Don Alessandro Brignone: un anno dopo !!

Aldo Bianchini

Don Alessandro Brignone

SALERNO – E’ già passato un anno da quando i genitori di  Don Alessandro Brignone (residente a Salerno e parroco di Caggiano) seppure notevolmente allarmati dalle condizioni fisiche del loro figliuolo, febbricitante e influenzato, aspettano con una certa tranquillità l’esito del tampone che proprio quella mattina del 14 marzo 2020 (sabato) gli è stato praticato dai medici dell’ospedale di Polla; la inquieta tranquillità incomincia a scemare nel corso della giornata successiva (domenica 15 marzo 2020) quando le condizioni cominciano a farsi più serie in concomitanza con l’esito positivo del tampone praticatogli il giorno prima. Poi è tutta un’escalation verso l’imprevedibile baratro. Martedì 17 marzo, di buon mattino don Alessandro viene ricoverato d’urgenza nel plesso ospedaliero di Polla; trascorre la giornata ricevendo anche alcune visite istituzionali (il sindaco di Caggiano, Modesto La Mattina, in primis). Inizia la giornata del 18 marzo 2020 (mercoledì) e niente lascia prevedere l’irreparabile; nel corso della serata di quel giorno, intorno alle ore 22, lancia un ultimo whatsapp verso gli amici più sinceri (tra cui la dott.ssa Lorella Malamisura, sua convinta fedele) per rassicurare tutti.

Poi il buio della notte che inghiotte tutto e tutti; è la mattina del 19 marzo 2020, giovedì, il giorno di San Giuseppe; i genitori di don Alessandro sono visibilmente preoccupati per la malattia del figlio ma non sanno e non possono prevedere che di lì a poco accadrà l’irreparabile. Accendono il televisore per seguire le ultime notizie di quei giorni drammatici del lockdown; all’improvviso restano impietriti, quasi senza fiato, apprendono in maniera scioccante che nella notte è morto un sacerdote, si tratta di don Alessandro Brignone, il loro amato figlio.

Non c’è niente di più drammatico per i genitori della morte di un figlio; apprenderla da un elettrodomestico è ancora più sconvolgente.

Venerdì prossimo, 19 marzo 2021, cade il primo anniversario dalla morte del primo sacerdote in tutta la regione Campania.

 

Un uomo, don Alessandro, che aveva donato la sua vita alla Chiesa nella quale credeva fino in fondo e per la Chiesa ha dato la sua stessa vita tra lo sconforto e il dolore generale di chi lo conosceva e/o lo frequentava; una folla sterminata di persone che andava da Salerno fino al Vallo di Diano, un vero e proprio esercito che lo amava anche semplicemente per il suo modo di essere.

Mi sono chiesto un anno fa e mi chiedo ancora oggi quando un uomo di chiesa come don Alessandro doveva morire se non alle prime luci dell’alba del 19 marzo, giorno in cui cade la festività di San Giuseppe (patrono d’Italia e protettore dei sacerdoti e della buona morte) che per la Chiesa rappresenta una data molto importante; e quando per un uomo di chiesa, morto nel giorno di San Giuseppe, deve cadere il trigesimo se non nella “domenica della divina misericordia”, cioè oggi 19 aprile 2020.

Un incastro di date e di ricorrenze religiose difficile da spiegare se non con l’attuazione di un disegno divino per staccare sulla via del Signore un uomo che ha lasciato dietro di se certamente una scia immensa di cose eccellenti fatte in nome e per conto della Chiesa.

Una foto dei raduni neocatecumenali, forse la causa del contagio covid e della morte di Don Alessandro

C’è qualcuno che giura di averlo visto ancora oggi, a distanza dalla sua morte, aggirarsi nei pressi del suo amato campetto di pallone di Madonna di Fatima a Salerno; ma anche chi sussurra di averlo intravisto camminare nei distesi campi di ulivo di Caggiano che amava tantissimo e dove, secondo i bene informati, avrebbe voluto organizzare la Via Crucis con una sceneggiatura iniziale molto particolare della riproposizione della cattura di Gesù per mano dei suoi carnefici.

 

Non so cosa sia rimasto di “don Alessandro Brignone” (il primo dei nove sacerdoti morti a Salerno e provincia in quest’anno di pandemia), non me lo chiedo neppure, mi affido totalmente alla bontà dell’Arcivescovo di Salerno S.E. Mons. Andrea Bellandi che sicuramente saprà cosa fare e come fare per ricordare, da Pastore, una delle sue pecorelle migliori.

Sicuramente venerdì prossimo tutti coloro i quali conoscevano don Alessandro, ma anche tutti i lettori di questo giornale, sapranno come e dove fermarsi per qualche secondo per dedicare un pensiero alla memoria di un uomo, fattosi prete, che ha dedicato convintamente tutta la sua vita alla Chiesa.

Nel silenzio generale risuoneranno in maniera ancora più evidente le parole che l’Arcivescovo pronunciò l’anno scorso in Duomo nel corso della “messa crismale” per ricordare don Alessandro: “Credette, saldo nella speranza contro ogni speranza” (dalla lettera di San Paolo apostolo ai romani).

 

 

 

 

 

 

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