PAOLO CIRINO POMICINO: Perché la camorra ha la strada spianata

 

 

Aldo Bianchini

On. Dr. Paolo Cirino Pomicino

SALERNO – Sicuramente sarà sfuggito alla maggior parte dei lettori del quotidiano più diffuso del mezzogiorno (Il Mattino, ndr !!) l’eccellente approfondimento titolato “Perché la lotta tra i poteri dello Stato spiana la strada alla camorra” e firmato dall’ex ministro Paolo Cirino Pomicino.

Io non sono certamente all’altezza di indicare (meglio sarebbe dire “spiegare”) al direttore de Il Mattino ed al suo impaginatore che scaraventare un documento di siffatta lucidità a pag. 47 (taglio basso) nell’edizione del 20 marzo 2022, alla stregua di una semplice e inutile lettera al direttore, sembra quasi come trattare per carta straccia il pensiero di un uomo (anche ottimo politico del passato) che invece fa un’analisi attenta e motivata, tanto da meritare almeno un cenno in prima pagina;  macchè, niente di niente.

Eppure se provate a mettere insieme tutte le notizie pubblicate in prima da Il Mattino capirete facilmente che non assommano al valore ed all’unicità del pensiero di Pomicino tradotto in uno splendido scritto-documento, da valere anche a futura memoria.

Pomicino, con una lucidità impressionante, spiega a tutti perché la lotta tra i poteri dello Stato ha spianato la strada alla camorra che da sempre è abilissima ad intrufolarsi negli spazi liberi che la “grande guerra magistratura-politica” ha lasciato alla malavita organizzata; volutamente o no, sarà la storia a giudicare.

Il racconto di Pomicino riassume tutto quello che è avvenuto da tangentopoli in poi; ma l’incapacità della politica e della magistratura di contrastare efficacemente la camorra è una realtà molto più antica che non prescinde mai dalla lotta intestina tra i poteri dello Stato; infatti prima della grande guerra in questo Pese abbiamo assistito a tante piccole e ripetute battaglie che hanno comunque profondamente inciso nel tessuto insano del rapporto politica-magistratura.

Tra le cose più interessanti del documento di Pomicino c’è l’incoraggiamento e l’invito rivolto, senza sarcasmo ma con precisa cognizione dei fatti, al procuratore generale di Napoli dr. Luigi Riello:

  • Forse ricorderà il procuratore Riello che nei primi anni novanta la cupola camorristica della nostra provincia secondo l’attuale capo della Procura di Napoli era, nei fatti, rappresentata da tre ministri della Repubblica, Gava, Scotti e Pomicino e con loro il grande malaffare era tutto nei partiti. La magistratura giudicante fece strame di questa follia. Dopo trenta anni chi, secondo l’appassionato procuratore, può dare forza ai sindaci e a tutti gli amministratori locali la forza per essere dalla parte dei carabinieri locali piuttosto che cedere ogni giorno alle minacce e alle pressioni intollerabili se non i partiti? I veri antagonisti dei clan camorristici erano all’epoca i partiti, tutti nessuno escluso, perché erano i competitor veri della camorra per il controllo del territorio. Lascio da parte ogni considerazione morale dei singoli perché ovunque c’è l’uomo può annidarsi il malaffare che resta pur sempre frutto di una minoranza della popolazione.

 

Tutto il ragionamento di Pomicino non fa una grinza perché basato su un concetto di fondo che in questi ultimi decenni è stato letteralmente smarrito; scrive Pomicino “Ma, dunque, chi è il soggetto spersonalizzato che può condurre la battaglia a fondo contro la criminalità organizzata senza essere minacciato se non un partito?”; difatti solo i “partiti” come entità astratta ma potentissima possono combattere e vincere contro la camorra senza tema di cadere in tentazioni e/o nella violenza dei ricatti. E Pomicino chiude ironicamente con la speranza che il nuovo segretario del PD napoletano, Paolo Mancuso (collega autorevole di Riello) “possa darci una spiegazione diversa da quella che sostengo da tempo”.

 

Un vero peccato che un simile documento sia finito a pag. 47.

 

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