Tangentopoli: anche le foto parlano !!

 

Aldo Bianchini

21 nov. 1994 - La foto che ritrae un momento storico del pool "mani pulite" di Milano

SALERNO – Da più parti si dice che le foto parlano, che le foto sono articoli giornalistici di prim’ordine, che le foto possono racchiudere in se anche interi capitoli di un libro; a patto, però, che siano ben fatte da mani altamente professionalizzate.

Quella che vedete sulla sinistra è una delle tantissime fotografie che ritraggono il famoso pool mani pulite di Milano composto inizialmente, ripeto, da Gherardo Colombo, Piercamillo Davigo, Francesco Greco e Antonio Di Pietro (guidati dal procuratore capo Borrelli –nessuna parentela con quello di Salerno-, dal procuratore aggiunto Gerardo D’Ambrosio e assecondati dall’unico GIP di riferimento –caso unico nella storia giudiziaria- Italo Ghitti).

La foto che mi accingo a commentare raffigura soltanto tre uomini del pool con l’aggiunta di Gerardo D’Ambrosio; la foto storicizza uno dei momenti più significativi della vita del pool e ritrae i quattro protagonisti che la mattina del 21 novembre 1994 si avviano per i corridoi del Tribunale di Milano verso la sala in cui terranno un’accesissima conferenza stampa per smantellare il famigerato “decreto Biondi” voluto da Berlusconi e passato alla storia come “decreto salva corrotti”; parto dalla sinistra della foto:

Antonio Di Pietro: mano destra sulla bocca per non farsi riprendere il labbiale, appare scanzonato ma anche un po’ frastornato; insomma non sa cosa fare, è convinto che il pool si sfascerà quella mattina stessa e che l’unico ad aver sacrificato veramente se stesso è stato lui che ci ha messo sempre la faccia. Oltretutto ha dato, ai colleghi, prova di resistenza all’offerta di Berlusconi di fare il ministro della giustizia. Da lì a qualche mese lascerà la toga per tuffarsi decisamente in politica preferendo, ovviamente, il partito di D’Alema (ma soltanto inizialmente quando fu candidato al Mugello). Dopo aver fondato l’Italia dei Valori ed aver ricoperto la carica di ministro dei lavori pubblici con il governo Prodi (2006-2008) ha affrontato e vinto diversi processi a suo carico, ora vive nella sua amata campagna di Montenero di Bisaccia.

Gerardo D’Ambrosio: sa di essere il vero ispiratore del pool, il suo incedere è sicuro ed anche elegante; discute con Colombo su cosa (probabilmente !!) dovrà essere detto in conferenza stampa, sa già di aver creato un caso internazionale con l’avviso di garanzia a Berlusconi impegnato a Napoli in una conferenza mondiale sulla criminalità, avviso oltretutto anticipato sul Corriere proprio quella mattina, prima ancora della conferenza. Ma è sicuro di sé, sa che può contare sull’immagine di Di Pietro e sulla violenza dialettica di Davigo; dentro di sé non giustifica l’assenza del procuratore capo Borrelli e neppure quella di Greco. Insomma, come dire che qualcosa non è andato al punto giusto nella riunione preventiva tenutasi la sera prima in maniera riservata tra Borrelli, D’Ambrosio, Colombo, Greco, Davigo e Di Pietro. Dopo un passaggio in Parlamento con il PD è andato via nel 2014 meditando, forse, sui risultati della sua inchiesta sulla strage di Piazza Fontana (Banca Nazionale Agricoltura – 12 dicembre 1969).

Gherardo Colombo: Jeans bianchi e t-schirt firmata, appare come l’unico elemento del pool lontano mille miglia da giochi e complotti politici; lui è l’ideologo della lotta al malaffare nella pubblica amministrazione, le sue opinioni vengono spesso non condivise dal pool, lui è severo ma non estremamente manettaro. Lo aveva dimostrato quando la Guardia di Finanza stava trascinando Cesare Romiti (a.d. FIAT) da Torino a Milano con ordine di comparizione, quel giorno fece capire ai colleghi che il signor Fiat poteva anche essere interrogato a Torino nella sua sede naturale. Così fu, e la Fiat rimase fuori da tangentopoli. E’ andato via dalla magistratura senza sbattere la porta ma, sicuramente, con spirito critico verso quegli anni di mani pulite, ed ha preferito dedicarsi allo studio del diritto, alla scrittura di libri ed alle conferenze.

Piercamillo Davigo: Il “re dei manettari”, così lo ha definito pubblicamente qualcuno in passato. Per quanto mi riguarda posso soltanto dire, sulla scorta delle migliaia di report giornalistici, che è stato un pm severissimo e che nei commenti pubblici è andato sempre al di sopra delle righe: contro gli imputati, contro gli avvocati, contro la politica solo del centro destra, contro il Parlamento del 1993 che fece cingere d’assedio dalla GdF ed accanito accusatore di Berlusconi. Nella foto viene fuori tutta la sua protervia, come a dire: “io sono io e voi chi …. siete“. Non è così che si amministra la giustizia. E’ caduto qualche mese fa nel peggiore dei modi, già era lontano nell’immaginario collettivo ed ora è totalmente sprofondato. Dovrà difendersi, nell’ambito dell’inchiesta “Loggia Ungheria”, dalla pesante accusa di “rivelazioni di segreti d’ufficio” dal suo posto di consigliere togato del CSM.

 

 

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