Primarie 2019: PD, sette nani … in attesa di Biancaneve

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Aldo Bianchini

 

SALERNO – Il prossimo 12 dicembre sapremo chi, come e perché ambisce alla segreteria nazionale del Partito Democratico; sapremo innanzitutto quanti saranno i candidati alla poltrona più ambita nel contesto dei tanti partiti o movimenti presenti sul palcoscenico della politica italiana.

            Per il PD sarà l’ora della verità; sapremo finalmente quale scelta avrà fatto Matteo Renzi, ovvero se intenderà ritornare alla segreteria del partito o andare via e fondarne uno nuovo sul modello del “Partito per l’Italia” che già aveva anticipato quando era ancora segretario e presidente del consiglio dei ministri. Le ultime voci danno per “quasi” certo il ritorno di Renzi come candidato alla segreteria, in tanti però giudicano questa eventualità come una iattura per il partito e per l’intera sinistra. Ma noi tutti sappiamo che “quasi” in politica non è soltanto una parte invariabile del discorso ma un momento dubitativo che può sfociare anche in un disastroso finale.

            Al momento gli ipotetici personaggi, che dovrebbero presentare le loro candidature ufficiali entro il 12 dicembre per poter competere nelle primarie del partito che si terranno il 3 marzo 2019 (un mese dopo la convention nazionale del 2 febbraio), sono rimasti in 6: Nicola Zingaretti, Maurizio Martina, Francesco Boccia, Dario Corallo, Maria Saladino e Cesare Damiano.  

            Erano addirittura in 8, con Matteo Richetti e Marco Minniti; ma questi ultimi due si sono arresi il primo il 27 novembre scorso e il secondo appena il 6 dicembre.

            Forzando la conta numerica dei soggetti in campo sembra poterli accostare alla fiaba dei Fratelli Grimm dei mitici “sette nani” in attesa della Biancaneve di turno.

            Ebbene chi potrebbe essere, in carne e ossa, la Biancaneve di turno nella corsa alla prestigiosa segreteria del PD ?

            Difficile rispondere su due piedi alla domanda, per farlo in maniera compiuta occorrerebbero pagine e pagine di racconto perché la situazione è talmente complessa e delicata che descriverla in poche parole è impresa assai ardua.

            Per quella che può essere la mia esperienza vissuta per casi analoghi, ma mai confrontabili o sovrapponibili perché in politica niente è confrontabile o sovrapponibile, potrebbero essere addirittura due le Biancaneve che i sette nani stanno aspettando lottando, con colpi bassi, per conquistare la prima fila al cospetto della vera regina di tutto il reame.

            La prima Biancaneve rischia di essere quella più deleteria per la tenuta non solo del partito ma anche dell’intero sistema politico nazionale che potrebbe uscire dalla vicenda con le ossa rotte; il suo nome è Matteo Renzi che, impegnato in una sorta di “ritorno al futuro”, senza scrupoli ha prima costruito il personaggio Minniti, poi lo ha fatto ministro dell’interno, dopo lo ha lanciato verso la segreteria del partito e infine lo lasciato solo allo sbaraglio mettendolo in condizione di fare un passo indietro.

            La seconda Biancaneve potrebbe essere la soluzione giusta; il suo nome è Maurizio Landini (che io definisco il Salvini della sinistra) che riesce a farsi ascoltare dagli operai (che era la base storica della sinistra), dai sindacati (finanche Susanna Camusso si è arresa alla sua ascesa), dagli imprenditori e, caso più unico che raro, anche dagli iscritti al partito che compongono le file vecchie e nuove di una grande sinistra italiana ed europea. Certo, Landini, non ha tutte le qualità delle cosiddette “competenze” dei tecnici essendo Egli un istintivo che parla alla pancia di chi lo ascolta; ma la competenza si compra e la si mette al servizio di chi deve governare; guai a lasciare che le competenze governino da sole (come spesso accade oggi) senza la guida carismatica di chi riesce a farsi ascoltare da tutti, anche da chi dissenziente si tura il naso.

            In questo senso c’è una dimostrazione storica di uomini che hanno governato il mondo senza competenze personali; e l’hanno governato anche meglio di tanti altri che sono arrivati in quel ruolo sull’onda di competenze che spesso si sono dimostrate anche finte. Non è qui il caso di fare l’elenco dei personaggi cui mi riferisco, ma tanti di questi nomi sono sotto gli occhi di tutti e disseminati in ogni parte del mondo.

            Nelle ultime ore la candidatura di Maurizio Landini cresce di peso e di consenso; ce la farà, innanzitutto a candidarsi e poi a vincere le primarie ? Non mi azzardo a rispondere, posso solo parlare della situazione di fatto già scatenatasi dopo le mosse di Renzi; all’improvviso i tanti (tra i quali De Luca) che si erano schierati con l’ex ministro dell’interno sono rimasti orfani di padre.

            Nei prossimi giorni potrebbe accadere di tutto e di più.

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *