Quarant’anni dopo l’assassinio di Walter Tobagi, giornalista del Corriere della Sera e Presidente dell’Associazione Lombarda dei Giornalisti . Un riformatore: modello di testimonianza civile di chi crede nella democrazia.

Dr. Pietro Cusati (giurista – giornalista)

Walter Tobagi, giornalista del Corriere della Sera

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Milano,28 maggio 2020.’’Testimoniare,informare,raccontare storie ed eventi senza cercare di condizionare in modo inopportuno è infatti un compito difficile e faticoso,che richiede capacità,competenza ed equilibrio. Credo che oggi siamo di fronte a una sfida diversa,che dobbiamo inquadrare correttamente per riuscire ad affrontarla con buone probabilità di successo. E’ molto impegnativa,perché riguarda la costruzione dei sistemi di valori individuali che formano la base dei comportamenti.’’Così Luca Tobagi nel quarantesimo anniversario dell’assassinio del giornalista Walter ,suo padre, avvenuta a Milano,erano le 11 del mattino, del 28 maggio 1980,ucciso con cinque colpi di pistola alle spalle,a pochi passi da casa sua,all’età di 33 anni, da parte di un commando delle brigate rosse . Un professionista preparato ,serio e onesto,una delle firme più prestigiose della stampa italiana . Scomodo agli ambienti terroristi perché , come disse lo scrittore Leonardo Sciascia : “seppe capire che il terrorismo era il tarlo più pericoloso per il paese e per la democrazia”. Era nato il 18 marzo 1947 in una frazione di Spoleto, a San Brizio, in Umbria. Cominciò a fare il giornalista giovanissimo, prima all’Avanti! e poi all”Avvenire. Da sempre interessato ai temi sociali, nel 1972 cominciò a scrivere per il Corriere della Sera. Uccisero un uomo, non le sue idee. Da giornalista diceva :“Bisogna cercare di capire per poter spiegare” e da sindacalista suggeriva: “Non sono le parole tonanti, ma i comportamenti di ogni giorno che modificano le situazioni, danno senso all’impegno sociale: il gradualismo, il riformismo, l’umile passo dopo passo sono l’unica strada percorribile per chi vuole elevare per davvero le condizioni dei lavoratori”. La lezione di Walter Tobagi è preziosa sia per il mestiere di giornalista sia per l’attività del sindacato. La sua regola era di equilibrio, scrupolosità, accuratezza nel lavoro. Di questi tempi si può dire che il suo metodo era, ed è ancora, il perfetto antidoto alle fake news. Perciò lo si studia nelle scuole di giornalismo. Il Presidente della Repubblica Sergio Mattarella con un articolo sul “Corriere della Sera” ,il 28 maggio 2020, con il titolo: “Perchè Walter Tobagi ci esorta alla speranza”,ne ricorda l’autorevolezza . “Era un democratico, un riformatore, esempio di un giornalismo libero, aveva al suo attivo studi, saggi storici, indagini di carattere sociale e culturale”. ‘’La società è cambiata in questi decenni – scrive il Presidente Mattarella – ma la sfida della libertà, dell’autonomia, dell’autorevolezza della professione giornalistica è sempre vitale. Il desiderio di scavare nella realtà per portare alla luce elementi nascosti, oltre a essere buon giornalismo, aiuta anche a trovare semi di speranza. Di questo abbiamo bisogno”.  Luca Tobagi, figlio di Walter, ricordando il padre in un reportage sul Corriere della Sera, ha sottolineato l’importanza della commemorazione, in un’Italia ‘’ non così diversa da quella di 40 anni fa: “Quando si parla della vicenda di mio padre o di altre persone che, come lui, hanno saputo assumersi le responsabilità di scelte molto costose, dal punto di vista personale, perché riconoscevano il valore di fare il meglio possibile il proprio dovere, il proprio lavoro, di utilizzare il proprio talento in un modo utile a migliorare la società per tutti, bisogna guardare alle vite, non alla loro brusca interruzione. Alle vite vissute intensamente e con pienezza in un contesto che, bello o brutto, rappresentava la «normalità»”. In uno dei suoi ultimi articoli aveva scritto :i terroristi non sono samurai invincibili. L’onestà intellettuale di Tobagi e la voglia di affermare la propria autonomia sono la stella polare di chi fa il giornalista, ma più in generale di chi crede nella democrazia.

ll nome di Tobagi come possibile obiettivo era già emerso nel gennaio del 1979 e  in quell’occasione fu proposta al giornalista una scorta che lui rifiutò.Il giorno prima di essere ucciso Walter Tobagi disse, quasi a presagire l’attentato: «Evitiamo che si avveri, come vuole il terrorismo, l’imbarbarimento del Paese, che interrompa il civile dibattito  e stiamo a vedere a chi toccherà la prossima volta.»

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