GAMBINO: la vergognosa assoluzione !!

 

Aldo Bianchini

 

SALERNO – Questa volta la buona notizia per Alberico Gambino è arrivata dal Tribunale di Napoli che ha mandato assolto l’attuale consigliere regionale per una vicenda giudiziaria abbastanza vecchia. Con grande sobrietà, come è nel suo costume, Alberico Gambino ha salutato l’assoluzione senza enfasi, senza proclami ma con grande rispetto per il lavoro svolto dai giudici e qualche frecciatina a chi ha sfruttato i suoi guai giudiziarie per “farlo fuori” politicamente. Signori si nasce, direbbe Totò, e Gambino è indubbiamente un signore.

Ma prima di andare avanti con il mio approfondimento è giusto pubblicare il breve e conciso comunicato con cui l’ufficio stampa del consigliere regionale ha annunciato la sua assoluzione proclamata nel pomeriggio del 27 aprile scorso: “”Questo pomeriggio, i Giudici del Tribunale di Napoli hanno assolto, definitivamente, il Consigliere Regionale Alberico Gambino dall’accusa di peculato (previa riqualificazione dell’ipotesi dell’accusa originaria in abuso d’ufficio) perché il fatto non costituisce reato. La vicenda risale al 2005 e nasce dall’utilizzo della carta di credito del Comune di Pagani in dotazione al primo cittadino. Desidero ringraziare, innanzitutto, l’avvocato Michele Tedesco che, oltre ad essere stato sempre al mio fianco in questa vicenda, è stato sin dal primo momento convinto di riuscire a ribaltare la sentenza di primo grado -ha dichiarato il Consigliere Regionale Alberico Gambino- Si chiude, con questa assoluzione, una vicenda che ha rappresentato una pagina buia della mia vita personale e di uomo delle istituzioni. Si conclude, dunque,una storia che mi ha costretto a lasciare la città di Pagani nelle mani di uomini che si sono rivelati piccoli, incapaci e bugiardi. Ma, come recita l’ultimo singolo di Fiorella Mannoia, siamo ancora qui!”.

E’ vero che Alberico Gambino è ancora qui, ma chi lo ripagherà di tutti i momenti di terrore e di grande sconforto che ha vissuto per colpa di una inchiesta che molto verosimilmente non doveva neppure essere portata all’attenzione di un tribunale di questo Paese. E’ vero che Alberico Gambino è ancora qui, ma è altrettanto vero che senza quell’inchiesta sull’utilizzo della carta di credito del Comune molto verosimilmente non ci sarebbero state le altre inchieste che sei anni dopo (la mattina del 15 luglio 2011) portarono addirittura all’arresto di un personaggio molto scomodo per tutta la politica provinciale e regionale dopo che aveva contribuito con i suoi 28mila voti nelle elezioni regionali del 2010 alla vittoria netta e decisiva di Stefano Caldoro alla guida della Regione Campania.

Dico questo perché Gambino, all’indomani dell’esplosione del “caso carta di credito” cercò di difendersi con tutte le sue forze e sembrò anche che potesse farcela; non aveva calcolato che per una strana sorte del destino era entrato nel mirino della magistratura ma anche della gente comune; e fu proprio quell’insano “desiderio giustizialista” della gente comune che diede alla magistratura la forza per il colpo finale culminato con l’arresto del 2011.

Non credo che la conferenza stampa, annunciata in tutte le salse, per l’annuncio dell’assoluzione sia stata rinviata perché “il Consigliere Gambino è stato convocato questa sera a Roma per una riunione propedeutica all’assemblea nazionale di Fdi in programma nella giornata di domani”; ritengo piuttosto che Gambino, con una scelta molto giudiziosa, abbia deciso di preferire la strada più contenuta del comunicato stampa ben studiato e molto aderente alla realtà dei fatti. Ha prediletto la strada di chi non ha vendette da conseguire, insomma si è comportato da signore.

Ma qual è la realtà dei fatti ?, potrebbe chiedere qualcuno. E’ presto detto. Nella fattispecie dell’utilizzo della carta di credito del Comune si annida una delle poche possibilità da parte della magistratura di entrare nella pubblica amministrazione (p.a.) ed arrivare direttamente al personaggio politico principale (vedasi anche il caso dell’ex sindaco di Roma dr. Ignazio Marino per il quale la Procura aveva chiesto la condanna a 3anni, 1 mese e 10 giorni di carcere) che, altrimenti, sarebbe difficile colpire, coperto com’è dalla legge che attribuisce tutte le responsabilità delle scelte ai funzionari ed ai dirigenti dei vari settori della p.a. come previsto dalla legge varata sul finire degli anni ‘90 dal centro-sinistra di D’Alema e Prodi.

Verso queste considerazioni ci deve portare la stessa formula “il fatto non costituisce reato” con cui Gambino e lo stesso Marino sono stati assolti. In pratica se è vero che Gambino aveva utilizzato la carta di credito è pur vero che quell’utilizzo non costituiva reato; ed è proprio questa formula che dovrebbe indurre i magistrati inquirenti sicuramente ad indagare su questi presunti reati ma anche a fare un passo indietro per andare alla ricerca delle prove a discarico come la legge impone non soltanto ai magistrati giudicanti. Da queste mancate prove di forza istituzionale e investigativa discende, lo vogliano riconoscere o meno tutti coloro che esercitano il potere investigativo, la famigerata “persecuzione giudiziaria” della quale certamente Alberico Gambino è stato una vittima sacrificale.

Fortunatamente, per lui, Gambino è riuscito a mantenere sempre un atteggiamento pacato e riflessivo anche nei momenti drammatici della sua vita. Ricordo le immagini che si snocciolavano sotto i miei occhi, e quelli di tanti altri giornalisti, al momento della traduzione di Gambino dal carcere nell’aula bunker del Tribunale di Nocera Inferiore per la prima udienza del processo “Linea d’ombra”; quelle immagini (rimbalzate poi su tutte le tv locali e, quindi, anche in casa dell’imputato) mi procurarono una sorta di dolore fisico anche perché negli occhi di Alberico Gambino (che incrociai per qualche attimo) leggevo la sua serena certezza di innocenza ma vedevo anche l’incredibile barbarie in cui spesso precipita la giustizia.

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