FARMACIA DI MURIA: UN CONSIGLIO AL GIORNO LE VIE BILIARI SOFFRONO LE INCRETINE

 

 

 

dal dr. Alberto Di Muria

 

Il diabete di tipo 2 è la forma di diabete che altera il metabolismo degli zuccheri e che non richiede, negli stadi iniziali, la somministrazione di insulina. Alla base del diabete di tipo 2 vi sono principalmente una ridotta sensibilità dei tessuti agli effetti dell’insulina e un’alterazione della sua secrezione.

Rientrano nella definizione di incretine alcuni ormoni, liberati nell’intestino in seguito all’ingestione di cibo, che, a loro volta, stimolano la produzione dell’insulina. L’incretina più coinvolta in questo processo è il peptide glucagone-simile-1 (GLP-1). Le incretine prodotte durante il pasto vengono metabolizzate rapidamente dall’enzima dipeptidil-peptidasi-4 (DPP-4). In caso di diabete di tipo 2, questo meccanismo non funziona perfettamente. Da qualche tempo è disponibile una nuova classe di farmaci per la cura del diabete di tipo 2 costituita da molecole che simulano gli effetti delle incretine. A questa classe appartengono gli agonisti del recettore del GLP-1 e gli inibitori del DPP-4.

Sicuramente si tratta di molecole interessanti. D’altra parte, però, Autorità Regolatorie come la Food and Drugs Administration statunitense ha emesso diversi comunicati circa il rischio di gravi effetti collaterali a carico di reni, pancreas e tiroide associati all’assunzione di queste molecole.

Per la loro azione, è richiesta un’adeguata funzionalità renale. Tra i vari effetti collaterali si riportano un incremento delle infezioni delle vie urinarie e genitali, talvolta ipotensione e rischio di fratture. Raramente possono provocare chetoacidosi.

Una recente indagine effettuata incrociando l’archivio britannico della medicina di base e i dati di ricovero ospedaliero ha verificato l’associazione tra l’uso di questi farmaci con l’incidenza di patologie della colecisti e delle vie biliari.

L’analisi si riferisce a ben 71.369 pazienti sopra i 18 anni di età che hanno iniziato la terapia per il diabete di tipo 2. A un primo follow up, il tasso di ricoveri per malattie biliari è risultato basso. L’uso delle incretine comportava un aumento del rischio di questi eventi negativi Un’analisi secondaria ha, in aggiunta, stabilito che con le incretine aumentava in misura significativa anche la probabilità di colecistectomia. Il sospetto emerso dalla pratica clinica di un nesso tra disturbi delle vie biliari e impiego di incretine viene confermato. E’ importante tenere conto di questo svantaggio potenziale al momento della prescrizione, verificando la presenza o la predisposizione a tali disturbi su base individuale. Inoltre, nello studio clinico sono stati riportati eventi avversi tiroidei, compresi un aumento della incidenza di gozzo e neoplasia tiroidea, in particolare nei pazienti con patologie tiroidee preesistenti.

 

 

http://www.pacinimedicina.it/wp-content/uploads/2013/04/autovalutazione-MEDIA-3-2011.pdf

https://www.farmacovigilanza.eu/content/le-vie-biliari-soffrono-le-incretine

https://www.siditalia.it/pdf/173_Linee%20Guida%20Terapeutiche_nuovi%20farmaci%20incretino%20mimetici%20per%20la%20cura%20del%20diabete.pdf

 

 

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