PICARONE: la battaglia dei quattro cantoni ?

 

Aldo Bianchini

SALERNO – Il quotidiano più diffuso della Campania e di parte del Mezzogiorno, “Il Mattino”, in quest’ultimo scorcio di anno sembra essere ricascato in quella che l’ex ministro Carmelo Conte (nel suo libro “Sasso o Coltello” edito nel 1994) definì la “battaglia dei quattro cantoni” per descrivere, fuori da ogni metafora, l’aggressione mediatica da parte del seguitissimo giornale che all’epoca era diretto da Pasquale Nonno. Ancora in carica come ministro, era il 1992, Conte le tentò tutte (almeno così scrive nel libro) per arginare la parola d’ordine “distruggere i socialisti” partita dai poteri forti del giornale ed eclatata in maniera autoritaria dal direttore responsabile; si incontrò in barca con uno dei Caltagirone, si rivolse al potentissimo capo della polizia di stato Vincenzo Parisi,  si prostrò dinanzi a De Mita, andò a far visita a Nonno, ma non ci fu niente da fare. Se ne rese conto quando il mitico direttore de “Il Mattino” durante un distratto cocktail gli disse: “Cosa ti aspettavi,  hai dato troppo fastidio alla D.C.”.

Questo è, amici lettori, il “Sistema Stampa” che vige nel nostro Paese; a Salerno, poi, il prestigioso quotidiano riesce a trasformarlo sempre in una battaglia dei quattro cantoni, come se fosse l’ultima spiaggia di una informazione asservita che vuole far passare il messaggio di essere assolutamente libera e indipendente.

Nel caso giudiziario che interessa il consigliere regionale Franco Picarone mi sembra di intravedere le stesse pesanti strategie di attacco mediatico che si concretizzano attraverso la riesumazione puntuale ed ossessiva di fatti investigativi triti e ritriti, già scandagliati da altri magistrati e impenitentemente diffusi in questo periodo particolare dopo anni di silenzio assoluto; oltretutto offerti in modo assolutamente distorto ed eversivo senza riprodurre doverosamente il quadro completo dei rapporti tra le famiglie malavitose di Salerno i cui esponenti di spicco sono da decenni, a torto o a ragione, inseriti nelle maglie dirette e/o indirette della macchina comunale.

Parlare soltanto di Picarone e non dire che la “famiglia Marigliano” è comunque inserita nel Comune di Salerno si fa non solo un torto gigantesco a Picarone, ma lo si fa anche agli stessi Marigliano che probabilmente da anni cercano di rigenerare la loro identità conquistando livelli più o meno importanti nella pubblica amministrazione.

In caso contrario, se tanto mi dà tanto, se non si dice che in questa città nessun politico può attaccare manifesti elettorali se non si rivolge ai Marigliano, se non si ricorda che in questa città sono stati addirittura uccisi due attacchini che non accettavano il sistema e che dopo il loro assassinio il sistema è continuato imperterrito, se nel presentare un’inchiesta non si offre alla comunità un quadro completo, non si fa altro che contribuire alla conservazione di un sistema del tipo “Padrino”, inossidabile e inattaccabile.

Quanti giornalisti si sono rivolti a qualche “asso di bastone” per recuperare una macchina o uno scooter, tantissimi; non so quanta e quale colpa penale potrà essere addebitata a Picarone se davvero ha cercato, in buona fede, di recuperare (con esito negativo) il motorino della figlia; dovrà poi essere dimostrata la connessione tra comune – azienda ospedaliera e Marigliano per incolparlo di qualcosa, quasi come a dire che a questo punto i soggetti del comune e quelli della direzione del Ruggi dovrebbero tutti essere incriminati; e dovrebbero essere chiamati alle loro responsabilità anche i magistrati che cinque-sei anni fa hanno indagato proprio su questi rapporti per il fatto, se le vicende raccontate costituiscono reato, di non aver dato un seguito concreto alle loro supposizioni.

Ma tutto questo ragionamento adesso non conta, sull’onda barbarica dell’aggressione mediatica è necessario “sputtanare” il politico di turno e basta; esattamente come faceva Il Mattino nel 1992 con la famigerata “campagna dei quattro cantoni”.

E questo a me non piace; preferisco continuare a fare il giornalista, quello che “Quando tutti preparano il rogo per la strega, tu devi schierarti dalla parte della strega, gli unanimismi devono sempre essere evitati dai giornalisti che non devono mai inseguire l’ovvio” (Montanelli, ndr !!).

Una stampa che eclata soltanto fatti vecchi e non si esprime sulle gravissime dichiarazioni di un ex pm (leggasi Michelangelo Russo) mi inquieta.

 

 

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