ZIRPOLI: quando la pubblica amministrazione è spietata !!

Aldo Bianchini
SALERNO – Se una determina è legittima, come lo è, perché continuare a tergiversare nel prepararla e nel sospenderla rapidamente; quasi come se sulla stessa incombesse un timore di chissà quali conseguenze disciplinari se non addirittura penale-
A questa perenne indecisione è legata, però, la sorte di una giovane donna disabile, Patrizia Zirpoli, che con grande professionalità per alcuni anni ha portato avanti un progetto di telelavoro con l’Amministrazione Provinciale di Salerno; il progetto partorito dalla prima giunta Cirielli in maniera assolutamente legittima è diventato come fosse stato ideato per favori personali nei confronti di alcuni soggetti, tra i quali Patrizia, portatori di varie disabilità e, quindi, impossibilitati a lavorare in un ufficio tradizionale se non attraverso l’istituto del telelavoro che consente di svolgere i compiti affidati stando comodamente a casa con tutte le strutture adatte a chi non possiede tutte le caratteristiche psico-fisiche tali da farlo inquadrare come un normodotato.
Dispiace continuare a scendere su questo terreno insidioso, a metà strada tra il pietismo e la concessione, ma la realtà spesso è molto dura e per questo è ancora più incomprensibile l’atteggiamento dell’Ente Provincia nei confronti sia della giovane Patrizia che di altri beneficiari del telelavoro previsto ampiamente dalle leggi in vigore ovvero dal piano triennale della Azioni Positive che la stessa provincia di Salerno ha già adottato fin dal 2010.
Dopo varie incertezze e prese di posizione bislacche (a dir poco !!) ecco che nel gennaio 2017 Patrizia è stata trasferita dall’ufficio legale nel settore ambiente per lo svolgimento del telelavoro regolamentato da precise indicazioni del medico competente dell’Ente e su base di un preciso ordine di servizio. Ma agli inizi dello scorso mese di marzo ecco la sorpresa: il dirigente Casella trasferitosi al settore personale scriveva al dirigente della Zirpoli per chiedere di revocare mi l’ordine di servizio perché illegittimo. Secco il rifiuto del dirigente di settore, altrettanto decisa la reazione di Casella che scriveva al direttore generale (che tra l’altro era al corrente del telelavoro perché notificato dal dirigente del settore ambiente, di cui sopra) affinché revocasse nuovamente e d’autorità il telelavoro. A questo punto, di fronte a simile rigidità amministrativa, Il direttore generale rispondeva che il telelavoro del settore ambiente era realmente illegittimo. Conseguentemente Il progetto e la determina che erano stati preparati sono nuovamente ripiombati nel silenzio e nell’assurda ed incomprensibile chiusura della pubblica amministrazione nei confronti di chi, invece, ha bisogno di lavorare per cercare di recuperare il gap che inevitabilmente una disabilità crea.
Per entrare nello specifico, senza violare la necessaria privacy, è opportuno ricordare che Patrizia è portatrice di una grave patologia rara, invalidante, riconosciuta e certificata da diversi ospedali -UOC genetiche del capoluogo-, certificata anche dal medico competente dell’amministrazione nel 2012 e nel 2017 che evidenziava la sua difficoltà a prestare l’attività in condizioni di normalità e consigliava la prestazione in telelavoro. Da premettere che l’Ente è sempre stato a conoscenza del suo stato di salute e delle evoluzioni che lo stesso stato di salute registra nel tempo; e per una giovane donna, tra l’altro laureata, non è facile sopportare una simile umiliazione.
Per saperne di più non resterà che attendere il tempo necessario per capire se l’Amministrazione sta perseguendo una giusta e legittima contestazione oppure cerca di liberarsi di Patrizia e degli altri per far posto a new entry per ragioni, ovviamente, squisitamente politiche.

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