GIUSTIZIA: Paolo Del Mese e Enrico Polichetti, due casi di palese ingiustizia

 

Aldo Bianchini

SALERNO – Ci troviamo, lo sappiamo tutti, nel bel mezzo di una tempesta che sta travolgendo non la giustizia in se ma la magistratura italiana tutta. Per colpa di una minoranza molto ben individuata ne sta facendo le spese l’intero apparato della magistratura, dal CSM all’ANM per finire nei singoli distretti giudiziari.

Insomma per colpa di una minoranza la magistratura ha perso gran parte della sua credibilità; l’autonomia e l’indipendenza del singolo magistrato sta andando a farsi friggere.

Giovanni Maria Flick (ex magistrato, docente universitario di diritto penale, ex ministro della Giustizia, presidente emerito della Corte costituzionale, di cui era stato in precedenza anche vice presidente) ha recentemente detto: “Credo sia fin troppo evidente che la magistratura ha perso la fiducia generale, nonostante molti magistrati continuino a lavorare seriamente. Troppe vicende particolari lo confermano, come da ultimo il contrasto alla Procura di Milano o il contenzioso sul cambio di gip nel fascicolo sull’incidente della funivia del Mottarone. Due esempi che si inseriscono nel contesto ben più ampio delle vicende del Csm e della correntocrazia”.

Carlo Nordio (già magistrato di lungo corso e profondo conoscitore di tutte le strategie interne alla magistratura) a commento molto crritico dell’intervento del ministro della giustizia Marta Cartabia in un recente convegno a Taormina, ha pronunciato una frase che per molti osservatori è risultata essere terribile: “Dobbiamo fare di tutto perché il giudice torni ad essere con quella statura che la Costituzione gli chiede nel momento del giuramento. L’art. 54 chiede disciplina e onore … Perché Cartabia non ha detto che i magistrati devono tenere quell’alta statura, ma che devono recuperarla. Il che significa che l’hanno perduta. Nessun guardasigilli si era mai espresso in termini così severi in questi ultimi 25 anni. Eppure da tempo gli italiani hanno perduto la fede, e anche la speranza, nella giustizia e in chi l’amministra”.

Evidente la differenza di giudizio tra la Cartabia, Flick e Nordio; sarà anche che nessuno si era mai espresso in termini così severi ma io, sinceramente, mi schiero dalla parte di chi pensa che una parte dei magistrati (che inquina tutta la categoria) ha perso la credibilità e che deve riconquistarla in fretta. In caso contrario un processo di revisione complessivo della sua organizzazione non sarà mai possibile, al di là dei tempi dei processi e delle differenze evidenti tra penale e civile.

On.Dr. Paolo Del Mese, a processo per il crack Amato

E passiamo alla giustizia di casa nostra con due processi, entrambi giunti nella fase di appello; mi riferisco ad uno dei tanti tronconi del “crack Amato” a carico dell’ex deputato Paolo Del Mese (condannato in 1° a 4 anni di carcere) ed al processo del “clan Zullo” con accusa di “scambio elettorale politico mafioso” in danno dell’ex vice sindaco Enrico Polichetti (assolto con formula piena in primo grado).

In entrambi i casi giunti, dicevo, alle battute finali dell’appello, la Procura Generale di Salerno ha chiesto per Del Mese un inasprimento della pena comminatagli in primo grado, e per Polichetti la riproposizione dell’accusa di scambio elettorale politico mafiosa già ampiamente smantella in precedenza.

Per carità tutto legittimo, in ogni fase dei processi i magistrati devono essere autonomi e indipendenti e quindi rientrano nelle loro facoltà richieste afflittive superiori a quanto non già fatto dai loro colleghi in precedenza.

Ma nel caso specifico di questi due processi mi sembra davvero esasperato l’atteggiamento della Procura Generale che non deve mai correre il rischio di apparire come “Ponzio Pilato” nel chiedere di più per assicurarsi un reddito psicologico-professionale a garanzia di ogni polemica.

Solo per la cronaca ricordo a tutti che la vicenda del crack Amato nasce nel 2008 (tredici anni fa) sulla terrazza della villa Amato in costiera dove si tenne una cena riservata con 6 personaggi; ebbene cinque di essi sono andati a processo ed alcuni anche arrestati nel 2013; uno soltanto non aveva visto, non aveva sentito e non aveva parlato; mentre l’accanimento contro Paolo Del Mese è stato davvero brutale. Di questa palese stortura la giustizia nei suoi vari gradi ne ha tenuto conto ?

Dr. Enrico Polichetti, già vice sindaco di Cava, a processo per il clan Zullo

Per la vicenda legata alla decimazione del “clan Zullo”, imperante su Cava, sembra davvero un accanimento giudiziario in danno dell’ex vice sindaco Enrico Polichetti che prima di essere assolto in primo grado con formula piena aveva vissuto una tragica carcerazione preventiva senza alcuno straccio di prova del suo presunto coinvolgimento nelle malefatte dell’associazione a delinquere (e non camorra) della città metelliana.

 

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