Il codice del consumo,i diritti dei consumatori: le clausole vessatorie.

 

Dr. Pietro Cusati (Giurista – Giornalista)

Il Codice del consumo, ovvero il  Decreto legislativo 6 settembre 2005, n. 206,reca le disposizioni vigenti in materia di tutela dei consumatori ,si compone di 170 articoli e  comprende la maggior parte delle norme emanate dall’Unione Europea,  per la protezione del consumatore e  deve essere garantita la possibilità di acquisire una consapevolezza dei propri diritti e interessi, al fine di poter essere in grado di compiere una scelta “consapevole” nell’acquisto di beni e nella fruizione di servizi.Dalla pubblicità alla corretta informazione, dal contratto, alla sicurezza dei prodotti, fino all’accesso alla giustizia ,l’azione di classe, cioè della procedura dinanzi al Tribunale finalizzata all’ottenimento del risarcimento del danno in capo a ciascun componente del gruppo di consumatori danneggiati da un medesimo fatto e alle associazioni rappresentative di consumatori e agli articoli da 33 a  38 disciplina le clausole cosiddette vessatorie. Le clausole che, malgrado la buona fede, determinano a carico del consumatore un significativo squilibrio dei diritti e degli obblighi derivanti dal contratto . L’eventuale natura vessatoria delle clausole è demandata  al Giudice in relazione al caso concreto, con onere della prova in capo al consumatore che intende invocarla. Le clausole abusive rientrano nell’elenco di cui all’art. 36 del codice del consumo, la cosiddetta  lista nera e comportano la nullità relativa del contratto. Di conseguenza, mentre la clausola dichiarata abusiva si considera non apposta, il contratto rimane valido per la rimanente parte . Si tratta di una nullità di protezione che  può essere invocata solo dal consumatore ed è rilevabile d’ufficio dal Giudice. In caso di dubbio, la disciplina sulla vessatorietà va sempre applicata nel senso più favorevole al consumatore.Oltre alla tutela individuale riservata al singolo consumatore, il Codice del Consumo prevede espressamente il rimedio dell’azione inibitoria esercitabile da parte delle associazioni dei consumatori e dalle Camere di Commercio volta a far cessare l’uso delle condizioni cui sia stata accertata l’abusività. La stessa abusività, inoltre, può essere dichiarata dall’Autorità garante della concorrenza e del mercato anche d’ufficio. Diritto alla correttezza, alla trasparenza e all’equità nei rapporti contrattuali si intende la predisposizione e formulazione del regolamento contrattuale in modo chiaro e comprensibile, cioè in modo completo e leggibile, nel rispetto della clausola di buona fede e impostando i contenuti in modo tale che siano considerati “giusti” da entrambe le parti. I diritti dei consumatori, definiti come “fondamentali” sono i diritti alla tutela della salute,alla sicurezza ed alla qualità dei prodotti e dei servizi,una adeguata informazione e ad una corretta pubblicità,esercizio delle pratiche commerciali secondo i principi di buona fede e di correttezza e di lealtà;educazione al consumo,correttezza, alla trasparenza e all’equità nei rapporti contrattuali,promozione ed allo sviluppo dell’associazionismo libero, volontario e democratico tra consumatori e gli utenti,erogazione di servizi pubblici secondo standard di qualità ed efficienza. Il codice  riconosce per la prima volta tutela giurisdizionale non solo ai diritti che riguardano la persona come individuo, ma anche a quelli che riguardano la persona come membro delle formazioni sociali nelle quali si svolge la sua personalità, elevando espressamente la posizione del consumatore, al rango di veri e propri diritti soggettivi, garantendone di conseguenza la tutela individuale e collettiva.Il diritto alla tutela della salute, già riconosciuto e garantito dalla Costituzione Repubblicana all’articolo 32, come diritto fondamentale per l’individuo e per l’interesse della collettività, è specificamente ribadito tra i diritti dei consumatori, con riferimento al consumo di beni o prodotti e al diritto all’utilizzo di servizi. Il diritto  previsto dall’art. 2 del codice del consumo consiste nel diritto alla tutela della salute, cioè alla “protezione” della stessa, ovvero  a che la salute non sia messa in pericolo. In tal senso il diritto alla tutela della salute si collega direttamente al diritto alla sicurezza come specificato anche a livello comunitario. Quindi la salute gode nel nostro ordinamento  giuridico  di una tutela non solo diretta, cioè tesa a favorire il ripristino delle condizioni di integrità fisiche e mentali venute a mancare per qualsivoglia ragione ,disciplinato sia dall’art. 32 della Costituzione e soprattutto dalla normativa ordinaria, quale ad es. quella istitutiva del servizio sanitario nazionale, ma anche indiretta, cioè tesa a prevenire che si creino situazioni, più propriamente definite pericolose, che minaccino in qualche modo, o abbiano elevata probabilità di nuocere, la salute degli individui, intesi anche sotto il nome di consumatori. Il diritto alla sicurezza e alla qualità dei prodotti e dei servizi significa che ogni prodotto commercializzato deve essere sicuro, ovvero che in condizioni di uso normali o ragionevolmente prevedibili, non presenta nessun rischio o soltanto rischi ridotti, compatibili con il suo utilizzo e considerati accettabili secondo un elevato livello di tutela della salute e della sicurezza dei consumatori. Il diritto a una adeguata informazione e ad una corretta pubblicità si risolve in tutta una serie di obblighi e limitazioni, indirizzate ai produttori, in quanto i consumatori non dispongono sempre degli strumenti adeguati per poter capire eventuali esagerazioni o inganni, e possono essere portati, quindi, a farsi idee sbagliate rispetto a prodotti o servizi, o, peggio, possono essere indotti al “sovraconsumo” ed al “sovraindebitamento”.Le informazioni al consumatore “devono essere adeguate alla tecnica di comunicazione impiegata ed espresse in modo chiaro e comprensibile , tali da assicurare la consapevolezza del consumatore, ed in ogni caso, devono comprendere le indicazioni in materia di sicurezza, composizione e qualità dei prodotti. Il diritto ad una corretta pubblicità si esaurisce nel rispetto di alcuni limiti e proibizioni al fine di trasmettere al consumatore un messaggio chiaro e trasparente. L’autorità che controlla la correttezza dei messaggi pubblicitari e delle pratiche commerciali é l’Autorità Garante della Concorrenza e del Mercato (AGCM), alla quale si possono rivolgere i cittadini direttamente o tramite le associazioni dei consumatori.Inizio modulo

 

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