CASALNUOVO: il monumento e la protesta !!

Aldo Bianchini

BUONABITACOLO – Onore al merito, è il caso di dire. Per ogni mio approfondimento sul Vallo di Diano prendo quasi sempre spunto da notizie apparse sul giornale online “Ondanews” che da un po’ di tempo ha deciso, purtroppo, di negare la possibilità di stampare e archiviare i suoi interessanti articoli di cronaca. Anche questa volta, quindi, mi accingo a commentare la “secca notizia” pubblicata in data 29 agosto 2015 dal prestigioso quotidiano online valdianese. La notizia riguarda l’edificazione di un piccolo monumento, con tanto di targa di dedica, per rinnovare nella memoria di tutti il ricordo del giovanissimo Massimo Casalnuovo deceduto la sera del 20 agosto 2011 in seguito ad una caduta dal suo scooter per effetto ed a causa di una pedata sul ciclomotore da parte del maresciallo dei carabinieri Giovanni Cunsolo (tesi dell’accusa) ovvero in seguito ad una caduta dal suo scooter per effetto ed a causa di una sbandata dovuta al tentativo di investire il maresciallo Cunsolo che, nell’occasione, si sarebbe soltanto legittimamente difeso (tesi della difesa). Su questo emblematico e sottile dilemma, enorme nella sua inquietante differenza, si dibatte il processo che ha registrato in primo grado l’assoluzione con formula piena del Maresciallo e la richiesta del PG ad un anno e sei mesi di condanna, sempre del Maresciallo, in appello; un appello che, si badi bene, è tuttora in pieno svolgimento presso il Tribunale di Potenza. Al centro della vicenda la sorte di due persone, la prima purtroppo deceduta e la seconda sotto processo da quattro anni e sotto costante tensione psico-fisica anche nei rapporti quotidiani, non soltanto familiari. Sul caso ho scritto molto, quasi fino alla noia, ed ho approfondito i singoli capitoli della storia cercando sempre di mantenere un giusto equilibrio tra narrazione dei fatti reali e interpretazione delle varie fasi processuali con una attenzione particolare alle tante, e tutte contrastanti tra loro, dichiarazioni rese in sede giudiziaria dai presunti “testimoni oculari” di quella tragica sera. Nel corso di questi anni si sono susseguite molte, e tutte impressionanti per la presenza di gente, manifestazioni in ricordo di Casalnuovo, a comprova che quel giovane era sicuramente benvoluto da tutti a Buonabitacolo; anche se, come ben si sa (e lo dovrebbe sapere anche il giovane sindaco), la morte in genere e la morte di un giovane, in particolare, non si accompagna mai al ragionamento pacato ed alla serenità di giudizio. Insomma chi vuole ricercare una razionalità nei comportamenti post mortem di un giovane da parte dei familiari e degli amici sbaglia in maniera clamorosa, la morte già di per se è irrazionale, figurarsi quando sfortunatamente colpisce un giovane che ha ancora tutta la vita davanti a se. Ci vuole, però sempre un elemento catalizzatore, un personaggio che sia in grado di attutire i pur giusti rigurgiti, a volte anche violenti, di giustizia fai da te. Ma cosa è accaduto a Buonabitacolo in queste ultime settimane che ha provocato la dura reazione del difensore del maresciallo, avv. Renivaldo Lagreca, che ha inviato il seguente e insolito comunicato alla stampa (tratto da Ondanews): “Ho sempre rispettato, e rispetto, la memoria di questo sfortunato Giovane, non di meno trovo l’iniziativa del Comune di Buonabitacolo inopportuna ed anzi inquietante sotto diversi profili, a parte l’evidente violazione della legge 1188/1927 che vieta la dedicazione di monumenti in luoghi pubblici a persone prima del decennio dalla scomparsa e più di qualche dubbio sulla regolarità urbanistica del manufatto. Ma più di tutto ritengo offensivo e finalistico il riferimento testuale contro l’amministrazione della Giustizia che, si badi, non ancora ha concluso il suo corso. Avanti a sì palese e strumentale ricerca di consenso populistico e violazione di legge, stimo di non dover dire nulla agli Amministratori, auspico invece l’intervento dello Stato affinché si ribadisca il senso del limite e della legalità”. Dico subito che non sono d’accordo con l’assunto dell’avvocato quando invoca la legge 1188/1927 che ormai è più che superata dalla prasi e consuetudine nella quotidianità corrente; diversissimi sono i casi in questo Paese di intitolazioni prima del compimento dei dieci anni dalla scomparsa del soggetto interessato, anzi in qualche caso la intitolazione avviene anche in vita. Non mi permetto di azzardare giudizi sull’eventuale regolarità urbanistica del manufatto in quanto non sono un tecnico, anche se sono pienamente convinto che un avvocato impegnato e conosciuto come Renivaldo Lagreca non può perdere la sua credibilità sparando cazzate. Per quanto attiene, invece, l’opportunità, non tanto dell’edificazione del manufatto ma del contenuto della dedica apposta sulla targa, dell’iniziativa del Comune (sempre che si sia trattata di una iniziativa del Comune e non soltanto di mera autorizzazione) mi trova perfettamente in linea con il pensiero del difensore del maresciallo Cunsolo. Anzi l’avv. Lagreca è stato fin troppo morbido nei riguardi del Comune e, credo, soprattutto del giovane sindaco che mai e poi mai avrebbe dovuto consentire l’iscrizione di quella frase e soprattutto delle ultime due parole: “In memoria di Massimo Casalnuovo giovane ventiduenne vittima di un’ingiustizia”; andando poi lui stesso ad inaugurare il monumento. Capisco perfettamente che in quelle ultime due parole c’è tutta la giusta rabbia dei familiari della vittima ma non è neanche possibile pensare o immaginare che possa essere proclamata, a perenne memoria, un’ingiustizia prima ancora che la giustizia compia il suo naturale corso che, ricordo, nel nostro Paese è costituito da tre gradi che vanno rispettati fino in fondo. Solo per fare un esempio mi piace ricordare a tutti che a Sassano, fraz. Silla, è stato eretto un monumento in ricordo dei quattro ragazzi vittima di quel mortale incidente stradale; ma nella fattispecie il sindaco Tommaso Pellegrino si è ben guardato da iscrivere frasi sibilline e, in costanza di attività giudiziaria in corso, ha più intelligentemente dedicato il monumento a tutte le vittime della strada. Ed in questo caso c’è poco da scoprire in sede processuale, sappiamo tutti come e perché e ad opera di chi i ragazzi sono morti. Un sindaco, ogni sindaco, è il custode di tante cose in una comunità (piccola o grande che sia), tra cui anche la legalità; oltretutto un sindaco, ogni sindaco, una volta eletto ha il dovere di assumere le vesti dell’elemento catalizzatore in grado di assorbire ed attutire i pur giusti rigurgiti di giustizia fai da te. Soprattutto quando, come nel caso della morte per causa violenta di Casalnuovo, questi rigurgiti possono mettere in discussione l’ordine pubblico. E su questo ultimo aspetto credo che la Procura della Repubblica di Lagonegro avvierà, se non lo ha già fatto, una doverosa indagine conoscitiva.

NOTA: Poco prima della pubblicazione del presente articolo ho letto di un comunicato emesso dall’avv. Cristiano Sandri (legale della famiglia Casalnuovo) che merita sicuramente un approfondimento a parte.

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