Casalnuovo: è inchiesta giudiziaria sul monumento ?

Aldo Bianchini
BUONABITACOLO – Per poter avviare una seria e coscienziosa inchiesta giudiziaria, sulle polemiche seguite all’inaugurazione del monumento in ricordo di Massimo Casalnuovo, le ragioni adesso ci sono proprio tutte. C’è stata la reazione-precisazione dell’avv. Renivaldo Lagreca (difensore del maresciallo Giovanni Cunsolo), c’è stato il silenzio assordante dell’amministrazione comunale di Buonabitacolo e del suo sindaco e c’è stata la presa di posizione della famiglia del povero Casalnuovo che per evitare false e fuorvianti interpretazioni del loro pensiero si è affidata alle cure dell’avvocato Cristiano Sandri del foro di Roma. Il quadro, quindi, è chiaro e ben delineato ed alla luce delle due diverse prese di posizione è agevole affermare che il caso sull’opportunità di quella scritta, inserita sulla targa ai piedi del monumento, esiste ed è anche rumoroso. A tal proposito ci ha pensato lo stesso avv. Sandri ad irrobustire la tesi dell’inopportunità e degli effetti che quella scritta potrebbe avere sul normale decorso della giustizia quando ha testualmente scritto: “Non vorrei entrare in un argomento che esula dal mio ruolo e che riguarda unicamente l’aspetto emotivo di questa triste vicenda. A questo proposito, a mio parere, credo che la scultura dedicata alla memoria di Massimo non potrà influenzare in alcun modo il giudizio della Corte d’Assise d’Appello di Potenza, trattandosi di un aspetto emotivo” (fonte Ondanews). Capisco che l’avv. Sandri aveva interesse a smussare le spigolosità della vicenda ma il suo muoversi con molta astuzia e sagacia professionale non gli ha consentito, però, di trattare l’unico argomento in discussione che non riguarda il monumento (sul quale anche Lagreca non ha avuto molto da ridere) ma la scritta che da sola potrebbe non influenzare ma offendere la giustizia. E la giustizia, l’avv. Sandri lo sa benissimo, è un bene che dobbiamo tenerci molto stretto al di à della sua sempre contestata efficienza. In discussione è proprio la parola “ingiustizia” che colpisce l’immaginario collettivo e ferisce la “giustizia”; anzi potrebbe suonare addirittura come una sentenza anticipata. E questo possiamo consentirlo nelle discussioni da bar dello sport, ma sicuramente non possiamo scriverlo ai piedi di un monumento, non tanto perché il processo è tuttora in corso ma soprattutto perché il termine “ingiustizia” suona comunque e sempre male sotto qualsiasi latitudine. Per chi non avesse seguito le varie fasi della triste vicenda di Massimo Casalnuovo è bene riscriverla in poche battute: “Massimo Casalnuovo è deceduto la sera del 20 agosto 2011 in seguito ad una caduta dal suo scooter per effetto ed a causa di una pedata sul ciclomotore da parte del maresciallo dei carabinieri Giovanni Cunsolo (tesi dell’accusa) ovvero in seguito ad una caduta dal suo scooter per effetto ed a causa di una sbandata dovuta al tentativo di investire il maresciallo Cunsolo che, nell’occasione, si sarebbe soltanto legittimamente difeso (tesi della difesa). Su questo emblematico e sottile dilemma, enorme nella sua inquietante differenza, si dibatte il processo che ha registrato in primo grado l’assoluzione con formula piena del Maresciallo e la richiesta del PG ad un anno e sei mesi di condanna, sempre del Maresciallo, in appello; un appello che, si badi bene, è tuttora in pieno svolgimento presso il Tribunale di Potenza. Al centro della vicenda la sorte di due persone, la prima purtroppo deceduta e la seconda sotto processo da quattro anni e sotto costante tensione psico-fisica anche nei rapporti quotidiani, non soltanto familiari”. Nelle prossime settimane, ovviamente, ne sapremo di più in merito all’eventuale avvio dell’azione giudiziaria da parte della Procura della Repubblica di Lagonegro, mentre sullo sfondo si avvicina sempre di più la data fatidica della sentenza di secondo grado da parte della Corte d’Assise d’Appello di Potenza.

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