Dr. Pietro Cusati (giurista – giornalista)
NAPOLI, 17 ottobre 2020 .I paesi del cratere ,la mostra fotografica nel quarantesimo anniversario del terremoto del 23 novembre 2020 : “Fate presto”, a cura del grande maestro Mimmo Jodice,è approdata a Napoli nel Consiglio regionale della Campania, per ricordare il terremoto che erroneamente va solo sotto il nome dell’Irpinia…“Fate presto”, fu il grido delle Regioni Campania e Basilicata, mentre i soccorritori scavavano a mani nude e tiravano fuori dalle macerie oltre 8mila feriti e quasi 3mila morti. Quella ferita ,quella scossa l’Italia e il mondo lo capirono molte ore dopo, interi nuclei abitati rasi al suolo e centinaia di persone intrappolate tra le macerie in attesa di soccorsi che non arrivavano e il grido di allarme del Presidente Pertini..”Fate Presto“, oggi è il titolo della raccolta di fotografie che attraverso le immagini di luoghi e persone mostra quella ferita che ancora non è solo ricordo. Per tutto il mese di ottobre 2020 , presso gli uffici del Centro direzionale sarà possibile ammirare una selezione di foto della collettiva di proprietà della Provincia di Salerno ed esposta permanentemente presso la Villa d’Ayala a Valva(SA). L’iniziativa ricade all’interno del progetto “In luogo del terremoto. Il quarantennale tra Irpinia e Alta Valle del Sele”, promosso dall’associazione La Prediletta, in collaborazione con la Presidenza del Consiglio regionale della Campania. Un viaggio in alcuni dei paesi più colpiti dal terremoto del 1980, tra le province di Avellino e Salerno, partito a luglio 2020. Per tutta l’estate luoghi simbolici o location, che testimoniano l’avvenuta ricostruzione, sono stati trasformati in contenitori di arte e cultura, con installazioni, performance, mostre fotografiche e dibattiti.
Le fotografie esposte presso l’isola F13 del Centro direzionale sono state scattate da: Mario Cresci, Luciano D’Alessandro, Mario De Biasi, Vito Falcone, Mauro Galligani, Gianni Giansanti, Mimmo Jodice, Roberto Koch, Giorgio Lotti. Mimmo Jodice vive e lavora a Napoli, dove è nato nel 1934 e dove è stato docente di Fotografia all’Accademia di Belle Arti dal 1970 al 1996. Fotografo di avanguardia fin dagli anni sessanta, attento alle sperimentazioni ed alle possibilità espressive del linguaggio fotografico, è stato protagonista instancabile nel dibattito culturale che ha portato alla crescita e all’affermazione della fotografia italiana in campo internazionale.Erano le 19.34 di domenica 23 novembre 1980 quando una scossa di 90 secondi del 10° grado della scala Mercalli colpì le nostre zone, con epicentro tra i comuni di Teora, Castelnuovo di Conza e Conza della Campania, interessando un’area di 17mila chilometri quadrati.“Non vi sono stati i soccorsi immediati che avrebbero dovuto esserci , disse due giorni dopo Sandro Pertini, allora Presidente della Repubblica. Ancora dalle macerie si levavano gemiti, grida di disperazione di sepolti vivi”.
Lo storico discorso del Presidente della Repubblica Sandro Pertini :“Italiane e italiani, sono tornato ieri sera dalle zone devastate dalla tremenda catastrofe sismica. Ho assistito a degli spettacoli che mai dimenticherò. Interi paesi rasi al suolo, la disperazione dei sopravvissuti . Sono arrivato in quei paesi subito dopo la notizia che mi è giunta a Roma della catastrofe, sono partito ieri sera. Ebbene, a distanza di 48 ore, non erano ancora giunti in quei paesi gli aiuti necessari. È vero, io sono stato avvicinato dagli abitanti delle zone terremotate che mi hanno manifestato la loro disperazione e il loro dolore, ma anche la loro rabbia. Quello che ho potuto constatare è che non vi sono stati i soccorsi immediati che avrebbero dovuto esserci. Ancora dalle macerie si levavano gemiti, grida di disperazione di sepolti vivi. Nel 1970 in Parlamento furono votate leggi riguardanti le calamità naturali. Vengo a sapere adesso che non sono stati attuati i regolamenti di esecuzione di queste leggi. E mi chiedo: se questi centri di soccorso immediati sono stati istituiti, perché non hanno funzionato? Perché a distanza di 48 ore non si è fatta sentire la loro presenza in queste zone devastate? Non deve ripetersi quello che è avvenuto nel Belice dove a distanza di 13 anni non sono state ancora costruite le case promesse. I terremotati vivono ancora in baracche: eppure allora fu stanziato il denaro necessario. Le somme necessarie furono stanziate. Mi chiedo: dove è andato a finire questo denaro? Chi è che ha speculato su questa disgrazia del Belice? E se vi è qualcuno che ha speculato, io chiedo: costui è in carcere? Perché l’infamia maggiore, per me, è quella di speculare sulle disgrazie altrui. Quindi, non si ripeta, per carità, quanto è avvenuto nel Belice, perché sarebbe un affronto non solo alle vittime di questo disastro sismico, ma sarebbe un’offesa che toccherebbe la coscienza di tutti gli italiani, della nazione intera e della mia prima di tutto”.“Un appello voglio rivolgere a voi, italiane e italiani, senza retorica, un appello che sorge dal mio cuore, di un uomo che ha assistito a tante tragedie, a degli spettacoli, che mai dimenticherò, di dolore e di disperazione in quei paesi. A tutte le italiane e gli italiani: qui non c’entra la politica, qui c’entra la solidarietà umana, tutte le italiane e gli italiani devono mobilitarsi per andare in aiuto a questi fratelli colpiti da questa nuova sciagura. Perché, credetemi, il modo migliore di ricordare i morti è quello di pensare ai vivi”.