SALERNO – #Napolivale, twitta Andrea Cozzolino a sostegno della candidatura per le primarie napoletane della deputata dem Valeria Valente. La storia politica di Andrea Cozzolino, classe 1962, attualmente parlamentare europeo, pare essere curiosamente legata proprio alle primarie. Da quelle del 2011 per il candidato a sindaco di Napoli, vinte e poi annullate per presunti brogli, a quelle del 2015 per la presidenza della Regione Campania, perse malamente contro De Luca nonostante il tifo a favore della Segreteria Nazionale e dei renziani, continuamente rassicurati dall’impalpabile Orfini sulla vittoria dell’eurodeputato e sulla sconfitta dell’inviso De Luca, già gravato dalle vicende giudiziare e dal tormentone Severino.
Se le primarie paiono essere, per Cozzolino, un richiamo irresistibile, non si poteva certo ipotizzare una sua esclusione dalla attesissima sfida napoletana. E così, eccolo schierato accanto alla Valente ma, soprattutto, contro Antonio Bassolino. Quello stesso Bassolino di cui è stato per un decennio ed oltre uomo di fiducia. E’ forse questo l’aspetto che, nella presa di posizione di Cozzolino, ha stupito maggiormente:il voltafaccia nei confronti dell’antico maestro, di colui il quale, all’apice del suo potere, ha fatto di Cozzolino il proprio alter ego, il prescelto, il delfino. E così, la parola che maggiormente compare nei commenti del pubblico del web è “tradimento”.
Può, dunque, questo episodio essere catalogato come l’ennesimo tradimento politico? E, soprattutto, ha senso oggi parlare ancora, di tradimento o -come sostiene Giuliano Ferrara- in politica il tradimento non esiste?
La storia dell’umanità è costellata di tradimenti: da quello amoroso a quello degli ideali, dal tradimento religioso a quello politico: da Don Giovanni a Bruto e Cassio, da Giuda a Benedict Arnold fino a Scilipoti e, forse, a Cozzolino.
Ma in politica, come nella vita -la storia lo insegna- i giudizi assoluti non hanno senso, benché ognuno sia istintivamente portato a esprimerli. Deve subentrare, poi, la rielaborazione e la riflessione. In questo senso un tradimento può non essere un tradimento, ma l’espressione di una libertà.
E sul tradimento nella storia molto si è detto e molto è stato scritto. Paolo Mieli ha di recente sostenuto che tra le varie, infinite leggi che ne regolano lo studio, due sono superiori alle altre. La prima: chi vince non verrà mai considerato un traditore. La seconda: il tradimento è questione di date, ciò che oggi è considerato un tradimento, domani potrà essere tenuto nel conto di un atto coraggioso.
Come si fa, dunque, a distinguere tra un volgare tradimento e l’esercizio, finanche coraggioso, della propria libertà di scelta?
Fanfani e Casini, Craxi e Martelli, Berlusconi e Fini, Khol e Merkel sono solo alcuni tra i più noti casi di rapporti conclusisi con un tradimento, o quantomeno con una presa di distanza percepita e denunciata come tale da molti.
In realtà si tratta di casi totalmente differenti tra loro. In alcuni di essi a giustificare il tradimento sembra essere stata la ragion di stato. Sia Merkel che Martelli (o Amato), hanno vissuto dei passaggi drammatici della propria storia politica nazionale, tali da rendere inevitabili, a parere di molti, le loro scelte. In quei casi, la presa di distanza dai leader(Khol e Craxi) rappresentava il tentativo di salvare il proprio partito e il Paese. Le storie, come è noto, si sono concluse in modo del tutto differente. E probabilmente per questo il tradimento della vincente Merkel è stato dimenticato, al contrario di quello del sopravvissuto Amato e dello sconfitto Martelli.
La storia politica nostrana più recente, invece, sembra abbastanza lontana dai tradimenti per ragion di stato. La narrazione appare molto più brutale. E così,nella macro categoria dei traditori di ultima generazione, immaginandola a mo’ di gironi danteschi, potremmo individuare queste semplici tipologie:
-il traditore ideologico; è quello che tradisce per restare fedele alle proprie idee. Antepone l’etica delle proprie convinzioni a quella della responsabilità. In genere i traditori ideologici esistono prevalentemente nel campo politico della sinistra sofferente. Caso esemplare: Bertinotti.
-il traditore narcisista; è quello che ha la sindrome dell’eterno secondo. Avverte il proprio capo come nettamente inferiore a lui, e decide di affrancarsene. Solitamente, ha una vita politica autonoma longeva come quella di un insetto acquatico: da un’ora a un’ora e mezza. Caso esemplare: Fini.
-il traditore goliardico; è quello che non si diverte se non tradisce. Alla fine, cosa ottenga dal tradimento è assolutamente secondario. Lo utilizza per affermare la propria esistenza al mondo, altrimenti inavvertita. E’ quello che, morettianamente, si chiede:mi si nota di più se vado e sto in disparte o se non vado per nulla? Caso esemplare: Civati.
-Il traditore costituzionale; è più forte di lui, non può fare a meno di tradire. E’ nel suo genoma. Ne ha bisogno fisiologicamente. Deve tradire e ritradire, fino a perdere il conto. Solitamente, il traditore costituzionale non suscita polemiche né indignazione: lo si accetta con cristiana rassegnazione. Caso esemplare: Mastella
-Il traditore folk; è un elemento di colore, presente in qualsiasi contesto, e si distingue solitamente per i tratti naif della propria personalità. Genera ilarità diffusa tra i più benevoli e sdegno tra gli esasperati. Caso esemplare: Scilipoti.
-Il traditore mistico-poetico; una vita da mediano, sempre all’ombra dei leader, si distingue per il carattere mite e introspettivo. Quando tradisce, ha la necessità di trovare delle spiegazioni etico-filosofiche, con spunti lirici. Caso esemplare: Bondi.
Ad oggi, è difficile dare una risposta alla domanda iniziale: la vicenda Cozzolino- Bassolino sarà ricordata come l’ennesimo caso di tradimento o come un coraggioso esercizio di libertà? Probabilmente, come ci ha insegnato la storia, dipenderà molto dall’epilogo della vicenda. Da chi saranno i vincitori e chi gli sconfitti. Tuttavia, un elemento di coraggio può essere riscontrato in ogni forma di tradimento: bisogna avere molta audacia nel mettersi contro la propria storia o contro le proprie convinzioni. Se ne sarà valsa la pena sarà il tempo a dirlo. Una cosa è certa: il tradimento non trionfa mai: qual è il motivo? Perché se trionfa, nessuno osa chiamarlo tradimento.
Bellissimo pezzo!
Molto divertenti le categorie dei traditori