizzazioni, salvo poi recriminare il minore sviluppo economico del meridione che incide pesantemente sulla media nazionale.
          Ma … questo è tutt’altra storia!!
          Ben vengano quindi occasioni di dibattito che rendano il problema attuale e meritevole di esame.
          Alla fine, si guadagnerebbero posti di lavoro, si darebbe ulteriore impulso all’economia del territorio, si leverebbero dalle strade tanti autoveicoli fonte di pesante inquinamento ambientale, si farebbe un ulteriore passo in avanti per allinearsi a standard più avanzati.
          .

  3. Gentilissimo Ing.Perillo,
    nel mio piccolo essere curioso non posso che dirle grazie per la pasienza e la professionalità con cui ha voluto rispondermi.Grazie.
    Tanta professionalità e rigore scientifico ben altri lettori meriterebbe.
    Sono senza parole.Grazie.

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