MIGRANTI: Schengen, extracomunitari, musulmani, europei e italiani

Aldo Bianchini

SALERNO – In tutti i talk show televisivi i nostri grandi politici, da Matteo Renzi ad Angelino Alfano,  parlano e difendono strenuamente i cosiddetti “patti di Schengen” che furono stipulati per garantire la libertà di movimento di tutti i cittadini europei nell’ambito dei confini dell’Unione Europea. Ottimo, non c’è che dire, purchè si applichi seriamente ed a tutti i cittadini dell’Europa; invece nella  quotidianità accade di tutto e il contrario di tutto.

Accade che gli extraeuropei, anche loro, si muovono liberamente ed a piacere su tutto il territorio europeo, avendo anche la possibilità di scegliere a loro giudizio dove poggiare le valige o i sacchi e stazionare per lungo tempo, senza altre regole limitative. Accade anche che gli extracomunitari entrano da uno dei paesi comunitari, non si fanno identificare o almeno si fanno identificare in parte per continuare ad avere la possibilità di spostarsi dove meglio loro aggrada. Detto questo e tenuto conto della strenua difesa di Schengen da parte dei nostri politici (difesa anche spocchiosa perché consente di liberarsi subito degli extracomunitari non identificandoli seriamente, e l’Europa in questi giorni ci punirà) mi chiedo se Renzi e Alfano siano mai andati all’estero (nella fattispecie negli USA) come semplici cittadini ed abbiano affrontato le difficoltà per entrare in quei paesi esteri. Faccio un esempio che calza alla perfezione con quanto ho in animo di dire a disdoro della difesa strenua dei due politici dei patti di Schengen. Un cittadino italiano deve andare negli USA, dove peraltro è già stato più volte e più volte è stato identificato anche attraverso le impronte digitali, quindi è titolare di un regolare passaporto.

Sta per partire di nuovo ma questa volta vorrebbe rimanere negli USA almeno per sei mesi per essere ospitato in casa del figlio e del nipote che vivono in Florida. Occorre una incredibile serie d documentazione, compreso il mod. 730 suo e del coniuge, i relativi estratti conto bancari, la richiesta fatta dal figlio nel consolato italiano in America; tutta la documentazione va per tempo esibita al console americano in Italia (nel consolato più vicino al luogo di residenza del richiedente) che la deve esaminare per decidere di concedere o meno i sei mesi anzichè i classici tre di cui il richiedente avrebbe diritto normalmente. Ma la trafila selettiva non finisce qui; il console americano in Italia pretende ed ottiene che nella sede del consolato si presentino sia il richiedente che l’eventuale coniuge per un interrogatorio diretto e simultaneo; ma per poter entrare in consolato insieme i due coniugi devono anche esibire il loro certificato di matrimonio da esibire insieme ai rispettivi passaporti. Non so se queste cose le conoscono i due grandi politici di questo Paese (Renzi e Alfano) e non so se le conoscono i mitici conduttori dei talk show televisivi che invadono e irretiscono le nostre ore serali e pomeridiane. Basterebbe fermarsi a ragionare su quanto ho scritto per indurre tutti a più serene riflessioni prima di sparare fregnacce dagli schermi televisive; anche perché se va bene difendere i patti di Schengen è altrettanto vero che nei controlli di chi entra in Europa (migranti o no) bisognerebbe essere almeno più seri e severi nella loro identificazione. Ah !! dimenticavo forse la cosa più importante; il certificato di matrimonio viene firmato dai funzionari del comune di competenza, ma non basta; la firma di detti funzionari deve essere autenticata da un funzionario della Prefettura del territorio. Insomma una procedura che ha veramente fasi assurde; e pensare che dagli USA in queste ore sono state annunciate nuove restrizioni e controlli più serrati; mentre qui da noi continuiamo a difendere i patti di Schengen che non abbiamo mai saputo applicare e rispettare. E dulcis in fundo !! per ottenere il colloquio con il console americano in Italia è necessario fare online un versamento di 85,00 € pari a circa 100,00 dollari statunitensi. E scusate se è poco.

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