L’Italia non dimentica il Giudice Paolo Borsellino che pagò con la vita la propria rettitudine e la coerenza di uomo delle Istituzioni, il 19 luglio 1992,ore 16,58, morirono con lui i cinque agenti della scorta.

 

Dr. Pietro Cusati (giornalista)

Palermo,19 luglio 2021.L’Italia non dimentica l’esplosione che avvenne a Palermo  il 19 luglio 1992, è un dovere morale .Sono passati 29 anni dalla strage di Via D’Amelio, nella quale perse la vita il giudice Paolo Borsellino e i cinque  agenti della sua scorta  e  ancora oggi   non si conosce  una reale ricostruzione dei fatti. Il Giudice Paolo Borsellino pagò con la vita la propria rettitudine e la coerenza di uomo delle Istituzioni, un modello di riferimento, insieme al Giudice  Falcone. Il Giudice Paolo Borsellino, 51 anni, da 28 in magistratura, Procuratore aggiunto nel capoluogo siciliano, dopo aver diretto la procura di Marsala, quel 19 luglio 1992 ,pranzò a Villagrazia con la moglie Agnese e i figli Manfredi e Lucia. Poi si recò con la sua scorta in via D’Amelio, dove vivevano la madre e la sorella. Una Fiat 126 parcheggiata nei pressi dell’abitazione della madre con circa cento chili di tritolo a bordo, esplose al passaggio del giudice, uccidendo anche i cinque agenti. Erano le 16.58. L’esplosione, nel cuore di Palermo, venne avvertita in gran parte della città. L’autobomba uccise Emanuela Loi, 24 anni, la prima donna poliziotto in una squadra di agenti addetta alle scorte; Agostino Catalano, 42 anni; Vincenzo Li Muli, 22 anni; Walter Eddie Cosina, 31 anni, e Claudio Traina, 27 anni. Unico superstite Antonino Vullo.Dopo 29 anni restano tanti misteri,una storia che non è finita. “L’epilogo di questa putrida vicenda , disse una volta Fiammetta Borsellino , è la storia dell’Italia: lo stivale dei maiali che affonda sempre di più nel fango come cantava Battiato in ‘Povera Patria’, pensando a quei corpi in terra senza più calore”.Il magistrato ucciso il 19 luglio del 1992 disse: “Bisogna prendere atto che il sottosviluppo economico non è da solo responsabile della tracotanza mafiosa, che ha radici ben più complesse.” Inizio modulo

‘’ La memoria di quella strage, che ha segnato così profondamente la storia repubblicana, suscita tuttora una immutata commozione, e insieme rinnova la consapevolezza della necessità dell’impegno comune per sradicare le mafie, per contrastare l’illegalità, per spezzare connivenze e complicità che favoriscono la presenza criminale”.‘’La Repubblica è vicina ai familiari di Borsellino e ai familiari dei servitori dello Stato, la cui vita è stata crudelmente spezzata per colpire le libertà di tutti. Onorare quei sacrifici, promuovendo la legalità e la civiltà, è un dovere morale che avvertiamo nelle nostre coscienze».‘’Paolo Borsellino, e come lui Giovanni Falcone, sapevano bene che la lotta alla mafia richiede una forte collaborazione tra Istituzioni e società. Per questo si sono spesi con ogni energia. Da magistrati hanno espresso altissime qualità professionali. Hanno intrapreso strade nuove, più efficaci, nelle indagini e nei processi. Hanno testimoniato, da uomini dello Stato, come le mafie possono essere sconfitte, hanno dimostrato che la loro organizzazione, i loro piani possono essere svelati e che i loro capi e i loro sicari possono essere assicurati alla giustizia. Per questo sono stati uccisi. Non si sono mai rassegnati e si sono battuti per la dignità della nostra vita civile. Sono stati e saranno sempre un esempio per i cittadini e per i giovani’’.  Lo ha sottolineato in un messaggio il Presidente della Repubblica, Sergio Mattarella.‘’ Solo la piena verità può consentire alla giustizia di liberare l’Italia da questo peso doloroso e insostenibile”. Lo ha dichiarato il Presidente del Senato Elisabetta Casellati .

 

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