C’eravamo tanto gasati.

 

 

da Antonio Cortese (docente)

Il gasdotto Southstream nel 2009 fu battezzato in sinfonia da un russo, un turco ed un italiano. Un progetto sviluppato congiuntamente da Eni, Electricité de France, Gazprom e Wintershall. South Stream aveva l’obiettivo di connettere direttamente il gas di produzione russo ai mercati dell’Europa centro-meridionale (Italia, Austria ed Europa centrale) attraverso un percorso sul fondo del Mar Nero che evitasse il passaggio per paesi extracomunitari, in particolare l’Ucraina. L’impresa faraonica siglata e contro siglata arrivò ad un nulla di fatto perché la Gazprom acquisì tutti i diritti sull’operazione concordata in qualche anno a seguire. Probabilmente anche a tale costo il conflitto attuale che ha scatenato la guerra commerciale delle bollette non sarebbe avvenuto. Si trattava di svariati miliardi di euro ma un po’ l’invidia dei patrimonialisti da Italia e Spagna, un po’ la flaccida supervisione della Merkel, i cambi di governo, gli ambientalisti pugliesi ed Erdogan con problemi interni, hanno dismesso un progetto che coinvolgeva Volga Group e oligarchi bulgari. Anche in questo caso si parlò da Romano Prodi in giù di conflitto di interessi. Tutta la penisola balcanica fino all’Austria ne avrebbe  tratto vantaggio in termini di rifornimento compresa la penisola italiana attualmente con Sardegna e zone rurali anche questo inverno con le mani sul braciere dei nonni. Attorno lo stesso braciere potremmo inoltrarci barzellette col 5G.

 

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