Cittadella giudiziaria di Salerno: un ambiente funzionale ma asettico.

 

di Antonio Cortese (docente)

SALERNO – Già nel parcheggio svetta un solo discusso monumento che i denigratori definirono un panettone a scacchi ma che un professore come Emilio D’Agostino, nel suo libro “Shtetl” ne giustificò la simbologia.

All’interno però, come in ogni dove si troverebbero, manca qualsiasi accenno ad un arredo che ne stabilizzi la solennità. Non un busto, un arazzo, un quadro o qualche targa commemorativa dedicata alla lettura dei posteri.  Ciò in particolare entrando dalla parte interna di via Diego Cacciatore fronte fiume Irno.” Ma come mai si può?”, esclamerebbe uno dei tanti attori compianti del foro salernitano, o anche un coro dei tanti personaggi illustri …”che ci dobbiamo fare ricordare solamente dai marmi della piazzetta centrale del campo santo cittadino? Una scolaresca delle scuole medie, ad esempio, o anche degli istituti superiori, da quale professore si potrebbero mai far accompagnare senza alcuna attestazione storica o commemorativa che ne confermi il valore istituzionale? L’impressione é quella di entrare invece in una clinica privata per poi trovare normalissimi burocrati che fanno il proprio dovere, si, d’accordo, ma le relazioni col pubblico non sembrano affatto quelle di un classico rapporto con le istituzioni come quando si passava sotto la statua di Amendola. E ritornando al discorso del monumento a scacchi, non vi si trova nemmeno traccia di opere moderne o postmoderne, come se se l’arte della retorica, della sofistica, dell’eloquenza non fosse da celebrare quale massima espressione dei talenti in giurisprudenza. Se chi per esso, dall’architetto a lungo chiacchierato fino ai politici che ne decisero in giunta l’ubicazione, o ancora il preciso addetto alle forniture fino a quello della spicciola cancelleria, non sia stato ancora in grado di preoccuparsi o pensare  ad un doveroso tocco di stile tra i corridoi e nelle sale in questione, anche un lavoro corale delle scuole su dette o dell’istituto artistico potrebbero corredare e rimediare a tale squallore attutito dal solo marmo ammodernato da ascensori grigie che servirebbero meglio il Ruggi D’Aragona.

 

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