CARLO CORRERA: un uomo con la toga che denuncia i mali della giustizia italiana

 

Aldo Bianchini

Avv. Carlo Correra- sia da magistrato che da avvocato è stato ed è considerato uno dei maggiori esperti nazionali in legislazione degli alimenti. Gli effetti benefici per tutti, derivati dalle sue battaglie come "pretore d'assalto" e come avvocato, sono ancora sotto gli occhi di tutti

SALERNO – La toga era nel suo destino; la sognava da ragazzo, la toccava quasi con mano da giovane universitario, ne materializzò il possesso poco dopo la laurea in giurisprudenza con il pieno dei voti.

Il giovane Carlo Correra era diventato magistrato ed era entrato nel mondo della giustizia dal portone principale con la toga di magistrato.

II sogno diventava realtà ed anche la statuina bendata (un piccolo busto di bronzo) sullo scrittoio lasciatogli da nonno Carlo che fino quel momento aveva rappresentato la “Dea della fortuna” e che d’improvviso si era trasformata nella “Dea della Giustizia”, quella con la “G” maiuscola che non era stata ancora sconvolta, nei suoi equilibri costituzionali, dal pool della Procura di Milano (e poi a seguire tante altre) in quel lugubre anno 1992.

Poi, dopo tanti anni, è passato dall’altra parte anche se sempre con la toga ben indossata e difesa contro una “giustizia” che nella cosiddetta 2^ Repubblica sembra essersi indirizzata contro il popolo italiano pur se, sulla carta, è amministrata comunque in nome del popolo sovrano.

Sia sull’una che sull’altra riva del “fiume giustizia” il dr. avv. Carlo Correra  ha sempre lavorato con indomabile professionalità e grande equilibrio per il raggiungimento della “giustizia possibile” e per allontanare sempre di più dall’immaginario collettivo quel senso di casualità accidentale della giustizia molto lontana dalla sicurezza che la stessa giustizia dovrebbe assicurare a tutti i cittadini del terzo millennio.

Da Pretore d’assalto (uno dei primi in assoluto ad operare sul territorio nazionale) ad Avvocato di successo, sempre e comunque in difesa di quello stato di “diritto alla giustizia” ed all’imparzialità del giudizio che dovrebbe essere dietro l’angolo della storia personale di ognuno di noi.

Per Carlo Correra non è del tutto veritiero neppure il pensiero di George Bernard Shaw quando dice che “La giustizia è sempre giustizia, anche se è fatta sempre in ritardo e, alla fine, è fatta per sbaglio”; non è del tutto vero perché, da trent’anni a questa parte, il cittadino “deve augurarsi di trovare -sulla sua strada- un magistrato autentico e non uno taroccato divenuto giudice per caso”, sia esso magistrato di carriera o semplicemente giudice onorario.

Su questo sottile e difficile “file rouge” si muove tutto il pensiero di Correra spiegato lungo le 100 pagine del suo libro “Ai danni del Popolo Italiano” (Riflessioni e proposte di un ex magistrato per un giustizia in coma) da leggere tutto d’un fiato; un libro in cui racconta il passaggio traumatico, e per certi versi drammatico, dalla giustizia interclassista (e quindi “bastarda”) a quella classista, e quindi per i ricchi che ricevono sempre una giustizia non uguale per tutti.

Insomma, come dire che la selezione del giudice non avviene più in un ambito interclassista e quindi molto largo, in modo da rappresentare i molteplici strati sociali, ma in un contesto ristretto con confini ben delimitati e classisti, tali da delineare la figura di un giudice per la casta e non per il popolo. Una giustizia che solo apparentemente, come paravento, utilizza lo strumento della cosiddetta “mancanza di mezzi” per giustificare la carenza di uomini preparati e di buona volontà, pronti a dare giustizia al popolo italiano. E nessuno pensa che lo sfascio sia dovuto, come sostiene Correra, al passaggio dalla giustizia interclassista a quella di classe.

Per la cronaca, il libro “Ai danni del Popolo Italiano” sarà presentato nella Sala del Gonfalone del Comune di Salerno nel pomeriggio di venerdì 28 ottobre 2022 (ore 17.00) alla presenza di ottimi relatori.

 

 

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