App IMMUNI: quanto ne sappiamo davvero?

Angela D’Alto

(opinionista)

 

Angela D'Alto

VALLO di DIANO – Quando nel Vallo di Diano sono iniziati a uscire i primi casi di positività al Covid, sotto i post Facebook di qualsiasi giornalista, c’erano decine e decine di commenti di persone che chiedevano di sapere “i nomiiiii!!!!!” . Ed ovviamente non per curiosità o gusto del pettegolezzo (almeno spero), ma per il timore di essere stati in qualche modo a contatto con i suddetti. E questo è accaduto nonostante il distanziamento sociale, la quarantena e la ricostruzione dei contatti che ogni Comune ha fatto. Ora che siamo alla vigilia della fase due, sarà certamente più difficile controllare in modo così rigido le relazioni interpersonali. Tra le varie misure in campo, si parla di questa App, che ancora non è stata messa a punto completamente ma che dovrebbe grosso modo funzionare così : tutti gli smartphone saranno in grado di riconoscere e registrare i codici identificativi degli altri smartphone, sempre dotati di Immuni , che si trovano nelle vicinanze. Una volta installata basterà scaricarla e andare in giro con il telefonino. Nel caso in cui ci si dovesse scoprire positivi al virus, insieme al risultato del test verrà fornita una chiave che sbloccherà la lista dei codici degli altri utenti che verranno avvisati con una notifica.

Immuni non geolocalizza, quindi non guarda dove siamo, ma chi abbiamo incontrato. Non vengono registrati né i dati anagrafici né il numero di telefono e l’app non accede alla rubrica telefonica .

L’indicazione del ministero è chiara: i dati trattati dal sistema vanno resi sufficientemente anonimi da impedire l’identificazione dell’interessato.

In estrema sintesi: io esco col mio telefono, con l’app scaricata. Attraverso un tracciamento anonimo, se dopo una settimana si scopre che una persona che è stata vicina a me (a meno di due metri, per più di qualche minuto) è positiva, vengo avvisata. Ma non mi si dice nè dove nè con chi sono entrata in contatto. Perché potrebbe essere avvenuto al lavoro, al supermercato, su una panchina. Non ha importanza. È, in sintesi, un metodo iper veloce e tecnologico della vecchia ricostruzione dei contatti, che finora veniva fatta, e per la quale tutti ogni volta chiedevano ‘nomiiii’!

Questo, senza avere nomi, che non ci interessano, o luoghi, ci consentirebbe di andare immediatamente a fare il tampone.

Certo, tutti teniamo alla nostra privacy e andrà garantita, ma vediamo di capire almeno di cosa si discute. Se avremo tutte le garanzie e la nostra privacy non risultasse stravolta, perché rifiutare a priori? È un metodo che in altri Paesi (vedi Corea del Sud) ha dato ottimi risultati.

Ovviamente, per funzionare al meglio dovrebbe essere installata da quanti più utenti possibile, e accompagnata da una adeguata campagna di screening e monitoraggio con tamponi e test sierologici, anche a campione sugli asintomatici.

Ps: ogni volta che giocate su Fb a ‘quale ortaggio sei’ , ‘che significa il tuo cognome’ e compagnia bella, effettuate una cessione di dati sensibili senza manco accorgervene. Sarà una cosa un po’ più seria , questa app, sulla quale almeno ragionare senza urlare al complotto spionistico?

 

 

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