CORONAVIRUS: da Franca con amore e speranza alle amiche e agli amici …..

 

La redazione

I coniugi Rocco Cimino e Franca Cancro

SALERNO / TEGGIANO – Ritorna nuovamente sulle pagine di questo giornale la professoressa Franca Cancro, di Teggiano, con una lettera aperta spedita con amore e speranza alle amiche e agli amici valdianesi ma anche a tutti i lettori dovunque essi siano.

 

“”L’ interruzione  forzata del regolare ritmo  delle nostre vite ci impone pensieri e riflessioni ed io, se voi me lo consentite, vorrei condividere i miei  con la vostra intelligente  sensibilità. Il titolo  delle divagazioni di questa sera potrebbe essere “l’ aperitivo”.

In questi tristi giorni,non privi, tuttavia,della forza che ci dà  la cristiana appartenenza,  sentiamo spesso e giustamente invitare i giovani a comportamenti civili e responsabili evitando aperitivi ed assembramenti.

Queste sagge raccomandazioni suscitano una domanda: “perché  per i giovani l’ aperitivo è  diventato una parte così rilevante della loro socialità ? Non c’è  niente  di male, ovviamente, nella cosa in sé ma io vorrei capire attraverso quali processi di indottrinamento sociale,grazie a quali massicce campagne mediatiche, esso sia assurto al rango di ineludibile  rito collettivo di una comunità  che quasi quotidianamente si  autocelebra in vivaci simposi … E la risposta c’è . .. Ricordate cari amici quando, in occasione di eventi tragici quali gli attentati terroristici, il sacrosanto sdegno che  invadeva tutti noi, dalla stampa veniva associato al lamento per l’impossibilità, nel mondo occidentale, di continuare  a vivere come sempre ? E ricordate, pure, che tra le abitudini ritenute più distintive del nostro stile di vita si citava ossessivamente l’aperitivo?!! Orbene, in questi ultimi decenni la nostra civiltà è stata colpita al cuore più volte e non voglio citare le stragi che hanno seminato lutti nelle città  europee ….. ne ricorderò  una  soltanto … un fatto la cui emblematica  violenza è  la metafora tragica della  condizione  in cui  versano  le  fondamenta della nostra  società: l’uccisione sull’ altare di Padre Jaques Hamel a Saint Etienne di Rouvray nel 2016 da parte di due affiliati dello stato islamico. La reazione dei media ma anche della società  civile di fronte  a sì  grave misfatto fu tiepida, la morte di un povero sacerdote  non apparve meritevole di flash mob, non di nastrini su whatsapp, ne’di hashtag  nell’etere sempre  sensibilissimo al destino delle formiche e di ogni  microscopico organismo vivente.

Bene, sentir parlare, in toni sofferti, di quanto la civiltà  europea fosse ferita nella  sua libertà ridotta, badate bene, a due esigenze vitali, l’aperitivo  e  i concerti, faceva male al cuore .

L’indifferenza a drammi quali l’uccisione  di Padre Hamel e dei milioni di Cristiani  perseguitati nel mondo,pone alla coscienza di noi Cattolici un interrogativo  pressante:come siamo giunti a tutto questo? Non voglio parlare di altri pesi europei ormai perduti al Cristianesimo, voglio parlare del nostro paese, culla del Cattolicesimo; vorrei capire quali sistemi perversi, quale incuria delle istituzioni, quale illanguidirsi dei freni morali, quale sfilacciamento dei vincoli familiari, quali nuovi bisogni sbandierati ostinatamente come diritti abbiano potuto determinare  tutto  questo.

In pochi decenni siamo passati  dal velo sul capo quando  si entrava in chiesa  all’impudenza  più sfacciata  e  scollacciata dell’abito nei luoghi sacri, da un’educazione  familiare il cui perno era la formazione  cristiana ad una famiglia che educa a coltivare  le emozioni  quali che siano, da una concezione dell’amore non avulso da principi  e valori  ad una esaltazione dell’ amore fine a se stesso, sempre e comunque autoassolutorio. Tutto ciò  non ha tutelato tanti poveri giovani dalle follie perniciose che il “progresso” quotidianamente  ci propone. Li ha resi più  fragili e li ha privati di una solida formazione etica rendendoli vittime inconsapevoli  di un sistema valoriale la cui cifra distintiva è  la totale assenza di regole e limiti … ma non tutto è  perduto forse … questa tragedia che l’Italia sta vivendo ci offre spazi infiniti di riflessioni, preghiere e meditazioni  … forse la vita e Qualcuno lassù, vuol darci una seconda possibilità: darci il tempo per recuperare valori, curare sentimenti, ma anche vivere e ascoltare il silenzio””.

 

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