Camorra & Politica/32: sciolto il Comune di Scafati !!

 

Aldo Bianchini

 

SALERNO – Siamo all’epilogo, ma anche questo era abbondantemente scontato, per non dire assolutamente inevitabile. Preferisco, quindi, iniziare questo mio approfondimento da un titolo giornalistico e da una dichiarazione molto umana e sentita. Il titolo è quello de Il Mattino.itInfiltrazioni della camorra a Scafati sciolto il Consiglio Comunale”. La dichiarazione è quella dell’ex sindaco di Scafati dr. Pasquale Angelo Aliberti: “Apprendo con profondo dolore la notizia dello scioglimento del consiglio comunale di Scafati, dopo una indagine di lunghi mesi. Non sono più Sindaco ma sono certo della legittimità degli atti prodotti e della camorra che sempre abbiamo tenuto a distanza, adottando anche atti forti. Leggeremo le motivazioni e insieme agli avvocati valuteremo, da subito, un eventuale ricorso al Tribunale Amministrativo. È giusto che paghi chi ha commesso errori, non è giusto penalizzare una comunità se non ci sono chiari e validi elementi di condizionamento. È una battaglia di giustizia nei confronti degli scafatesi tutti perché sono certo che il sindaco e i loro rappresentanti istituzionali li hanno scelti sempre in libertà e nella democrazia. Un abbraccio forte”. Sicuramente apprezzabile la dichiarazione di Aliberti, anche se fatta su una vicenda ineluttabilmente scontata e storicamente catalogabile tra quelle cose che nel nostro Paese vanno in questo modo, punto. A me personalmente piace commentare e non scrivere semplicemente la notizia che, comunque, va data esattamente come l’ha data Il Mattino. Il duplice passaggio tra Ministro dell’Interno e Consiglio dei ministri, a meno di sconvolgimenti politico-giudiziari, è soltanto burocratico anche se tra la richiesta di scioglimento del ministro e la concessione del consiglio dei ministri passa più o meno tempo a secondo le appartenenze politiche, ma alla fine lo scioglimento è inevitabile. Chi ha in mano il bandolo della matassa è la Commissione di Accesso che la Prefettura compone ed invia nei Comuni per il controllo finale degli atti. Sfido chiunque a trovare una Commissione d’Accesso che si mette di traverso rispetto alle richieste restrittive del PM, alle conferme del GIP, alle determinazioni del Riesame per finire alle decisioni della Cassazione. Cosa potrebbe fare, mi chiedo, una semplice Commissione di Accesso nel bel mezzo di una furiosa battaglia giuridico-giudiziaria se non confermare, pari pari, quanto già ratificato e sottoscritto dal GIP. Nessuno se ne deve rizelare ma è proprio così; è accaduto in passato, accade oggi e accadrà in futuro. Oltretutto la Commissione d’Accesso è un organo puramente amministrativo che non può, di certo, mettersi a sbarrare la strada a provvedimenti giudiziari dei quali si conosce poco o nulla. Se così non fosse e se dovessimo prendere per oro colato il lavoro svolto dalla Commissione tra marzo e settembre 2016 avremmo la sentenza penale già bella e scritta; fortunatamente lo stato di diritto è garantito da un dibattimento pubblico nelle cui poiueghe può ancora accadere di tutto e di più. Alla luce di tutto questo appare abbastanza malinconica e poco produttiva la dichiarazione dell’ex sindaco, anche se fatta spontaneamente e sulla base di sentimenti riconoscibili come facenti parte del modo di essere dello stesso personaggio. Adesso, però, la parola conclusiva passa alla Corte di Cassazione che dal 7 marzo in poi dovrà pronunciarsi sulle richieste restrittive avanzate dal PM circa la libertà personale di Pasquale Aliberti ed altri e convalidate dal Tribunale del Riesame che ha riconosciuto, contrariamente al GIP, anche la componente dell’associazione politico-mafiosa nei rapporti tra l’amministrazione comunale di Scafati e la cupola camorristica della zona. Nell’attesa della Cassazione a Palazzo Mayer si è insediato dal 28 novembre 2016 (momento delle dimissioni di Aliberti) il commissario prefettizio Vittorio Saladino. Fatti salvi i nominativi, che cambiano ad ogni commissione, mi sembra di assistere ad una sceneggiata già vista e costruita sulla scorta di un copione ampiamente conosciuto e ripetitivo. Questa è la giustizia, amici lettori, prendere o lasciare. Dietro ogni sfogo, dietro ogni messaggio (è quello di Aliberti, se lo si legge attentamente, è un forte messaggio) che induce a riflessioni serie, pacate ed obiettive. Cercherò di farlo nelle prossime puntate di questa lunga telenovela; per il momento anticipo alcuni punti salienti: 1) Il gip parla di “possibile corruzione elettorale”, possibile e quindi non scontata; 2) Il Riesame va oltre e parla di “metodo mafioso”; 3) E ancora, se il clan era operativo tra il 2006 e il 2008 con quale clan nel 2015 Aliberti avrebbe attivato il metodo mafioso ?. Ma tutto questo lo vedremo nella prossima puntata.

       

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