MASSIMO TROISI L’ADDIO 26 ANNI FA AD APPENA 41 ANNI, ERA IL 4 GIUGNO DEL 1994:’’ Ha fatto più miracoli il tuo verbo di quello dell’amato San Gennaro’’. ‘’Quando c’è l’amore c’è tutto. No, chell’ è ‘a salute!’’ – l’amore per il Napoli: “Mi piacerebbe essere Bruscolotti”

 

 

Dr. Pietro Cusati (giurista – giornalista)
San Giorgio a Cremano, 4 giugno 2020 – Ventisei anni fa si spense a soli 41 anni Massimo Troisi ,attore,regista, sceneggiatore e cabarettista ,«il comico dei sentimenti» , il «Pulcinella senza maschera», è considerato uno dei maggiori interpreti nella storia del teatro e del cinema italiano. Nato a San Giorgio a Cremano il 19 febbraio 1953 mori a Ostia il 4 giugno 1994, dopo la fine del suo film più impegnativo, “IL POSTINO’’. Troisi aveva  uno stile inconfondibile, che esaltava una capacità espressiva sia verbale che  mimica e gestuale con la quale riusciva a unire ruoli prettamente comici a quelli più riflessivi.Erede di Eduardo e  Totò , una napoletanità che avrebbe traghettato in un diverso sentire, quella della “nuova Napoli” di Pino Daniele e di Roberto De Simone. Iniziò la carriera insieme al gruppo  “I Saraceni” e poi con gli amici de “La Smorfia” ,Lello Arena ed Enzo Decaro.Il successo fu inatteso,erano gli  anni ’80 che portavano alla ribalta insieme a lui la generazione dei Moretti e dei Benigni, ma fu proprio con Benigni  che  Troisi  trovo’ un’empatia istintiva con il clamoroso successo di “Non ci resta che piangere” (1984). Fu  Ettore Scola  a intuire le potenzialità di un attore/autore assolutamente unico fino a farne l’anima del suo appassionato “Il viaggio di Capitan Fracassa” (1990), in cui vestiva la maschera di Pulcinella e a dargli l’opportunità di dialogare sul set con un maestro come Marcello Mastroianni..  Ancora oggi resta il sentimento di un talento irripetibile e luminoso che senza Napoli non sarebbe esistito ma che a Napoli ha restituito la statura di una vera capitale mondiale. Il Pulcinella senza maschera oggi avrebbe l’età giusta per prendersi l’Oscar che il destino gli ha negato. “26 anni fa moriva Massimo Troisi, un figlio di questa città che non ha mai dimenticato la sua provenienza e ha portato il nome di San Giorgio a Cremano nel mondo ,ha detto il  Sindaco Giorgio Zinno.  Quest’anno purtroppo non possiamo celebrare la sua grandezza come avremmo voluto e come abbiamo sempre fatto con intellettuali, amici e con le persone che lo hanno apprezzato, amato e seguito. A lui oggi va il pensiero di tanti, dai suoi colleghi  ai suoi concittadini che ne apprezzano non solo il talento di attore e regista, ma anche quella sua gentilezza, riservatezza e genialità quotidiana. Massimo incarna a pieno la nostra identità cittadina ed ha contribuito a creare un forte senso di appartenenza al nostro territorio,  tanto che da decenni ormai San Giorgio a Cremano gli dedica il Premio Massimo Troisi, il Premio è solo rinviato. Stiamo  vagliando diverse possibilità per fare in modo che  la città non rinunci a questo appuntamento culturale, artistico e ricco di giovani talenti comici che è diventato ormai un tratto distintivo della nostra città”.

A San Giorgio a Cremano, la città natale nella quale mosse i primi passi nel cabaret al Centro Teatro Spazio, è sempre vivo il ricordo di quanti lo conobbero, dei cittadini comuni che lo hanno apprezzato. Dopo la morte di Troisi, Roberto Benigni rese nota una poesia in onore del suo amico Massimo, che fu letta in tv da Renzo Arbore .

‘’Non so cosa teneva dint’a capa;

intelligente, generoso, scaltro,

per lui non vale il detto che è del Papa,

morto un Troisi non se ne fa un altro.

Morto Troisi muore la segreta

arte di quella dolce tarantella,

ciò che Moravia disse del Poeta

io lo ridico per un Pulcinella.

La gioia di bagnarsi in quel diluvio

di jamm, o’ saccio, ‘naggia, oilloc, azz!;

era come parlare col Vesuvio,

era come ascoltare del buon Jazz.

“Non si capisce”, urlavano sicuri,

“questo Troisi se ne resti al Sud!”

Adesso lo capiscono i canguri,

gli Indiani e i miliardari di Holliwood!

Con lui ho capito tutta la bellezza

di Napoli, la gente, il suo destino,

e non m’ha mai parlato della pizza,

e non m’ha mai suonato il mandolino.

O Massimino io ti tengo in serbo

fra ciò che il mondo dona di più caro,

ha fatto più miracoli il tuo verbo

di quello dell’amato San Gennaro’’.

 

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