ELEZIONI 2020: Piero De Luca, il Mezzogiorno e il Vallo di Diano

 

Aldo Bianchini

TEGGIANO – Semmai ce ne fosse stato ancora bisogno la conferma è venuta dal convegno organizzato dal Partito Democratico del Vallo di Diano sul tema: “Il nuovo PD nel Mezzogiorno – ripartiamo dal Vallo di Diano”; la conferma riguarda l’on. Piero De Luca che, a mio parere, va sempre più affermandosi come una entità a se stante, distinta ed anche (per quanto possibile !!) assolutamente slegata dal clichè (inteso come  schema di un ragionamento o di un discorso, e anche di un comportamento, che si ripete abitualmente) tipico del padre Vincenzo, attuale governatore della Campania, e politico di lungo corso.

Con questo non voglio dire, e non lo dico, che Piero de Luca non abbia nel suo DNA i cromosomi paterni; ce li ha e come. Tanto è vero che, oltre a parlare a braccio come il padre, ha un  timbro di voce ed una cadenza dialettica che richiama molto la tipica espressione paterna; ha, però, tratti somatici diversi e molto più morbidi; riesce a dire anche cose di un certo peso e rilievo politico senza alterarli divenendo, così, più simpatico alla gente che lo ascolta. E nel merito posso dire che chi lo ascolta lo fa con una predisposizione quasi naturale, non servizievole ed assolutamente paritaria.

Queste le prime grandi qualità dell’uomo politico Piero De Luca che ovviamente non riesce ancora a calamitare le folle oceaniche cui ci ha abituati il “deluchismo sfrenato”, ma che riesce a centrare gli argomenti e, soprattutto, a farli penetrare nell’immaginario collettivo con grande profondità. Per esempio non è assolutamente facile per un politico del PD dire che non ama “Quota 100” e nel contempo sostenere che non va cancellata perché non è possibile in questo Paese che ogni governo che arriva distrugge tutto quello che è stato fatto dal governo precedente. Ogni fenomeno, ha detto, va giustamente analizzato e soprattutto lasciato che arrivi a conclusione per capirne gli effetti ed apportare le normali modifiche.

Un ragionamento che anche un praticante di sinistra come Nicola Oddati stenta a capire; e l’altra sera ha stentato a capirlo e stava finendo, nel corso del suo intervento, in chiaro conflitto con Piero; segno questo della notevole distanza che esiste tra il nuovo e il vecchio a dimostrazione che qualche volta il vecchio farebbe bene a zittire o addirittura a togliersi di mezzo per fare largo alle nuove leve ed alle nuove congetture politiche. Un ragionamento che non potrà mai capire un politico locale come Salvatore Chirico che ancora ha il coraggio di chiedere che Tommaso Pellegrino deve dare giustificazioni e spiegazioni sulla sua scelta di andare, o rimanere, con Matteo Renzi; chiaro segno questo di una politica retriva e per nulla aperta ai cambiamenti. E con questi politici il PD non è destinato ad andare lontano.

Sicuramente Piero De Luca non è un leader, per cercare di esserlo deve ancora lavorare, e molto; e deve, soprattutto, affinare le tecniche di comunicazione per far meglio passare il nuovo messaggio di cui sembra essere portatore; e in tutta sincerità devo dire che per farlo si è attrezzato al meglio mettendo in piedi una efficiente macchina comunicazionale che vede in prima linea la brava Carla Polverino (e lo dico non solo per i fatto di averla avviata proprio io al “mestiere di giornalista”) per coagulare in  un unico gruppo alcune specifiche entità e identità politiche.

Per queste ragioni in sala, l’altra sera nell’aula consiliare di Teggiano intitolata al sen. Antonio Mario Innamorato, c’era poca gente e c’erano soltanto tre sindaci del Vallo di Diano (Raffaele Accetta, Donato Pica e Francesco Cavallone; tutti e tre con un cervello pensante e, credo, autonomo) oltre al sindaco Michele Di Candia che era ospitante; ma per Piero De Luca è meglio così perché tutti gli altri sindaci del PD valdianese  sono soltanto dei peones in attesa di fare velocemente il salto della quaglia (appena si illumineranno i primi sintomi della caduta), non dico verso Matteo Renzi, sicuramente verso  lidi molto lontani dal deluchismo di maniera che ha, purtroppo, insabbiato per sempre le velleità di un comprensorio che anche da lui in questi ultimi quattro anni non ha avuto assolutamente niente se non le solite prebende per sfilate, sagre, feste e festini.

Ecco, seppure in maniera molto soft, è questo il lavoro che sta facendo Piero in giro per tutta la provincia di Salerno; non credo che abbia già iniziato la campagna elettorale per il padre, piuttosto lavora da tempo per creare uno specifico consenso sul suo nome costruendo ad hoc una macchina elettorale che sia completamente diversa, più giovane e snella di quelle viste finora sulla piazza.

Ci riuscirà ? l’impresa non è delle più facili; dovrà liberarsi da quegli schemi stereotipati che il deluchismo ha imposto e che i peones non sono stati in grado di scalfire ed hanno subito senza battere ciglio, anzi spesso applaudendo anche quando venivano tacciati di insipienza politica.

A commento della pur interessante serata di Teggiano qualcuno ha con me sussurrato che “Si doveva parlare del rilancio del Vallo di Diano e così non è stato; mi viene difficile pensare al PD senza considerare De Luca e Luciano che hanno offerto uno spettacolo pietoso”; pur dovendo ammettere che in parte il commentatore ha ragione devo però indurlo ad una riflessione seria e positiva; cioè bisogna dare ai due giovani emergenti della sinistra salernitana (Piero De Luca del PD e Federico Conte di LeU) qualche possibilità in più per poter meglio spiegare la loro idea di “progetto politico futuro”; loro ci stanno provando, Piero più di Federico, e devono velocemente allontanarsi dagli schemi paterni.

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