Don Nunzio: la grottesca vicenda della microspia !!

 

Aldo Bianchini

Da sinistr: don Luigi Noli, avv. Riziero Angeletti, Mons. Nunzio Scarano

SALERNO – L’ultimo articolo da me sottoscritto e dedicato al processo penale a carico di Mons. Nunzio Scarano + altri, pubblicato il 27 novembre scorso sotto il titolo di “Don Nunzio: verso l’assoluzione ?” ha suscitato notevole scalpore per la notizia in esso contenuta in merito ad una eventuale microspia “applicata” su Mons. Scarano mentre era disteso sul tavolo operatorio.

E’ necessario fare chiarezza anche, se non soprattutto, alla luce di un commento privato scritto da un alto prelato della Curia romana: “Non ho parole, il pensiero che si possa aver avuta l’idea di approfittare di un tuo malore, di averti inerme sopra un tavolo operatorio, per collocare una microspia nel tuo corpo, è aberrante, inumano, inqualificabile e imperdonabile. Sono shockato! Queste persone non hanno un’anima. Spero solo che tutto questo finisca al più presto, che tu possa tornare ad una vita serena e, mi dispiace dirlo, che queste persone paghino per il male che ti hanno fatto. Ti auguro la buona notte, con grande affetto”.

Chiarezza necessaria e doverosa da parte mia; ho utilizzato il termine “applicata” ma sicuramente non ho indicato dove e se quella microspia gli fosse stata applicata; questo per scongiurare che altri, come l’alto prelato, possano interpretare erroneamente ciò che ho scritto.

Dunque facciamo un passo indietro e riportiamo la mente ai mesi di luglio-agosto 2013; mons. Scarano era stato da poco arrestato a Roma e da Regina Coeli venne trasferito nel carcere di Fuorni; da qui per evidenti pessime condizioni fisiche venne portato nell’ospedale Ruggi di Salerno per un delicato e urgente intervento chirurgico. Mentre era disteso sul tavolo operatorio sembra che un medico di sua conoscenza gli si avvicinò per porgli delle domande circa la pretestata scabrosità della vicenda giudiziaria; forse qualcuno sperava che Don Nunzio confessasse ciò che non aveva commesso. Non sapeva il sacerdote che il medico, su forte pressione degli inquirenti/investigatori, aveva probabilmente nella tasca del camice bianco una microspia o un registratore; ma la delusione alle risposte del malato dovette essere veramente forte. Sia per la Procura che per lo stesso medico.

La formula dubitativa del racconto, ma solo per quanto attiene la microspia, è d’obbligo; anche perché nel corso dell’udienza dibattimentale del 24 novembre scorso a riportare a galla la vicenda della microspia è stato proprio l’avvocato difensore del medico sopra descritto e ricondotto nello stesso procedimento penale. Del resto la stessa notizia era già circolata all’epoca dei fatti, ma non era stata eclatata dalla stampa.

Se rispondesse al vero sarebbe gravissimo già solo quanto raccontato, senza pensare addirittura ad una fantomatica applicazione della microspia direttamente sul corpo inerme del sacerdote che non c’è mai stata.

 

 

 

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